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Brasile. Lo Stato parallelo del narcotraffico
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Articolo di Donatella Poretti
11 giugno 2002 16:41
 

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La notizia della morte del giornalista di Rete Globo, Tim Lopes, continua ad occupare le prime pagine di tutti i giornali brasiliani. I commenti hanno un po' tutti la stessa impronta, il narcotraffico ha occupato militarmente le zone piu' disagiate della societa'. A Rio de Jaineiro si spartiscono le favelas, cosi' come a San Paolo i quartieri periferici. Ma il narcotraffico con la sua organizzazione capillare e' diventato un altro Stato, che in queste sacche di miseria e di disagio, e' l'unico Stato. Quello che offre lavoro, e che gestisce i rapporti all'interno della comunita'. Le gerarchie delle organizzazioni criminali hanno, per assurdo, assunto su di se' anche il compito di praticare la "giustizia".
Cosi' si scopre che il primo cadavere che era stato trovato nella favela di Villa Cruzeiro e che era stato ipotizzato come quello di Tim Lopes, in realta', apparteneva ad un abitante della favela che aveva stuprato una bambina di 11 anni. Con questa accusa era stato cosi' condannato e giustiziato.
La stessa prassi e' stata seguita per Tim Lopes, che ha subito una specie di processo sommario dal capo del narcotraffico della zona, Elias Maluco, e poi, giustiziato con la spada da samurai. Nell'occasione l'accusa era quella di informare sul narcotraffico, la colpa era quella di essere andato in una zona della citta' sconsigliata da tutti. La Polizia lo aveva avvertito di non essere in grado di garantire la sua incolumita', il quartiere era completamente fuori dal controllo delle forze di sicurezza. Forse anche per questo la disperazione degli abitanti si era rivolta a Rete Globo per denunciare le feste dove scorrevano fiumi di droghe e dove si adescavano ragazze minorenni. Cosi' come l'impotenza dello Stato era evidente, altrettanto manifesta era invece quella del narcotraffico e delle organizzazioni criminali.
Lo shock per la morte di un giornalista, famoso per i suoi reportage coraggiosi, ha scosso il Brasile per una situazione tanto evidente, quanto per certi versi rimossa. Cosi' e' venuta alla luce la storia di Elias Pereira da Silva, noto come Elias Maluco, il matto, diventato il leader di diverse favelas carioca dal 1995. Nel 1996 era stato arrestato con l'accusa, in particolare, di gestire i sequestri di persona. Due anni fa era stato scarcerato perche' il processo non era mai arrivato a giudizio. Una volta erano i poliziotti che non si presentavano a testimoniare, una volta era l'imputato che non veniva portato in aula e una volta mancavano gli avvocati. Cosi' dopo quattro anni, anche se si sommavano le accuse e i capi d'imputazione, il giudice nel luglio 2000 l'ha rimesso in liberta'. Ora e' il ricercato numero uno.
Anche solo per la vicinanza il paragone con la Colombia salta agli occhi. La' gruppi nati da spinte ideologiche, come le Farc e le Eln, si sono trasformati in organizzazioni che sopravvivono grazie al narcotraffico, fino ad arrivare a non distinguere piu' il confine tra il guerrigliero e il narcotrafficante. In Brasile il narcotraffico occupando le favelas, arriva a sostituirsi allo Stato.

 
 
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