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 AFGHANISTAN - AFGHANISTAN - Papavero da oppio. Inizia il raccolto, problemi di sicurezza
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21 aprile 2010 19:47
 
Questo fine settimana iniziera' il raccolto del papavero da oppio per il quale l'Afghanistan ha il primato mondiale. Una delle maggiori aree di produzione si trova nella valle di Shewan, la provincia e' quella di Herat, dove operano i militari dell'Isaf, con circa seimila uomini - di cui tremila italiani - al comando del generale Claudio Berto. Gli alpini della Taurinense sono arrivati da pochi giorni e stanno prendendo confidenza con il territorio, ma hanno gia' individuato parecchie piantagioni di papavero. Non le toccheranno, naturalmente, non e' questo il loro mandato.
Devono assistere le forze afghane a garantire la sicurezza della zona. Per ora molti degli insorti sono impegnati nel controllare la preziosa linfa rilasciata dal papavero che poi lavorata diventera' pasta di oppio e poi eroina. Ma molti si chiedono cosa succedera' a fine raccolto, quando si dovra' trasferire il tutto in luoghi piu' sicuri. La zona non e' del tutto raccomandabile: lo scorso anno a luglio, un ordigno collocato sul ciglio della strada ha ucciso il caporalmaggiore Alessandro Di Lisio e poco distante si sono registrati numerosi conflitti a fuoco tra le forza Isaf e i ribelli. Intanto per monitorare da vicino la situazione, una compagnia di alpini, la 143esima, detta la Scassata per le perdite devastanti subite durante la seconda Guerra Mondiale, si e' trasferita a Bala Baluk, 80 chilometri da Farah, nella Task Force South Bravo Coi. Arrivarci da Farah, dove e' dispiegato il nono reggimento di cui fa parte la compagnia - 95 uomini piu' un cane antiesplosivi - non e' impresa facile: si deve attraversare l'abitato di Farah, dove occhi circospetti tengono d'occhio il convoglio italiano di blindati Lince. Dalla radio di bordo viene lanciato un allarme: qualcuno ha visto un uomo all'angolo di un incrocio stradale parlare al telefonino e indicare loro.
Potrebbe essere qualcuno che segnala il passaggio del convoglio ad altri che potrebbero piazzare qualche ordigno esplosivo per la strada. Le attenzioni raddoppiano. Il paesaggio polveroso lascia il posto al distretto di Pushtrud, con le caratteristiche case di fango con la cupola arrotondata.
Nessuna moschea in vista e nemmeno un minareto. Quindi, sempre percorrendo la strada 517, si arriva nella valle di Shewan dove ci sono immense coltivazioni di grano. La base italiana, chiamata Tobruk, e' a ridosso di un bazaar dove si dice si svolgano tutti i traffici della provincia, dalla droga alle armi. Il bazaar e' ben visibile dagli spalti di questa "Fortezza Bastiani" che ricorda "Il deserto dei Tartari" di Buzzati. Ma il messaggio, da qualche tempo a questa parte, e' non interferire, non dare la sensazione di essere occupanti, ma di lasciare ai militari e alla polizia afghana ogni iniziativa legata a problemi di ordine pubblico.
 
 
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