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 MESSICO - MESSICO - Ex ministro Esteri: guerra alla droga danneggia il Paese, legalizzare cannabis
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Notizia 
6 aprile 2010 11:39
 
Duro editoriale dell'ex ministro degli Esteri messicano Jorge Castaneda sul Los Angeles Times contro la guerra alla droga in Messico. Castaneda, che ora insegna alla New York University, ha criticato le parole del presidente messicano Felipe Calderon che la scorsa settimana ha elogiato l'efficacia dei 10mila soldati inviati a Ciudad Juarez, centro abitato al confine con gli Usa. Calderon, durante una visita nella cittadina definita ormai la più violenta al mondo, ha detto che grazie all'Esercito la violenza legata alla droga era finalmente diminuita.
Ma, spiega Castaneda, secondo i dati dello stesso Governo, nei primi tre mesi del 2010 ci sono stati in quella città 536 omicidi, ben 100 in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
L'ex capo della diplomazia messicana ricorda anche che la violenza non è circoscritta ai piccoli centri abitati di confine. Dai 34 omicidi di Acapulco lo scorso fine settimana, ai 20 ammazzati del Sinaloa, la violenza della guerra alla droga è ormai un fenomeno generalizzato nel Paese.
Da quando Calderon ha lanciato la sua guerra alla droga nel 2006, si legge nell'editoriale, "i livelli della violenza sono aumentati" e "nessuna area del Paese è stata realmente riportata sotto il controllo dello Stato".
Per Castaneda il Governo ha di fronte tre possibilità, se non vuole continuare ad alimentare questo distruttivo status quo: può continuare la sua guerra ai cartelli ma con un profilo meno politicizzato, evitando di rimanere ostaggio delle promesse di vittoria militare; può ricominciare da capo partendo da una riforma della polizia federale che permetta di ritirare l'esercito dalle strade messicane; oppure può battersi per la legalizzazione della marijuana negli Stati Uniti, dove ha preso piede un importante movimento antiproibizionista. Questo, scrive Castaneda, eliminerebbe il traffico di cannabis verso gli Stati Uniti (non avrebbero più bisogno di importarla illegalmente visto che potrebbero coltivarla legalmente) e quindi circa la metà dei guadagni per i cartelli del narcotraffico. Per l'ex ministro, quest'ultimo approccio permetterebbe anche di "de-narcotizzare" le relazioni Usa-Messico. I due Paesi potrebbero così occuparsi finalmente di temi essenziali come energia, infrastrutture e immigrazione.
 
 
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