testata ADUC
Brasile. Caos alla vigilia delle elezioni. I narcos paralizzano Rio?
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Donatella Poretti
1 ottobre 2002 18:20
 
Rio de Janeiro ha vissuto ieri una giornata di guerra. Tra le 7 e le 10 della mattina hanno chiuso banche, universita', scuole e negozi. Gli autobus hanno smesso di transitare. I venditori ambulanti hanno raccolto la loro mercanzia. E dopo mezzogiorno anche le stazioni di servizio hanno smesso di servire i loro clienti. In molti hanno accusato i capi del narcotraffico di avere ordinato la chiusura. Altri hanno parlato dei capi del "totocalcio clandestino". Quello che e' certo e' che la citta' ha vissuto un caos preelettorale, l'aspetto era quello di un giorno festivo: a sei giorni dalle elezioni, un tocco di calma virtuale si e' impadronito della capitale carioca.
Sulle cause dell'ondata di panico ci sono piu' ipotesi che certezze. E quel che e' peggio la vicinanza dell'appuntamento elettorale ha fatto si' che entrasse in piena bagarre politica. Cosi' la governatrice dello Stato di Rio, Benedita da Silva, del Partido de los Trabajadores (Pt), ha prima incolpato le bande di narcotrafficanti di essere state "il braccio" esecutrice, ma poi ha indicato nel sindaco di Rio, Cesar Maia, la "mente" di questo "inspiegabile movimento". Maia, del Partido Progressista Brasileiro (Ppb), a tutta risposta ha replicato che la governatrice era "confusa".
Le prime ipotesi hanno indicato la causa in un ordine dei capi del narcotraffico del Comando Vermelho che avevano obbligato tutti gli edifici ad abbassare le persiane. Apparentemente era una protesta per le "dure" condizioni di reclusione di Fernandinho Beira-Mar, tra i maggiori narcotrafficanti del Paese. Circa un mese fa era stato a capo di una rivolta carceraria per uccidere i suoi rivali. A partire da quel momento, Beira-Mar ha perso tutte le sue agevolazioni, che gli permettevano di avere telefoni cellulari, droghe e perfino armi nella sua stessa cella.
Tuttavia Benedita non crede che sia stato Beira-Mar ad organizzare da solo il "tocco di calma" di ieri. Secondo la governatrice, "qualcuno puo' essersi approfittato del fatto che il narcotraffico, in certe occasioni, obbliga a chiudere i negozi. Per utilizzarlo, a sua volta, per diffondere il terrore". E ha aggiunto: "quello che stupisce e' che non e' avvenuto nulla che potesse giustificare questa minaccia. Non permetteremo che venga utilizzata come una carta elettorale".
Con lo stesso tono ha spiegato che era stato strano quello che era avvenuto con le scuole: "i collegi municipali hanno chiuso alle 7 della mattina, mentre quelli provinciali non hanno ricevuto nessuna minaccia o comunicazione che li obbligasse a sospendere le lezioni". E cosi' ha gettato una serie di sospetti sul sindaco Maia, ricordando come lo stesso politico nel 1992 aveva organizzato un "arrastao", come viene chiamata la discesa in massa di bambini e adolescenti dalle favelas per andare a rubare nelle spiagge.
Benedita ha poi ricevuto una telefonata da Brasilia. Il presidente Fernando Henrique Cardoso domandava, ansioso, sull'evolversi della crisi di sicurezza nella citta'. Poi ha aggiunto: "il Governo di Rio (il sindaco Maia) mi assicura che la situazione e' sotto controllo" e con tono disgustato, ha criticato la strumentalizzazione elettorale dell'episodio. "La sicurezza pubblica non puo' essere confusa con le elezioni".
Neppure il candidato di Cardoso, José Serra, si e' fatto problemi ad approfittare del caso. Per primo ha accusato il candidato che gli sta subito dietro nei sondaggi elettorali, il carioca Anthony Garotinho, che ha governato lo Stato di Rio fino allo scorso aprile. "Rio de Janeiro e' una bomba a tempo, lasciata cosi' dall'ex governatore".
Garotinho per conto suo non e' rimasto fuori. Con la sua lingua tagliente ha sparato sia contro Serra che contro Benedita, mettendo poi in mezzo anche il presidente brasiliano Cardoso. "Quello che e' avvenuto e' la somma del disinteresse di Fernando Henrique Cardoso e dell'incompetenza di Benedita".
Infine, il Partito dei Lavoratori, a cui appartiene la governatrice, candidata alla rielezione, ha dichiarato: "una volta ancora, alla vigilia di un'elezione in cui il Partido de los Trabajadores ha concrete chances di vittoria, le organizzazioni criminali contrarie al processo democratico cercano di destabilizzarci". Secondo il Pt, "e' un'azione orchestrata con il chiaro obiettivo di intimidire gli elettori", mentre il suo candidato Luiz Ignacio Lula da Silva, Lula, ampiamente primo nei sondaggi, per la quarta volta si candida alla presidenza della Repubblica brasiliana.
Fino a notte la situazione nella capitale carioca proseguiva senza essere ben chiara. Alcuni autobus funzionavano per garantire il ritorno a casa delle persone. Poi si e' bloccato tutto. A Copacabana, gli hotel sconsigliavano i turisti ad uscire.
Stamani la citta si e' svegliata con il segretario alla Pubblica Sicurezza, Roberto Aguiar, che in una intervista a "Bom Dia Brasil", il programma televisivo di Rete Globo, assicurava che tra polizia civile, militare e vigili del fuoco erano ben 43.500 gli uomini che stavano nelle strade della capitale per garantire la sicurezza e la tranquillita' della popolazione.
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS