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Bolivia. Elezioni presidenziali: conta e riconta, il cocalero Morales potrebbe essere secondo
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Articolo di Donatella Poretti
4 luglio 2002 21:18
 

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Su Evo Morales e la Bolivia


Le elezioni boliviane si sono tenute domenica scorsa, ma ancora non sono terminati gli scrutini, per l'esattezza siamo all'86%, e le sorprese non mancano.
Sono una manciata di voti quelli che separano i primi tre. Il populista di destra, Manfred Reyes Villa ha il 22,09%, Gonzalo Sánchez de Lozada, di tendenza neoliberale, il 21,66% e Evo Morales Ayma il 21,18%. Morales e' addirittura primo a Cochabamba, Chapare, con il 37,62%.
Nel Paese andino grazie al Plan Dignitad avviato dal presidente Hugo Banzer, deceduto poche settimane fa, e proseguito da Jorge Quiroga, sono state distrutte il 90% delle piantagioni di coca. La resistenza maggiore, e finale, e' nel Dipartimento del Chapare. Cosi' e' nato il movimento dei cocaleros, e cosi' nel 1997, come il candidato piu' votato della legislatura, era arrivato in Parlamento Evo Morales.
Il quotidiano boliviano La Razon, oggi, intervista il leader cocalero, che non trattiene la gioia per il successo: "sono felice, provo un'enorme soddisfazione soprattutto per il popolo, per il popolo discriminato".
La legge elettorale boliviana prevede che, se nessuno dei candidati raggiunge la maggioranza assoluta, sia il Congresso, il prossimo mese, ad eleggere il presidente tra i primi arrivati. Questo meccanismo comporta che, dalla chiusura degli scrutini ad agosto, i partiti, e i candidati presidenziali, portino avanti la ricerca di intese in ambito legislativo per, eventualmente, la nascita di un governo di coalizione.
La posizione di Morales e' stata chiara fin dall'inizio: nessuna alleanza, e viene ribadita. "Il Mas (Movimiento al Socialismo) riunisce il voto della dignita' e dell'onesta' del popolo che lotta contro l'attuale modello (di libero mercato). Non negozieremo. Voglio ripeterlo, i partiti che stanno inviando alcuni delegati per allearsi con Evo o con i nostri candidati, stanno perdendo tempo", dice Morales al quotidiano boliviano. Con una battuta riassume che il "Mas non e' un partito prostituta, e non si mette con nessuno".
Morales ha qualcuno da ringraziare in questa vicenda elettorale. A tre giorni dal voto l'ambasciatore statunitense in Bolivia, aveva chiesto di non votare per lui, pur senza nominarlo, le parole di Manuel Rocha erano state chiare: se i boliviani "eleggeranno quelli che vogliono che la Bolivia torni ad essere un importante Paese esportatore di cocaina, questo risultato mettera' a rischio, per il futuro, gli aiuti degli Stati Uniti". Al momento dell'infelice dichiarazione, che ha fatto insorgere a difesa della sovranita' del Paese andino tutti i candidati e l'attuale presidente Jorge Quiroga, Evo Morales era stimato dai sondaggi intorno al 12% dei voti, ed era quarto, ben distaccato dal primo, Reyes Villa, dato tra il 21 e il 23%.Le urne, oggi, lo danno al terzo posto ma con una percentuale quasi doppia a quella prevista dai sondaggi.
Oggi e' il 4 luglio, l'Indipendent's Day statunitense, Morales, a cui non manca certo l'ironia, dice a La Razon di non essere stato invitato alla festa dell'Ambasciata Usa, "ma ho inviato in regalo una foglina di coca. Noi celebreremo presto la nostra indipendenza".
La gaffe dell'ambasciatore e' stata fatale, o comunque decisiva. Su questo concorda anche il direttore di Equipos Mori in Bolivia, José Luis Gàlvez, per spiegare il perche' in poche ore si sono modificate le preferenze elettorali nel Paese. "In definitiva, la variabile che ha inciso nel cambio dello scenario e' stata la dichiarazione dell'ambasciatore, questo sembra chiaro, che ha tolto voti a Manfred Reyes Villa per spostarli a favore di Evo Morales", voti di opinione.
I giochi sono aperti, ma certo non vi partecipera' Morales e il suo Mas, che addirittura considera "il termine della governabilita' sintomo di perversione", e chiarendo che la sua partecipazione al gioco elettorale va nell'unica direzione dell'opposizione sociale e legislativa.
Morales, il puro, il campesinos indigeno, non vuole mettersi nello stesso piano degli altri partiti, non li riconosce come interlocutori, ma come avversari. L'opposizione delle carretteras del Dipartimento del Chapare, bloccate con i massi per impedire le eradicazioni delle coltivazioni di coca nella sua Cochabamba si trasferisce in Congresso. Nessuna mediazione politica, opposizione dura dagli scranni parlamentari come dalla piazza.
La legislatura passata e' terminata con il deputato Morales, solo in Parlamento, espulso e ripudiato dall'assemblea legislativa con l'accusa ignominiosa di essere il responsabile morale dei morti per gli scontri di Sacaba, contro le eradicazioni e il decreto che vietava la commercializzazione della foglia di coca. I deputati e i senatori del Mas, grazie a queste elezioni saranno una pattuglia di ben altra potenza. Ne vedremo delle belle.

 
 
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