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 MESSICO - MESSICO - Governo agli Usa: basta vendere armi ai narcotrafficanti
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26 aprile 2010 10:47
 
Il governo messicano ha chiesto ieri gli Stati Uniti di assumersi "la responsabilità della vendita delle armi con le quali vengono assassinati cittadini messicani nel paese" centro-americano. Il segretario agli Interni, Fernando Gomez Mont, ha spiegato che le violenze in Messico sono alimentate "dalla richiesta" di droga che proviene dagli Stati uniti ed ha affermato che "i gruppi criminali hanno deciso di attaccare le autorità" locali che stanno cercando di contrastare l'escalation di violenza nel paese.
Sette poliziotti e un passante di 17 anni sono stati uccisi nel fine settimana in un'imboscata tesa da un gruppo di uomini armati contro due auto della polizia a Ciudad Juarez. Altri due poliziotti sono stati feriti in modo grave. Gli aggressori sono fuggiti a bordo di tre auto, due delle quali sono state recuperate. La polizia non ha proceduto ad arresti.
Gomez Mont, riferisce l'edizione odierna del quotidiano El Mundo, ha ammesso che il suo paese necessità "della solidarietà e dell'appoggio internazionale" ma si è detto convinto del fatto che gli Stati Uniti debbano assumersi le loro responsabilità e "aiutare le autorità messicane a proseguire nella lotta e negli arresti dei delinquenti".

Il governo statunitense e' impegnato nella lotta congiunta contro il narcotraffico e la violenza della criminalita' organizzata tra Messico e Usa, ma ritiene che la responsabilita' di quanto accade ricada da entrambi i lati della frontiera. Cosi' il portavoce del Dipartimento di Stato americano Philip Crowley ha risposto alle accuse.
"Gli americani - aveva aggiunto il rappresentante del governo di Citta' del Messico - si devono assumere tutte le loro responsabilita' e devono aiutare le autorita' messicane a proseguire la loro lotta per fermare questi delinquenti".
"Credo che si possa dire - ha risposto Crowley nel corso del quotidiano incontro con la stampa - che da entrambi i lati della frontiera sia necessario fare di piu'", aggiungendo che Washington "ha investito molto nel Plan Merida", che offre assistenza al Messico e ad alcuni Paesi dell'America Centrale contro il narcotraffico. "Ci siamo impegnati a lavorare a lungo termine con il Messico - ha evidenziato il portavoce del Dipartimento di Stato - per aiutarlo a sconfiggere una minaccia che riguarda anche gli Stati Uniti e il resto del continente".
Ma le accuse che arrivano a Washington dall'altro lato della frontiera non si fermano qui: il ministro degli Esteri messicano Patricia Espinosa ha dichiarato che negli Stati Uniti cresce l'ostilita' nei confronti degli immigrati messicani, soprattutto sopo l'approvazione di una nuova legge nello Stato dell'Arizona che trasforma in un reato penale l'immigrazione clandestina. A Espinosa si e' affiancato il presidente del Senato Carlos Navarrete, secondo il quale la nuova legge e' "una chiara violazione dei diritti fondamentali". Secondo il ministro, intervenuto davanti al Consiglio dell'Istituto dei messicani all'estero, la legge dell'Arizona e' la prova delle "attitudini ostili, frutto del pregiudizio e e dell'intolleranza" che vivono gli immigrati messicani.

 
 
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