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 NUOVA ZELANDA - NUOVA ZELANDA - Ketamina contro la depressione. Ricerca
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15 settembre 2015 9:58
 
La ketamina potrebbe essere usata in nuove cure contro la depressione. Cosi' secondo alcuni ricercatori dell'Universita' di Auckland che hanno monitorato gli effetti della droga sul cervello di chi aveva delle turbe neurali, dimostrando che potrebbe svolgere una veloce funzione sanitaria.
La ketamina e' una sostanza sintetica usata come farmaco anestetico e analgesico, ma abitualmente e' illegalmente utilizzata come allucinogeno nei drug-party.
Il dr Suresh Muthukumaraswamy, da tempo ricercatore universitario e membro del Centre for Brian Research, ha usato le piu' recenti tecnologie che riproducono le immagini del cervello per indagare su quali meccanismi l'uso della ketamina puo' essere benefico per il cervello umano.
I ricercatori hanno sperimentato la ketamina su alcuni volontari ed hanno osservato il loro cervello per vedere quali parti di questo organo ne erano coinvolte. Il loro lavoro e' stato pubblicato sul Journal of Neuroscience.
Il dr Muthukumaraswamy sostiene che durante la depressione, due parti del circuito frontoparietale del cervello lavorano non rispettando gli standard temporali e andando oltre le abituali linee di connessione.
La ketamina, ha scoperto, disconnette queste due parti del cervello e blocca queste connessioni irregolari, funzionando come un antidepressivo.
“A differenza di altri antidepressivi, la ketamina agisce molto velocemente” dice Muthukumaraswamy. Questa droga “e' importante perche' identifica i potenziali biomarcatori dell'attivita' antidepressiva nei pazienti umani”.
La ketamina, sviluppata negli anni 1960, e' un farmaco senza brevetto, soprattutto utilizzato come anestetico e talvolta contro il dolore cronico. E' usato solo in piccole dosi, rispetto ad altri anestetici, perche' abbia effetti antidepressivi.
“Non e' un farmaco autorizzato per la depressione poiche' in merito siamo ancora in una fase sperimentale”.
“Purtroppo la ketamina e' anche una droga, con effetti allucinogeni, e non e' chiaro quanto possa essere usata in modo costante nelle pratiche cliniche”.
Non e' il primo studio in materia. Gia' l'anno scorso, una ricerca dell'Oxford Healt NHS Foundation Trust aveva rilevato i benefici effetti di questa sostanza rispetto ai trattamenti tradizionali. 
 
 
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