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 ITALIA - ITALIA - Tossicodipendente si uccide nel carcere di Sulmona
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Notizia 
3 aprile 2010 17:44
 
Un detenuto di 50 anni, Romano Iaria, si è impiccato la notte scorsa nella Sezione adibita a "Casa di Lavoro" del carcere di Sulmona (l'Aquila). Ne dà notizia la rivista "Ristretti Orizzonti", spiegando che si tratta del 16esimo recluso che si suicida da inizio anno nelle carceri italiane.
"L'uomo era tossicodipendente e sieropositivo e soffriva di altri gravi problemi di salute" afferma Ristretti Orizzonti in un comunicato, ricordando che "nella stessa Sezione, lo scorso 7 gennaio si è impiccato il 28enne Antonio Tammaro: entrambi si trovavano reclusi non per scontare una pena ma perché sottoposti ad una 'misura di sicurezza detentiva', quella appunto dell`internamento in Casa di Lavoro".
"Ma le coincidenze tra i due suicidi non terminano qui - sostiene la nota - infatti sia Iaria che Tammaro si sono uccisi la notte successiva al loro rientro da un permesso trascorso con i famigliari, ai quali non avevano manifestato nessun segno di particolare disagio". Per questo la rivista ipotizza che "forse, le ragioni della loro fine sono da ricercarsi proprio nelle condizioni disperanti dell`internamento nella Casa di Lavoro dove, nonostante il nome, il lavoro non c'è e ai 'normali' disagi del carcere, come il sovraffollamento (nella Sezione in cui si sono uccisi ci sono oltre 200 persone, stipate in 100 posti), si aggiungono quelli di una 'pena impropria', che viene 'aggiunta' a quella comminata per la commissione di un reato se il condannato è ritenuto 'socialmente pericoloso'.
"Nel carcere di Sulmona - conclude il comunicato - si tratta dell`undicesimo suicidio in 10 anni, fra i quali anche quello della direttrice Armida Miserere, che si tolse la vita il 19 aprile del 2003 sparandosi un colpo di pistola alla testa, e quello del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, trovato nella sua cella il 16 agosto del 2004 soffocato da un sacchetto di plastica stretto alla gola da lacci per le scarpe: in tutti gli altri casi, i detenuti sono morti impiccati".
"Il Dap e il suo capo Ionta, non scarichino le loro responsabilita' sulla direzione del carcere di Sulmona. Il detenuto che si e' suicidato la notte scorsa era un internato nella casa di lavoro dove il lavoro non c'e', era tossicodipendente, malato di Hiv, con problematiche di salute gravissime: che ci faceva in quella struttura, visto che aveva gia' pagato il suo conto con la giustizia?". E' quanto dichiara la deputata radicale Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
"Giunge voce che irresponsabilmente il Dap voglia scaricare nel supercarcere di Sulmona altre decine di internati provenienti da tutt'Italia -prosegue la Bernardini- si preoccupi, piuttosto, di non condannare a morte e di non torturare i detenuti come avviene ogni giorno negli istituti penitenziari italiani dove e' possibile incontrare solo la morte civile, altro che la rieducazione prevista dalla nostra Costituzione".
"L'uomo che si e' impiccato a Sulmona -continua la deputata radicale- aveva sicuramente 'bisogno di trattamento', non certo di quello che gli si poteva garantire nel supercarcere abruzzese dove all'ordine del giorno ci sono sovraffollamento, mancanza di mezzi materiali e di risorse finanziarie, carenza di personale di ogni tipo e con una sanita' letteralmente allo sfascio. Sulla vicenda presentero' l'ennesima interrogazione che non ricevera' la risposta del governo, come e' ormai d'abitudine, nonostante il regolamento della Camera fissi in 15 giorni il termine entro il quale deve arrivare la risposta".

 
 
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