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America del Sud. Carlos Bolas: un filo che unisce il narcoterrorismo
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Articolo di Donatella Poretti
20 giugno 2002 20:52
 
Tre notizie, legate tra loro, formano la trama di un tessuto che affetta l'America latina, in particolare, ma che piu' in generale coinvolge il terrorismo internazionale e il narcotraffico.
La prima. Il piu' grosso narcotrafficante brasiliano, Fernandinho Beira Mar, attualmente in carcere a Rio de Janeiro, continua tranquillamente dalla sua cella del penitenziario di Bangu' a gestire la sua organizzazione e i suoi affari. Intercettazioni telefoniche hanno provato la trattativa di un missile Stinger da rivendere ai guerriglieri marxisti delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), in cambio di droga. Lo Stinger, di fabbricazione statunitense, e' in grado di abbattere un aereo, o un elicottero, distante anche cinque chilometri. Per le Farc sarebbe stato un buon acquisto contro l'aviazione colombiana, che ultimamente sta colpendo molto duramente gli accampamenti dei guerriglieri.
La seconda. Un'inchiesta del quotidiano paraguaiano "Abc color" ha rivelato l'esistenza di un traffico di armi rubate che coinvolge le stesse Farc e i narcotrafficanti brasiliani. Armi automatiche e semiautomatiche rubate a unita' militari paraguaiane e boliviane, fanno parte di enormi lotti di armamenti inviati ai narcotrafficanti brasiliani di Rio de Janeiro e, nelle selve colombiane, ai guerriglieri delle Farc. I furti avvengono grazie ad unita' infiltrate negli stessi eserciti.
La terza. Ieri c'e' stata la prima estradizione di un componente delle Farc verso gli Usa. Eugenio Vargas Perdomo, conosciuto come "Carlos Bolas" e' stato arrestato dall'antinarcotici colombiana e portato nel giro di 24 ore a Washington. Il direttore della Dea statunitense, Asa Hutchinson, ha precisato che Bolas e' un capo delle Farc, organizzazione dal suo Paese classificata come "gruppo narco-terrorista", e sara' formalmente accusato di narcotraffico da una corte federale del distretto di Washington. "Questo arresto porta la nostra lotta contro il narco-terrorismo ad un nuovo livello", ha aggiunto il direttore della Dea, "per la prima volta non solo abbiamo accusato un membro di un'organizzazione terrorista legata al traffico di droghe, ma lo abbiamo anche arrestato".

Effettivamente Carlos Bolas non era una pedina piccola delle Farc, essendo il numero due del "fronte 16", ovvero dell'organizzazione di narcotraffico capeggiata da Tomás Medina Caracas, detto il "Negro Acácio". Ma Bolas era anche l'uomo di collegamento tra il narcotrafficante brasiliano Fernandinho Beira Mar e le Farc. Bolas era quello che conosceva e gestiva il traffico di armi e droga per tutta la zona orientale della Colombia. Era dal 1994 che Bolas e i suoi fabbricavano e vendevano cocaina internazionalmente in cambio di armi ed equipaggiamenti militari per i guerriglieri.
L'importanza di Bolas era emersa l'anno passato durante l'operazione "Gato Negro" che aveva portato il 21 aprile all'arresto di Fernandinho Beira Mar nella ex zona di distensione gestita e controllata dalle Farc.
Bolas riusci' a scappare, e in seguito Fernandinho ha spiegato che era Bolas l'uomo di fiducia del Negro Acácio nella zona di Barranco Minas, e che aveva l'incarico di tenere al sicuro il brasiliano ricercato dall'Esercito e dalla Forza Aerea. "Bolas stava cercando di portarmi via da li' per incarico delle Farc. Quando stavo a Barranco Minas, era lui la persona che comandava, che parlava con la popolazione, insomma la' era il rappresentante delle Farc", ha dichiarato Fernandinho.
A Bolas viene imputato anche l'affare di 10 mila fucili provenienti dalla Giordania e paracadutati nella ex zona di distensione grazie al coinvolgimento di Vladimiro Montesinos, che all'epoca del regime di Fujimori in Peru' era il capo dei Servizi Segreti. Solo l'anno passato l'organizzazione del Negro Acácio e di Bolas aveva fatto uscire dal Paese andino piu' di 38 tonnellate di droga, per un valore di piu' di 144 mila milioni di pesos (piu' di 62 milioni di dollari).

"Sta per giungere l'ora di vedere non solo il Negro Acácio, ma tutti i banditi del segretariato delle Farc, dietro alle sbarre", ha commentato il comandante dell'Esercito colombiano, il generale Jorge Enrique Mora Rangel. Dello stesso tenore entusiastico e' il commento del ministro della Difesa, Gustavo Bell Lemus, secondo cui questo arresto e' una notifica per le Farc, a cui stanno venendo meno tutti i santuari internazionali: "questa operazione degli Usa e' incoraggiante, perche' e' un primo passo affinche' Farc e Eln smettano di delinquere e realizzare atti terroristici".

Non per rovinare la comprensibile felicita' delle autorita' colombiane e statunitensi, ma questi discorsi ci sembra di averli gia' sentiti con l'arresto di Pablo Escobar e la fine del cartello di Cali. I grossi cartelli, effettivamente, in Colombia non ci sono piu'. Stessa cosa non si puo' certo dire per l'affare narcotraffico che, anzi, e' cresciuto in mano ai gruppi armati di Farc, Eln e Auc, trovandoci una bella fonte di finanziamento.
A chi tocchera' dopo di loro?
 
 
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