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 ITALIA - ITALIA - Dolore cronico, l'Italia ancora indietro sull'uso di antidolorifici oppioidi
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4 marzo 2010 14:14
 
Negli ambulatori dei medici di famiglia fino a un paziente su 3 potrebbe soffrire di dolore cronico.
Questo uno dei risultati dell'indagine "Il comportamento prescrittivo dei medici di medicina generale", promossa dalla Societa' italiana di medicina generale (Simg) con il supporto del Centro Studi Mundipharma. Lo studio, condotto mediante il sistema di analisi Health Search/CSD patients Database (HSD), ha coinvolto 500 medici italiani, per un totale di 789.284 pazienti. Dallo studio e' emerso che circa il 27% degli assistiti soffre di una malattia importante associata a dolore cronico: artrosi (20,45%), artrite reumatoide (0,85%) o tumori (6,07%). "Il medico di medicina generale e', dunque, il primo interlocutore per la cura del dolore, uno dei fattori piu' importanti che condizionano la qualita' di vita delle persone", spiega Claudio Cricelli, presidente Simg. Ma a proposito della prescrizione di farmaci, quali sono le scelte del medico per il trattamento del dolore? Secondo l'analisi, prevale ancora la prescrizione dei Fans (39,6% delle prescrizioni), seguita da quella di analgesici oppiacei (9,5%) e paracetamolo (3,9%). Dai risultati, quindi, emerge ancora una volta che la percentuale di prescrizioni degli oppioidi nel trattamento del dolore e' molto contenuta in Italia: fatto che pone il nostro Paese in ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Questo aspetto emerge anche dai dati del Centro Studi Mundipharma, secondo i quali a settembre 2009 l'Italia si classificava ultima in Europa per spesa pro capite destinata agli oppioidi, con un valore pari a 0,83 euro, contro una media europea di 3,87 euro (valore massimo della Germania: 8,42 euro). "Oggi - spiega il professor Guido Fanelli, coordinatore della Commissione ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative - grazie a un'ordinanza ministeriale del 20 giugno 2009, e' stato abolito il ricettario speciale per la prescrizione dei farmaci oppioidi che ne limitava di fatto l'utilizzo. Questo provvedimento mira a rendere piu' accessibili ai tanti malati con dolore cronico le cure piu' idonee, attraverso l'impiego di terapie a base di morfina, ossicodone, fentanyl o buprenorfina, farmaci fino a poco tempo fa poco accessibili. Oggi il medico ha dunque a disposizione piu' possibilita' di cura, che dovrebbe sfruttare al meglio per garantire la migliore assistenza al proprio paziente", conclude Fanelli.
"Le nuove norme - continua Cricelli - favoriscono e facilitano la prescrizione dei farmaci oppioidi e permettono oggi di superare le antiche barriere burocratiche e ideologiche che ne impedivano la diffusione. Eppure - continua Cricelli -, al fine di sfruttare queste nuove opportunita' terapeutiche, e' anzitutto necessario che il medico di medicina generale abbia la possibilita' di seguire un adeguato percorso formativo sull'utilizzo di questi farmaci e le loro potenzialita'". Qualche segnale positivo si riscontra se si analizza la percentuale di variazione dei consumi tra settembre 2009 e lo stesso periodo dell'anno precedente: con +16,4%, infatti, l'Italia e' il Paese che ha registrato il maggior incremento in Europa, facendo ben sperare per un adeguamento agli standard europei. Altro elemento incoraggiante e' l'aumento del consumo di oppioidi orali pari a +7,7% (33,9% a settembre 2009 contro il 26,2% a settembre 2008) rispetto alle formulazioni transdermiche (66,1% a settembre 2009 contro il 73,8% a settembre 2008), che testimonia un graduale adeguamento del nostro Paese alle Linee Guida internazionali Oms, Esmo ed Eapc che indicano come via di somministrazione di prima scelta le formulazioni orali (dati Centro Studi Mundipharma).
L'impiego di analgesici oppiacei e' maggiore nelle regioni del centro (11,10%) e del nord (10,49%), rispetto al sud d'Italia (7,7%): la regione piu' virtuosa risulta essere la Toscana (17,2%), mentre il Lazio, con l'8,6%, registra la prevalenza d'uso piu' bassa.
 
 
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