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Brasile. Rio de Janeiro: radiografia delle detenute
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Articolo di Donatella Poretti
25 aprile 2002 16:57
 
Il numero delle donne detenute nello Stato di Rio de Janeiro e' aumentato del 131,9% tra il 1998 e il 2000, contro un aumento del 36% dei detenuti uomini, nello stesso periodo. Questa e' una delle conclusioni della ricerca "Popolazione Carceraria Femminile nello Stato di Rio de Janeiro - Relazioni tra la violenza familiare e il coinvolgimento delle donne nelle azioni criminali".
Non esiste, secondo l'avvocatessa Iara Ilgenfritz, che ha coordinato il lavoro, un'unica spiegazione per capire l'aumento sproporzionato, anche in relazione ai numeri che riguardano gli uomini. "E' una congiunzione di fattori. L'aumento della criminalita' tra le donne e la presa di coscienza sia della Polizia che della Giustizia rispetto al fatto che una donna sia capace di praticare crimini, sono due delle principali ipotesi".
I crimini legati al traffico di stupefacenti sono in testa alla graduatoria delle motivazioni che hanno portato all'arresto, con il 52,3% dei casi, i crimini violenti come omicidio o furto, a cui e' seguito un morto, al secondo posto con il 31,1%.
I dati mostrano anche l'evoluzione dei crimini. Infatti nel 1998, quelli associati alla droga risultavano solo il 32,6% e non si registravano casi di donne legate ai sequestri, mentre nel 2000 sono stati il 9,3%.
Essere state esse stesse vittime di violenza e' il filo che lega quasi tutte le storie delle detenute carioca: il 95% e' stata vittima di un'aggressione in un qualche momento della sua vita. Delle intervistate, il 72% ha subito violenza fisica, psicologica o sessuale nell'infanzia; il 74,6% nel matrimonio e il 68% ha denunciato di avere subito violenza dai poliziotti dopo l'arresto: dagli abusi sessuali, alle scariche elettriche, passando per le minacce di morte.
Le storie di queste detenute sono una scia di sangue, e per quanto non sia direttamente dimostrabile il collegamento tra la violenza e la sofferenza che le ha circondate, e la violenza che poi loro stesse hanno praticato, e' certo che puo' comunque aver contribuito alla loro "scelta" di vita. Il 20,6% ha avuto almeno un fratello assassinato e il 31% ha perso almeno un compagno per omicidio.
"La violenza e' quasi un circolo vizioso. Tristemente, il recupero di queste donne in prigione e' praticamente impossibile. Molte di loro sono nate in carcere, poi una volta fuori, nella strada hanno realizzato dei crimini, e sono tornate in carcere", commenta sconsolatamente Iara Ilgenfritz.
 
 
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