Due carabinieri che scherzano al telefono, si preoccupano dei quotidiani che non si trovano, poi commentano i fatti di quella notte, a Varese, tra il 13 e il 14 giugno 2008, quando Giuseppe Uva viene trattenuto per due ore in caserma e poi muore all'ospedale di Circolo, fotografato dalla sorella pieno di lividi e macchie rossastre. Una telefonata che sembra smentire la ricostruzione dei carabinieri che hanno sempre parlato di "atti di autolesionismo" per giustificare le ferite di Uva. I loro colleghi, nella telefonata per la prima volta pubblica, descrivono Uva come un ragazzo "debole", che "fisicamente si può tenere".
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