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 ITALIA - ITALIA - Morte Cucchi, sempre più nei guai i medici del Pertini
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Notizia 
29 aprile 2010 16:36
 
Un alleggerimento della posizione processuale di tre guardie carcerarie, che ebbero in consegna Stefano Cucchi dopo l'arresto, inizialmente accusate di omicidio preterintenzionale e ora probabilmente imputabili di maltrattamenti e lesioni, ed un aggravamento della posizione dei sei medici che, all'ospedale Sandro Pertini, ebbero in cura, prima della morte, Stefano Cucchi. All'imputazione di omicidio colposo contestata ai sei medici potrebbero di fatti essere aggiunti altri reati ed aggravanti.
E attorno a queste ipotesi la Procura della Repubblica di Roma sta discutendo in questi giorni per dare alla vicenda, in maniera definitiva, le giuste dimensioni. Dimensioni emerse a parere dell'ufficio del pubblico ministero dall'esito degli accertamenti e dalle perizie tecniche svolte sia dal magistrato sia dalle parti.
Nella vicenda ha un ruolo anche la commissione parlamentare d'inchiesta presieduta dal senatore Ignazio Marino. Secondo indiscrezioni trapelate a Palazzo di Giustizia il procuratore della Repubblica Giovanni Ferrara e il sostituto Vincenzo Barba e Francesca Loi stanno ripercorrendo tutte le tracce della vicenda per dare come si e' detto i giusti limiti ed evitare ipotesi accusatorie che potrebbero poi non reggere alle valutazioni. Il lavoro che si e' svolto in questi giorni potrebbe concludersi entro domani con il deposito degli atti, momento dal quale decorrono i 20 giorni concessi alle difese e alle parti civili per sollecitare attivita' istruttoria o chiedere l'interrogatorio delle persone indagate.
Stefano Cucchi, tossicodipendente fu arrestato la sera del 15 ottobre dello scorso anno. Secondo l'accusa alle guardie carcerarie si contesta d'averlo percosso il mattino successivo mentre a Palazzo di Giustizia Cucchi era in attesa di comparire davanti al giudice che doveva processarlo per detenzione di stupefacenti. Quanto ai medici le loro presunte responsabilita' sono emerse dalle indagini disposte dal magistrato dopo che il 22 ottobre scorso Cucchi mori' nell'ospedale Sandro Pertini.

SORELLA, CI SONO ANCORA PUNTI DA CHIARIRE
- 'Ora che sono state depositate le perizie mediche di parte ed e' stata resa pubblica anche quella dei consulenti della commissione parlamentare, ritengo e spero che si arrivi ad avere le prime risposte sulle conclusioni delle indagini preliminari'. E' il commento della sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, a Cnrmedia, in merito agli atti della commissione d'inchiesta sul servizio sanitario, resi noti ieri: secondo il documento, il giovane fu lasciato da solo per sei ore mentre stava morendo nel reparto detentivo dell'ospedale Pertini di Roma.
'Ringrazio i pm perche' all'inizio di tutta questa vicenda - - ha aggiunto - ci siamo trovati davanti ad un muro con la sensazione di sconforto e abbandono e la paura di non avere mai dei riscontri. Invece ora mi rendo conto che probabilmente le cose sono andate avanti in maniera piu' spedita del previsto. Ci sono pero' dei vuoti che io ancora non riesco a capire: per me, come sorella e' fondamentale sapere cos'e' accaduto a mio fratello in quei 6 giorni, un tempo brevissimo, in cui ha smesso di vivere'.'La mia famiglia ed io in quel momento abbiamo avuto la forza di reagire - conclude Ilaria Cucchi - perche' non potevamo accettare che un ragazzo che stava benissimo e conduceva una vita del tutto normale, a parte i suoi problemi di tossicodipendenza, potesse cessare di vivere in soli 6 giorni.
Pero' mi domando, tutte quelle famiglie che non hanno la forza, i mezzi e le possibilita' di affrontare una simile battaglia, allora non avranno giustizia?'.

IL SAPPE SI SENTE OFFESO 
- Il sindacato di Polizia Sappe condivide il dolore dei familiari di Maurizio Cucchi, ai quali esprime 'convinta solidarieta' per il grave lutto', ma dice a chiare lettere: 'Non possiamo in alcun modo accettare (perlomeno fino a quando non dovesse essere dimostrato in maniera inconfutabile il contrario) le continue insinuazioni che vengono riportate dalla stampa sulle responsabilità dirette dei nostri colleghi nella morte di questo giovane".
Riferendosi alle dichiarazioni di oggi della sorella di Cucchi, Donato Capece, segretario del Sappe, sottolinea che 'il racconto dei fatti e degli sciagurati accadimenti che hanno riguardato Stefano Cucchi non possono prescindere di evidenziare, con la stessa rilevanza di altri aspetti, che il giovane era dedito allo spaccio di stupefacenti, vittima della droga lui stesso, soggetto a episodi di epilessia, dal carattere difficile (fino al punto di avere problemi relazionali con gli stessi familiari) e che entrava ed usciva dagli ospedali, spesso a seguito di eventi traumatici. Con grande rammarico ci siamo resi conto, invece, che dalle cronache giornalistiche è completamente sparito ogni riferimento ai problemi giudiziari e di tossicodipendenza del ragazzo che, pian piano è diventato soltanto il geometra Cucchi".
Il Sappe critica anche il parlamentare del Pd Ignazio Marino, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul servizio sanitario, che 'ha omesso di informare l'opinione pubblica di elementi fondamentali in questa vicenda: Ci si riferisce, in particolare, al fatto che Stefano Cucchi, negli ultimi nove anni, recatosi al Pronto Soccorso per ben 17 (diciassette) volte gli sono stati prescritti ricoveri ospedalieri, dettagliatamente descritti da pagina 28 a pagina 37 della perizia consegnata dai consulenti del pubblico ministero quasi tutti a seguito di eventi traumatici quali cadute dalle scale, risse o aggressioni. E al fatto che appena quindici giorni prima lo stesso Cucchi era stato ricoverato al Pronto Soccorso per numerosi traumi contusivi subiti (a suo dire) a seguito di un presunto incidente stradale'.
Il Sappe ribadisce, come ha fatto dall' inizio della vicenda, 'la piena fiducia nell'operato della magistratura al fine di individuare se ci sono responsabili della morte di Stefano Cucchi. Nessuno ha bisogno di un colpevole a tutti costi, questo non gioverebbe a nessuno, n‚ ai famigliari, n‚ alle istituzioni e all'opinione pubblica, n‚, tanto meno, a coloro che ingiustamente potrebbero essere ritenuti responsabili di fatti che non hanno mai commesso'.
 
 
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