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Peru'. I fallimenti delle coltivazioni alternative
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Notizia 
9 giugno 2002 20:07
 
Intervista del quotidiano ecuadoriano El Commercio a Gary Burniske, uno statunitense che progetta programmi per le coltivazioni alternative per le zone cocalere del Peru'. Ammette i diversi errori del Programma di Sviluppo Alternativo, a partire dal non essersi affidati all'iniziativa privata. Praticamente tutto il programma si concentrava sul caffe' e il cacao (tra l'80 e l'85% delle coltivazioni), ed era gestito direttamente dalle imprese produttrici, che ricevevano i sussidi. Il sistema e' crollato, anche per la crisi del mercato del caffe', e tutte le imprese sono fallite.
Ora si cerca di ripartire dai privati, dalle famiglie e dai contadini con i quali organizzare le diverse attivita' per sostituire le coltivazioni illegali. Attualmente sono 14 mila le famiglie coinvolte nei progetti, tra il 12 e il 15% del totale di quelle che vivono nella zona. Burniske avverte che "bisogna avere chiaro che il programma e' un'opportunita' per promuovere l'economia alternativa, ma non e' la soluzione del problema".
Burniske ammette che la foglia di coca e' molto piu' redditizia per i contadini: "la coca non ha bisogno di banche, organizzazioni e canali di commercializzazione, mentre i prodotti alternativi, si'". E mentre i prezzi del caffe' ad esempio sono crollati, quelli della coca sono in continua crescita, per "l'aumento della domanda". In Peru' sono stimati attualmente 43 mila ettari di piantagioni a foglia di coca, grazie ai rilevamenti satellitari, ma per Burniske potrebbero essere molti di piu'. Alcune zone sono fuori portata dei satelliti e "non e' possibile controllare tutto il Paese", conclude.
 
 
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