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Bolivia. Botta e risposta con gli Usa sulla lotta al narcotraffico
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Articolo di Donatella Poretti
3 marzo 2002 20:57
 

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Nonostante i 50 mila ettari di piantagioni di coca eradicati negli ultimi quattro anni, la Bolivia continua ad essere un Paese di traffico per la cocaina. Un rapporto del Dipartimento di Stato Usa, reso noto in una conferenza stampa a La Paz, sabato scorso, ha provocato una dura reazione da parte del Governo boliviano.
Washington si lamentava in particolar modo dell'amministrazione di Jorge Quiroga (succeduto a Hugo Banzer nell'agosto passato) che avrebbe frenato la legislazione che proibiva il trasporto e la commercializzazione della foglia di coca, il decreto supremo 2645. La chiusura dei mercati aveva portato agli scontri di meta' gennaio tra cocaleros e forze di Polizia a Sacaba. 7 i morti lasciati sul campo e, dopo una serie di incontri e di trattative, la decisione del Governo di sospendere il decreto per 90 giorni.
La tirata di orecchie non e' piaciuta, e la reazione non si e' fatta attendere. "Non ci interessano le valutazioni esterne, quello che importa e' la convinzione interna, ripulire l'aspetto del Paese e lottare contro il narcotraffico" sono state le parole di Quiroga, che ha anche aggiunto che il rapporto Usa si basa su molti criteri "assolutamente errati che sono inaccettabili". L'errore per Quiroga e' proprio nella valutazione iniziale che non considera come la Bolivia sia stato il Paese che ha fatto di piu' contro il narcotraffico e la produzione di cocaina nel mondo. Nel dipartimento del Chapare ogni anno grazie ai 36 mila ettari di piantagioni di coca si producevano 200 tonnellate di cocaina. Alla fine del 2000 i satelliti statunitensi segnalavano la presenza di soli 600 ettari nel Chapare, ma all'inizio di quest'anno gli stessi americani hanno diffuso nuovi dati secondo cui le piantagioni sarebbero estese per 7 mila ettari.
Errori satellitari o disinformazione a fini politici? Di certo l'idillio tra la Bolivia e gli Usa se non si e' rotto, e' in crisi, e la conferma arriva da fonti governative che fanno sapere che il presidente boliviano non inaugurera' la Conferenza Mondiale Antidroga che iniziera' martedi' a La Paz, conferenza organizzata dalla Dea, l'agenzia antidroga statunitense. Un'ulteriore conferma della tensione dei rapporti sembra arrivare indirettamente dall'organo ufficiale del partito comunista cubano, il Granma, che oggi pubblica un articolo sulla vicenda, cosi' intitolato: "Gli Usa criticano il presidente della Bolivia per mancanza di durezza con i contadini. Il presidente non soffoco' nel sangue e nel fuoco una protesta di coltivatori di foglia di coca". Ovviamente la critica statunitense non era quella di non aver ucciso i cocaleros, ma Cuba non perde battuta per fare propaganda antiamericana, ed e' certo che alla Casa Bianca non e' piaciuto l'accordo tra il Governo boliviano e i contadini e produttori di coca.

 
 
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