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Brasile. "La legge e la ragione addormentata"
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Articolo di Donatella Poretti
24 dicembre 2001 17:54
 
Il Jornal do Brasil nella sua edizione domenicale ha pubblicato un intervento di Maria Lúcia Karam, giudice in pensione, membro dell'Istituto brasiliano di Scienze Criminali e dell'associazione Giudici per la Democrazia. La Karam sferra un attacco a tutto tondo sulla politica proibizionista in materia di stupefacenti prendendo spunto dalla riforma brasiliana di depenalizzazione del consumo di droga.
Gia' nel titolo si individua il senso del suo ragionamento "La legge e la ragione addormentata". Da tutti accolta con favore la riforma alla legge del 1976 (che poteva far pagare fino a cinque anni di carcere chi fosse stato sorpreso a fare uso di droghe), la nuova legge prevede la "decriminalizzazione": il consumatore non e' piu' un criminale, ma una persona da aiutare e curare, a cui possono essere inflitte pene di tipo amministrativo, come il ritiro della patente o l'obbligo di prestare servizio alla comunita'. Un po' come accade in Italia.
La Karam giudica la riforma come "un nuovo strumento di controllo, obbediente alla politica proibizionista internazionale, dettata dagli Usa" che propone uno Stato, ancora una volta, onnipresente. Se la legge del 1976 era stata prodotta durante la dittatura militare, e percio' si ispirava all'ideologia della sicurezza nazionale, quella attuale ne ha ripreso perfino la terminologia. Come a dire che, il ricordo della dittatura militare non serve neppure per stare in allerta. Stesse parole, stessa politica fino alla creazione di un organismo come quello del "Segretario Nazionale Antidroga" che secondo Karam "suggerisce una visione delirante su quelle sostanze psicoattive, viste come se fossero un nemico". "Nelle societa' capitalistiche, la produzione e la vendita delle merci non obbediscono alle leggi penali, ma a quelle dell'economia, che da molto tempo hanno dimostrato che, con o senza repressione, dove c'e' la domanda, ci sara' l'offerta".
"Nell'ambito del possesso per uso personale delle droghe classificate illecite, la nuova legge, al contrario di quello che viene pubblicizzato, ripete l'incostituzionale criminalizzazione della condotta ponendo pene indeterminate, che chiama mezzi, rispolverando concetti come quello della pericolosita', originato da una pseudoscienza del 19mo secolo, prevedendo il trattamento medico obbligatorio, anche a fronte di un semplice uso ricreativo di queste sostanze."
L'illusione che la criminalizzazione di un comportamento si risolva con la violenza alimentata dallo Stato, ponendo nell'illegalita' il mercato delle "droghe classificate illecite", puo' essere solo il frutto di una ragione addormentata, la quale "puo' autorizzare che, dietro l'illusorio pretesto di distruggere questo mercato, si impongano restrizioni alla liberta' personale, di chi al massimo puo' causare un danno alla propria salute". "Minacciando cosi' i principi fondanti di uno Stato Democratico di Diritto".
Complimenti al giudice Maria Lúcia Karam e al Jornal do Brasil per la pubblicazione di un'analisi decisamente controcorrente e per nulla politically correct.
 
 
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