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Italia. Alllarme carcere e tossicodipendenza da parte delle associazioni impegnate in questo ambito
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21 giugno 2002 23:36
 
"Il Governo vuole boicottare il riordino della medicina penitenziaria'", e' il grido d'allarme lanciato dalle associazioni impegnate a lavorare nelle carceri italiane.
"Il carcere produce malattia -dice Don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera. Il sovraffollamento nei penitenziari italiani e' ormai a livelli intollerabili: 58.000 detenuti aspettano da quattro anni che il ministero della Giustizia possa permettere al Sistema Sanitario Nazionale di poterli curare".
Il Parlamento aveva delegato il Governo ad emanare una legge sul riordino della medicina penitenziaria, stabilendo il passaggio alle cure del Servizio Sanitario Nazionale per i detenuti nei settori della prevenzione e della tossicodipendenza, oltre alla sperimentazione, fino al 30 giugno di quest'anno, in tre regioni italiane per le restanti attivita' sanitarie. Ma finora, sottolineano le associazioni impegnate negli istituti penitenziari, la legge non e' stata ancora emanata. "Ma la cosa piu' grave -denunciano il 'Cesv' e 'Conosci', alcune delle associazioni che lavorano con i detenuti- e' che il Comitato di Medicina Penitenziaria, nominato dai ministeri di Giustizia e Salute, per monitorare i risultati della sperimentazione, peraltro ottimi fino ad ora, e' stato sciolto dal ministro della Giustizia Roberto Castelli il 16 maggio 2002, senza nessuna comunicazione. Non solo: ne e' stato formato un altro che, entro il 31 luglio 2002, dovra' produrre un progetto di riforma che garantisca l'assistenza sanitaria ai carcerati solo per visite specialistiche".
"L'Italia e' il quarto Paese d'Europa per il sovraffollamento nei penitenziari -spiega Don Ciotti-, segue solo la Grecia, l'Albania e la Romania. Ma questo e' un problema di tutti, che va risolto sia migliorando le condizioni di assistenza sanitaria all'interno delle carceri, che sono pessime (in molti casi mancano addirittura gli infermieri), sia operando dall'esterno sul territorio".
I dati presentati dalle associazioni fotografano una situazione allarmante. La popolazione carceraria e' aumentata di 2000 unita' nel giro di un anno, passando a 58.000 persone. Di queste, il 42.45% e' in attesa di giudizio, il 31,46% sconta una pena inferiore ai tre anni (condizione per beneficiare delle misure alternative), il 25% sono tossicodipendenti.
Gli operatori del settore denunciano un totale disinteresse da parte delle istituzioni al problema. "C'e' la volonta' di far passare sotto silenzio la riforma e i problemi che stanno alla base", commenta Don Ciotti. Per questo motivo 1.062 associazioni hanno firmato un appello al Governo perche' pubblichi al piu' presto il decreto finale.
 
 
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