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Brasile. Strane alleanze tra il partito dei carcerati e quello dei narcotrafficanti
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Articolo di Donatella Poretti
12 agosto 2002 19:59
 
L'idea e' quella di cogliere al volo l'opportunita' offerta dall'anno elettorale. Ad ottobre, infatti, in Brasile si vota. Quale occasione migliore per occupare i dibattiti politici e cercare di ottenere miglioramenti per i detenuti che una mega ribellione da realizzarsi contemporaneamente in tutto il Paese?
La sigla e' gia' nota come Pcc, Primeiro Comando da Capital, l'anno scorso erano riusciti a scatenare contemporaneamente ribellioni in 24 penitenziari nello Stato di San Paolo. Poi e' nata l'alleanza con il Cv, Comando Vermelho, ovvero uno tra i gruppi del narcotraffico piu' potenti a Rio de Janeiro. Obbiettivo dell'alleanza e' quello dello scambio di know-how per la fabbricazione di bombe, l'installazione di centrali telefoniche clandestine con armi e droga. Insieme stanno lavorando per promuovere un "megaevento nazionale", con cui lanciare una nuova sigla il Pcc, che questa volta dovrebbe significare il Partido da Comunidade Carcerária. Gia' pronto anche lo slogan: "Solo il Pcc ha proposte coerenti con le ansie della massa carceraria". Da uno scambio di lettere pubblicate oggi sul quotidiano paulista Jornal da Tarde tra un componente del Comando Vermelho ed uno del Primeiro Comando da Capital, emerge come alcuni "dettagli" siano ancora da definire. La ribellione infatti non e' ancora stabilito se dovra' essere pacifica o violenta, se agire contemporaneamente dentro e fuori dal carcere. Un'ipotesi al vaglio e' quella che i narcos del Comando Vermelho potrebbero mettere in atto una serie di omicidi e sequestri di personalita' politiche, candidati, deputati e senatori, in modo da impegnare la Polizia e le Forze dell'ordine, e quello potrebbe essere il momento giusto per far scattare le ribellioni nelle carceri.
Gia' pronto il manifesto politico con le rivendicazioni del Partito della Comunita' Carceraria: la richiesta del diritto di voto per i detenuti; il ripristino delle 10 visite al mese, cancellato dopo le ribellioni del 2001; la creazione di una commissione nazionale composta da giornalisti, avvocati, parlamentari, vescovi, organizzazioni non governative, ecc. per indagare sulle torture e le violazioni dei diritti umani all'interno dei penitenziari; l'amnistia per chi ha gia' scontato 15 anni senza aver goduto di benefici, e altre modifiche legislative per poter agevolare l'accesso a regimi di semiliberta', o di liberta' condizionale.
 
 
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