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 ITALIA - ITALIA - Uccisi dallo Stato, i genitori di Stefano Cucchi: vogliamo verità
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25 aprile 2010 11:04
 
'Iniziative come queste sono importanti perche' rompono il silenzio intorno a morti simili a quella di mio figlio'. Lo ha detto Giovanni Cucchi, padre di Stefano, il giovane morto a Roma all'ospedale Sandro Pertini dopo essere stato arrestato e detenuto per possesso di droga, partecipando ieri a Pisa all'iniziativa 'Verita' una, giustizia nessuna' per portare alla ribalta le storie di persone morte 'per mano di uomini in divisa al servizio dello stato' alla quale han preso parte un centinaio di persone.
'Noi non siamo contro le istituzioni - ha aggiunto Rita Cucchi, la madre di Stefano - ma vogliamo solo che paghino per le loro responsabilita' quella manciata di persone che disonorano lo Stato anziche' essere al suo servizio'. Stefano Cucchi, mori' il 22 ottobre 2009 nel reparto giudiziario dell'ospedale 'Pertini' e i genitori sospettano che sia stato vittime di percosse. 'Adesso aspettiamo che i magistrati - ha concluso Giovanni Cucchi - formulino le imputazioni anche alla luce del lavoro dei nostri periti e del fatto acquisito che le fratture sul corpo di mio figlio non erano pregresse, ma sono recenti e dimostrano che e' stato colpito con violenza'. All'iniziativa hanno partecipato anche familiari e amici di Niki Aprile Gatti, Manuel Eliantonio, Marcello Lonzi, Riccardo Rasman, Giuseppe Uva, Stefano Frapporti, Aldo Bianzino, Francesco Mastrogiovanni, Simone La Penna, Bledar Vukaj e Carlo Giuliani.
All'iniziativa pubblica pisana 'Verita' una, giustizia nessuna' sulle 'morti per mano di uomini in divisa al servizio dello Stato', promossa dai Cobas e da una serie di associazioni della sinistra radicale, hanno partecipato anche le figlie di Mario Barbieri, l'operaio morto dei Nuovi Cantieri Apuania di Marina di Carrara per gli effetti dell'esposizione all'amianto.
Federica Barbieri ha raccontato l'odissea di suo padre che ha lavorato 27 anni nel cantiere navale: 'Lo Stato non vuole riconoscere la malattia professionale di mio padre - ha detto alla platea - e dopo un primo riconoscimento in primo grado delle nostre ragioni, l'Inail ha fatto ricorso in appello e ha ribaltato la sentenza a suo favore, chiedendoci indietro i 100 mila euro di pensione liquidata in seguito al riconoscimento della malattia professionale che avevamo ottenuto'. La figlia dell'operaio apuano ha spiegato che il padre ha lavorato per anni 'nella coibentazione a spruzzo delle navi, inalando veleno e per questo si e' ammalato di asbestosi ed e' morto tra atroci sofferenze dopo 5 anni di ossigenoterapia continuata'. Secondo la figlia di Barbieri, sono altri 36 gli operai dello stesso cantiere che hanno patologie derivate dall'amianto e che stanno morendo. 'Sappiamo che nessuna sentenza ci restituira' mio padre - ha concluso Federica - ma chiediamo, e per questo andremo davanti alla Cassazione, che ci venga riconosciuta la verita' e cioe' che mio mio padre e' morto per colpa del lavoro che ha fatto'.
 
 
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