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 ITALIA - ITALIA - Iss: beve alcool il 70% degli italiani, 11% guida dopo aver bevuto
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29 aprile 2010 16:39
 
  Il 70% degli italiani consuma bevande alcoliche (circa 9 milioni di persone) e 4 milioni si ubriacano almeno una volta nel corso dell'anno. Lo rivela il rapporto dell'Osservatorio Nazionale Alcol-CNESP dell'ISS che presenta oggi i risultati nell'ambito dell'Alcohol Prevention Day.
La percentuale di consumatori di alcol cambia all'aumentare dell'eta'. Sono a rischio soprattutto giovani e anziani. La quota di consumatori a rischio in Italia e' pari a circa 9 milioni di individui; al di sotto dell'eta' legale (16 anni) sono a rischio 1 ragazzo su 4 e 1 ragazza su 7. Tra gli ultra 65enni sono a rischio circa 1 uomo su 2 e una donna su 10. La prevalenza di consumatori a rischio e' piu' elevata tra gli uomini che tra le donne. In un anno e' aumentata, inoltre, la frequenta dei ricoveri per intossicazione alcolica per i ragazzi sotto i 14 anni d'eta': dal 13,8% del 2008 al 17,7% del 2009 (+ 28%).
La quota di binge drinkers, infatti, aumenta e raggiunge i valori piu' elevati per entrambi i sessi tra i 18 e i 24 anni. Circa 600.000 ragazzi di questa fascia d'eta' ha praticato il binge drinking. Il fenomeno ha colpito anche i ragazzi al di sotto dei 16 anni, eta' minima legale di divieto di somministrazione di alcol: i valori piu' elevati si registrano tra le ragazzine di 16-17 anni (quasi il 4% rispetto alla media del 2,8%).
'Che ubriacarsi non sia un caso, che il bere a rischio non sia per alcuni solo una occasionale sventatezza o una bravata - dice Emanuele Scafato, Direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol-CNESP - lo dimostra l'1,3% dei nuovi alcoldipendenti in carico ai servizi che ha meno di 19 anni.
Ogni generazione - prosegue Scafato - ha comunque il suo modello di eccedenza, il suo contesto e la bevanda o, come nel caso dei giovani, le bevande che condizionano il rischio; come gia' riportato nella presentazione della Relazione annuale trasmessa dal Ministro della Salute al Parlamento nei giovani prevale il policonsumo con una prevalenza di uso di birra, di superalcolici, di aperitivi mentre gli ultra65enni fanno registrare la piu' elevata frequenza di consumatori a rischio legato in maniera prevalente al vino con conseguenze alcol-correlate registrate in sia termini di carico di malattia cronica come cirrosi epatica, tumori, malattie cardiovascolari, che di eventi acuti legati all'incidentalita' stradale e domestica conseguente all'intossicazione alcolica o all'ebbrezza che rende indispensabile il ricorso ai ricoveri'.

11% SI METTE ALLA GUIDA DOPO AVER BEVUTO
- Il 6% degli adulti italiani (18-69 anni) ha guidato sotto l'effetto dell'alcol, cioe' dopo avere bevuto nell'ora precedente almeno due unita' alcoliche, negli ultimi 30 giorni. Questa percentuale sale all'11% se si considerano solo le persone non astemie. Lo evidenziano i dati diffusi oggi dall'Osservatorio Nazionale Alcol-CNESP dell'ISS che presenta oggi i risultati di un'indagine condotta nell'ambito dell'Alcohol Prevention Day.
Secondo i dati 2009 del sistema di sorveglianza Passi relativi alle 21 Regioni partecipanti, la guida sotto l'effetto dell'alcol e' un comportamento riferito piu' spesso dagli uomini (15%) che dalle donne (3%), senza marcate differenze per eta', livello di istruzione o reddito. Sono presenti differenze significative nel confronto interregionale (range: 5% Molise - 15% Valle d'Aosta e Calabria); rispetto al 2008 non si rilevano differenze rilevanti. Il 7% degli intervistati riferisce inoltre di aver viaggiato insieme a una persona che guidava sotto l'effetto dell'alcol negli ultimi 30 giorni.
'Sulla base dell'evidenza scientifica non avrebbe senso diminuire a zero l'alcolemia alla guida per i giovani sino ai 21 anni - spiega Emanuele Scafato, Direttore dell'Osservatorio - senza diminuire parallelamente a zero l'alcolemia per gli ultra65enni, visto che la fisiologia degli anziani, in termini di metabolismo dell'alcol e' del tutto sovrapponibile a quella degli adolescenti e ridotta ad una capacita' soggettiva di metabolizzazione di un solo bicchiere di bevanda alcolica al giorno (12 grammi circa), con picchi alcolemici post-assunzione che accomunano le capacita' di smaltimento nella giovane e nella terza eta'.
Ovviamente non esistono soluzioni uniche; anche il solo incremento significativo del numero di controlli etilometrici, a parita' di alcolemia, otterrebbe l'effetto deterrente di ridurre l'impatto alcol correlato sulle strade italiane purche' accompagnato da certezza della sanzione e dell'applicazione della pena anche sotto forma di lavori socialmente utili come proposto in Senato'.
Il numero dei decessi a causa di incidenti stradali, infatti, e' il medesimo al di sotto dei 24 anni e al disopra dei 65anni e c'e' un livello di disinformazione sui livelli di alcolemia consentiti alla guida che nel recente Rapporto Eurobarometer ha relegato gli italiani all'ultimo posto in Europa per conoscenza dei limiti e percezione del rischio del bere alla guida; evidenza che suggerisce, come ha spiegato Scafato, la necessita' di realizzare materiale informativo specifico per i giovani, le prime vittime dell'alcol alla guida, attraverso il nuovo depliant e la locandina 'Se guidi... non bere' che caratterizzano la campagna 2010 del Ministero della Salute .

OSS. GIOVANI: NO AL PROIBIZIONISMO -
"I numeri riportati dall'indagine Istat per il 2010 confermano conoscenze gia' acquisite. In tutti i Paesi europei, infatti, esistono due modelli di consumo di alcol: quello tradizionale e quello imposto dalla globalizzazione e dall'allargamento del modello di consumo proprio dei Paesi nordici. In questo ultimo contesto, l'alcol perde il suo significato di bevanda e diventa uno tra i tanti modi di inseguire lo sballo". Lo dichiara Michele Contel, vicepresidente dell'Osservatorio permanente Giovani e Alcool, struttura di ricerca che da venti anni affianca la ricerca alcologica nazionale con studi di carattere psicologico e sociale oltre che di studi sulla popolazione. "L'allarme destato dai consumi eccessivi dei giovani - avverte Contel - e' reale ed e', ancora una volta, segno che le subculture giovanili stanno assumendo un approccio all'alcol tipico dei Paesi nordici. Una situazione certamente grave, che necessita di analisi e di interventi non solo e non tanto sul piano sanitario e legale quanto su quello della famiglia, della scuola e dei comportamenti sociali. Ma accanto a un giusto allarme per la crescita di consumi finalizzati allo 'sballo', si deve registrare nel nostro Paese anche la permanenza di un atteggiamento di 'bere responsabile' abbastanza diffuso".
Inoltre, secondo una ricerca di Eurobarometro diffusa pochi giorni fa, l'Italia e il Portogallo sono il fanalino di coda dei consumi di alcolici in Europa. E dagli anni '60 ad oggi i consumi di bevande alcoliche sono calati in Italia quasi del 40 per cento. "Un dato significativo - evidenzia - che dimostra come il modello tradizionale centrato sulle bevande storiche sia ancora abbastanza presente e i consumi di alcol in forte calo".
"L'indagine Istat - conclude il vicepresidente dell'Osservatorio permanente Giovani e Alcool - ci parla anche della popolazione anziana e segnala un possibile abuso domestico di alcol. Ma, anche in questo caso, si deve essere prudenti: definire 'abuso' due bicchieri di vino al giorno potrebbe banalizzare e di fatto annullare la nozione stessa di rischio e di abuso. Le zone di rischio duro e vero vanno contrastate con strumenti che incidono sulle cause reali di disagio, e non con proibizionismi generici estesi a tutta la popolazione".
 
 
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