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Allarme fentanyl. Evitarlo e gestirlo?
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10 aprile 2023 16:07
 
Il fentanyl è un farmaco oppioide che viene prescritto contro il dolore. Spesso, non essendo sufficienti le scorte in commercio e non essendo anche altrettanto disponibili i professionisti che dovrebbero prescriverlo, i consumatori lo attingono al mercato nero. Questo succede essenzialmente in Usa, Canada e Mexico con, al momento, modesti (rispetto alle dimensioni oltre atlantico) strascichi in Europa e in Italia.

Come ogni mercato nero, fatto non per il bene dei consumatori ma di chi ci guadagna, è una tragedia. In Usa e in Canada il fentanyl rappresenta il più grande problema sanitario e di ordine pubblico di questi ultimi anni. Lo sta diventando in Messico soprattutto perché, da Paese di produzione/transito (i prodotti base arrivano essenzialmente dalla Cina) sta diventando anche consumatore… oltre a considerare che, in Messico più che altrove, i problemi legati al narcotraffico di qualunque sostanza, diventano di Stato e di sicurezza pubblica più che altrove: il Paese del presidente Obrador è patria ed esportatore di buona parte dei cartelli che infestano il loro e gli altri continenti.

Il problema grosso, che è già sfuggito da ogni idea di controllo (per chi azzarda ad averla), è che oggi per il fentanyl tutto ha origine dalla Cina, Paese che, pur nelle logiche proibizioniste di controllo e lotta, non è proprio il massimo. Figurarsi poi se questi controlli i cinesi devono farli verso il continente americano, dove i loro prodotti arrivano in Usa e Canada via Messico.

I motivi per cui molti consumatori usano il fentanyl è tipico di una società avanzata, insoddisfatta e fuori controllo nelle politiche di prevenzione e cura del dolore. Qui in Europa, e in Italia, non siamo ovviamente come i piccoli centri del Kentucky dove ci sono più morti per fentanyl che per la cosiddetta morte naturale. Ma niente può escludere che ci stiamo indirizzando in quel modo. Intolleranza delle difficoltà della vita contemporanea, resistenze e negazioni delle istituzioni a prescrivere oppioidi, mercati neri che ti offrono sottocasa o in tastiera tutto ciò che in un certo momento fa guadagnare di più, sono il classico mix che porta alcuni prodotti del mercato nero a diventare dominanti.

E’ bene ricordare, a chi ha il cervello inattivo facendo di tutta un’erba un fascio, che non stiamo parlando di cannabis (la cui dipendenza è rarissima e le morti per consumo inesistenti), ma di oppioidi farmaci, dove anche le minime resistenze che qualcuno potrebbe avere a fronte di un prodotto stigmatizzato da società e politica, vengono meno, il consumo non è ricreativo ma sanitariamente necessario: bastano poche pillole per diventare dipendenti. I mercati europei, dopo quelli del nordamerica sono molto interessanti per i narcos e, visto che oggi sono molto attivi per portare nelle nostre strade essenzialmente cocaina e mdma, ci vuol poco a far loro capire che c’è un potenziale mercato in grado di sostituire quello di qualunque altra sostanza cosiddetta pesante.

Ci sono, insomma, tutti i presupposti perché la prossima estensione del fentanyl interessi i nostri territori. Considerando anche che i precursori che oggi arrivano dalla Cina in Messico per la produzione e diffusione, è facile che trovino percorsi (non ultima la cosiddetta via dei Balcani) per giungere a noi, dove le mafie locali non aspettano altro che produrre in proprio il fentanyl.

Ci sono diversi modi per farvi fronte. Uno è quello “classico” e fallimentare: le centinaia di migliaia di morti del continente nordamericano gridano vendetta grazie alla lotta proibizionista. L’altro è quello della legalizzazione, in corso di sperimentazione e primi passi in diversi posti del mondo per la cannabis e gli psichedelici, con effetti positivi per diminuzione di criminalità e problemi sanitari.

Ovviamente ci saranno i soliti, tipo diversi "luminari" del governo italiano, che, solo aspettando che il problema esploda e con zero politiche di prevenzione, si attrezzeranno al momento e alla bisogna con i classici strumenti del proibizionismo. E sappiamo già che non faranno altro che aggravare i problemi che già di per sè sono insiti nel fentanyl.

La legalizzazione, invece, è un’altra cosa con alla base: controllo della maggior parte del mercato.
Ma forse stiamo chiedendo troppo alle nostre autorità sanitarie e di ordine pubblico che, ricordiamolo, sono quelle che, da quando sono al governo, in materia l’unica cosa che hanno fatto è stata la legge sui rave party.

 
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