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 ITALIA - ITALIA - Droga. Cassazione: condannati per spaccio lieve possono rideterminare la pena
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29 maggio 2014 15:35
 
Via libera, dalle sezioni unite penali della Cassazione, al diritto dei condannati in via definitiva per spaccio lieve di droga, con la recidiva, alla rideterminazione della pena al ribasso, per effetto di due verdetti, del 2012 e quello recente del 2014, della Consulta sulla legge Fini-Giovanardi.
I supremi giudici - presieduti dal primo presidente Giorgio Santacroce - hanno appena preso questa decisione, accogliendo un ricorso della procura di Napoli contro la decisione del tribunale, che aveva negato ad un condannato recidivo per piccolo spaccio di ottenere il ricalcolo della pena a seguito della sentenza della Consulta che nel 2012 aveva dichiarato incostituzionale la norma della Fini-Giovanardi che vietava la concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi.
La Cassazione, inoltre, ha stabilito - comprendendo nella sua decisione anche gli effetti del recente verdetto della Consulta che ha ripristinato la distinzione tra droghe pesanti e leggere - che i giudici dell'esecuzione, chiamati al ricalcolo delle pene dei condannati definitivi, dovranno anche tenere conto del fatto che è stato ripristinato il testo della Iervolino-Vassalli, per effetto dell'ultima decisione della Consulta sulla Fini-Giovanardi.
Per effetto di questa decisione delle sezioni unite "potranno uscire dal carcere migliaia di detenuti condannati per piccolo spaccio, qualora venisse accolta la loro richiesta di revisione del trattamento sanzionatorio". Lo spiegano fonti della Suprema corte.
Le stesse fonti della Suprema corte, preannunciano anche come, in questo modo, "aumenterà di molto il lavoro dei magistrati dell'esecuzione della pena" che nella maggior parte dei casi sono i tribunali e in misura minore le corti d'appello.
Del verdetto, precisano fonti della stessa Suprema corte, "non si possono avvantaggiare i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l'associazione a delinquere". In base alle ultime stime, in carcere ci sono circa cinque mila detenuti per spaccio di droghe pesanti in associazione, e circa nove mila per spaccio di lieve entità. E' quest'ultima 'platea' che potrà chiedere il ricalcolo della pena ai giudici dell'esecuzione.
Ecco la questione di diritto affrontata dalle sezioni unite penali della Cassazione sulla possibilità, per i piccoli spacciatori recidivi condannati in via definitiva, di ottenere la riduzione della pena per effetto della sentenza n.251 del 2012 della Consulta, anche con riferimento alla sentenza n.32 del 2014 della stessa corte. "Se la dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma penale diversa dalla norma incriminatrice, ma che incide sul trattamento sanzionatorio - recita la 'questione' affrontata dalla Cassazione - comporti una rideterminazione della pena in sede di esecuzione, vincendo la preclusione del giudicato". Nella specie "la questione riguardava gli effetti della sentenza n.251 del 2012, che ha dichiarato l'incostituzionalità dell'art.69, comma quarto, Codice penale, nella parte in cui vietava di valutare prevalente la circostanza attenuante di cui all'art.73, comma cinque, del Dpr n.309 del 1990 sulla recidiva di cui all'art.99, comma quarto, Codice penale". La "soluzione adottata" dai supremi giudici è "affermativa". "Con la precisazione che - spiega la nota informativa emessa dalle sezioni unite penali - nella specie il giudice dell'esecuzione, ferme le vincolanti valutazioni di merito espresse dal giudice della cognizione nella sentenza della cui esecuzione si tratta, ove ritenga prevalente sulla recidiva la circostanza attenuante di cui all'art.73, comma cinque, Dpr n.309 del 1990, ai fini della rideterminazione della pena dovrà tenere conto del testo di tale disposizione, come ripristinato a seguito della sentenza Corte costituzionale n.32 del 2014, senza tenere conto di successive modifiche legislative". In pratica, i condannati definitivi con recidiva per piccolo spaccio, potranno ottenere il ricalcolo della pena per l'incostituzionalità della norma che vietava loro la concessione delle circostanze attenuanti, ed inoltre il giudice dell'esecuzione incaricato del ricalcolo dovrà tenere presente della 'abolizione' della Fini-Giovanardi nella parte che non distingueva tra droghe leggere e pesanti con effetti di aggravio di pena anche per le ipotesi lievi.

"La decisione della Cassazione mette l'Italia al passo con la giurisprudenza di Strasburgo e, insieme alle due sentenze della Consulta, ci mettono più 'in regola' con la Carta di Diritti dell'Uomo". Così Giuseppe Maria Berruti, direttore del massimario della Cassazione, sul verdetto che riduce le condanne per spaccio leggero. "E' una decisione molto avanzata, politica nel senso che aiuta il governo della nostra 'comunità' e non un governo in senso stretto", prosegue Berruti non nascondendo gli "effetti positivi" che questa decisione avrà rispetto all'ultimatum dell'Europa all'Italia per il sovraffollamento carcerario. "Il diritto non è immobile, cambia a seconda del quadro storico di riferimento e questa vicenda dimostra che il quadro storico è mutato rispetto a quando la legge Fini-Giovanardi venne emanata", conclude Berruti.

"Sacrosanta la decisione delle sezioni unite penali della Cassazione sulla revisione al ribasso delle condanne definitive per spaccio di droghe leggere. Ancora una volta la magistratura provvede là dove la politica non fa o tarda a fare. Si intervenga immediatamente per sanare quella intollerabile ingiustizia che vede recluse migliaia di persone, condannate a una pena prevista da una norma dichiarata incostituzionale". Lo afferma il senatore del Partito democratico Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama.

Con il verdetto di oggi della Cassazione sulla droga "aumenteranno a dismisura i carichi dei giudici ordinari che dovranno affrontare i procedimenti camerali attraverso i quali si dovrà ricalcolare al ribasso la pena di migliaia e migliaia di detenuti". Serve quindi il ricrso ad amnistia e indulto. Lo scrive in una nota il segretario dei Radicali italiani, Rita Bernardini. "Istituzioni serie che abbiano a cuore lo Stato di diritto e quindi la legalità della giustizia e della pena dovrebbero immediatamente attivarsi per dare alla luce un provvedimento di amnistia e di indulto -ribadisce Bernardini- che liberando le scrivanie dei magistrati consentirebbe di indirizzare maggiori forze per perseguire i reati gravi e, con l'indulto, farebbe uscire dal carcere chi deve scontare gli ultimi due o tre anni di detenzione fra i quali le migliaia di reclusi vittime della legge Fini-Giovanardi".

"Sono circa diecimila, in base a una prima stima, i detenuti che, potenzialmente, potrebbero beneficiare della decisione delle Sezioni Unite della Cassazione" sulla Fini-Giovanardi. Lo afferma il coordinatore dei garanti dei detenuti Franco Corleone. "I detenuti per la violazione dell'art. 73 del Testo unico sulla droga sono circa 23 mila. Da questi bisogna discernere quali sono condannati per spaccio di cannabinoidi, che sono circa il 40%", spiega Corleone. "Auspico che nel giro di un periodo di tempo ragionevole, queste persone possano avere una rideterminazione della pena e dove ce ne sono le condizioni, uscire dal carcere. Questo sarà possibile se i soggetti destinatari saranno individuati rapidamente, un lavoro che va fatto dentro le carceri e che necessità di collaborazione tra magistrati e amministrazione penitenziaria".

''In attesa del dispositivo della sentenza delle Sezioni unite della Corte di Cassazione, appare comunque chiaro che la magistratura, ancora una volta si è sostituita al legislatore che, in sede di conversione del "Decreto Lorenzin" aveva respinto gli emendamenti di Sel per il ricalcolo delle pene comminate in base alle sentenze passate in giudicato. Sentenze che erano state formulate in base alle abnormi penalità della pessima legge Fini-Giovanardi, dichiarata recentemente incostituzionale''. Lo afferma il capogruppo di Sel in commissione Giustizia Daniele Farina. ''Sono migliaia i detenuti che potrebbero beneficiarne, prevalentemente quelli condannati per cannabis e derivati. Condizionale d'obbligo perché toccherà al singolo detenuto avviare l'azione. Resta l'amarezza - prosegue - per il ritardo, lo scarso coraggio della politica e soprattutto per le tante morti verificatesi e i millenni di galera gratuiti comminati in base ad una legge fallimentare prima che incostituzionale''.

"Con la sentenza odierna, la Cassazione demolisce la Fini-Giovanardi e pone le basi per superare la sbornia ideologica del proibizionismo che tanti danni ha fatto e tanta gente ha mandato in galera: finalmente! Con ogni evidenza la Corte si dimostra più saggia di tanti parlamenti che non hanno mai avuto il coraggio di abolire questa folle legge. Ora occorre legiferare per garantire la legalizzazione del consumo ed in particolare per permettere la coltivazione della cannabis per uso individuale, che rappresenta la via maestra per azzerare gli affari che le mafie del narcotraffico fanno sulla pelle della gente". Lo afferma Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista.


"Questo ci fa dire che l'uscita dall'emergenza del sovraffollamento delle carceri probabilmente sara' piu' rapida". Con queste parole il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, commenta la decisione della Cassazione. "Non avevamo previsto una cosa del genere - aggiunge il guardasigilli parlando a margine della firma di un protocollo d'intesa sulle carceri con la Regione Puglia -. Avevamo infatti previsto una serie di conseguenze rispetto alle varie misure prese per ridurre il sovraffollamento delle carceri ma questa non l'avevamo proprio immaginata. Ovviamente - continua Orlando - incidera' significativamente anche se non sappiamo dire esattamente con quali numeri".

''La decisione della Cassazione potrà avere un effetto positivo sul problema del sovraffollamento carcerario''. E' il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri a sottolineare che ''la decisione della Cassazione è una conseguenza del fatto che la Fini-Giovanardi è stata dichiarata incostituzionale. L'incostituzionalità non comporta l'eliminazione delle condanne già passate in giudicato perché la sentenza della Corte Costituzionale non aveva soppresso il reato di spaccio. Però, poiché quella sentenza aveva dichiarato incostituzionali le norme che stabilivano l'entità delle pene da applicare, ora la Cassazione ha affermato che si deve ricalcolare la durata di quelle pene che erano state comminate applicando la Fini-Giovanardi e questo nuovo calcolo deve essere compiuto facendo riferimento non più alla Fini Giovanardi ma alla legge che era in vigore in precedenza''. ''Allo stato, non è possibile quantificare il numero delle eventuali scarcerazioni. Quello che si può dire -continua- è che vi è la possibilità che alcune migliaia di persone detenute per reati di spaccio di stupefacenti potranno ottenere una riduzione di pena''.

"La decisione delle sezioni unite della Cassazione è molto importante e contribuirà a decongestionare ulteriormente il nostro sistema penitenziario". Lo dichiara Patrizio Gonnella, Presidente nazionale di Antigone "Tutti i detenuti che hanno subito gli eccessi di pena della legge Fini-Giovanardi potranno ora finalmente - aggiunge - ottenere il ricalcolo del loro periodo di detenzione. Si tratta di varie migliaia di persone". "Speriamo che ora i tempi della giustizia siano sufficientemente rapidi affinché, nel giro di qualche mese, tutti gli aventi diritto possano vedere la loro pena finalmente ridotta come deciso prima dalla Corte Costituzionale e ora dalla Corte di Cassazione" conclude Gonnella.

''Bisogna intervenire per non vanificare l'abnegazione delle forze di polizia'': il sindacato di polizia Consap fa appello al governo ''contro la decisione della Cassazione di ridurre le pena ai piccoli spacciatori, rendendola anche retroattiva''. ''In migliaia potranno uscire dal carcere - sostiene il segretario generale nazionale della Consap Giorgio Innocenzi - è una decisione sconcertante che vanifica, il duro lavoro d'indagine, ore ed ore di pedinamento e pericolosissimi infiltramenti sotto copertura, che donne ed uomini della Polizia di Stato hanno profuso per assicurare alla giustizia questi delinquenti, che una volta fuori non potranno che tornare a rapinare e rubare e diventando manovalanza a buon mercato per il crimine organizzato che controlla lo spaccio''. Il sindacato auspica quindi ''un autorevole intervento del Ministro dell'Interno in quanto questa decisione della Cassazione mette a serio rischio la sicurezza dei cittadini''. Quanto alla possibilità di mitigare l'emergenza carceri, la Consap non si illude: "Li riarresteremo appena escono, speriamo solo che nel frattempo non abbiamo arrecato troppi danni ai cittadini onesti", conclude Innocenzi.

''Nessuna rivoluzione'' dopo la pronuncia della Cassazione che ha disposto la revisione al ribasso delle pene definitive per il piccolo spaccio di droga alla luce della recente pronuncia della Consulta sulla legge Fini-Giovanardi. E' lo stesso senatore Carlo Giovanardi a sottolinearlo all'Adnkronos. ''E' appena entrata in vigore una nuova legge che stabilisce che lo spaccio di qualsiasi sostanza, sia cannabis o eroina, comporta la reclusione da sei mesi a quattro anni. Quest'intervento -aggiunge Giovanardi- potrà forse avere ripercussioni sul sovraffollamento carcerario, ma non saprei quantificare in che misura''.

 
 
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