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 ITALIA - ITALIA - Carcere di estrema pericolosità. Morto un altro detenuto tossicodipendente.
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9 aprile 2010 16:05
 
L'anatomopatologo Ildo Polidoro sara' incaricato di effettuare l'autopsia sul corpo di Domenico Cardilli, 39 anni di Roma, internato nel carcere di Sulmona, trovato morto nella sua cella ieri sera alle 22. "Domani - riferisce Ildo Polidoro, consulente medico della Procura della Repubblica di Sulmona - mi sara' notificato l'incarico e il quesito della Procura per fare chiarezza sulla morte del detenuto". L'esame potrebbe tenersi nel pomeriggio di domani. La ricognizione cadaverica, effettuata in cella dal medico legale della Asl, avrebbe attribuito la morte a edema polomare acuto. Il detenuto era in cura al Sert per il programma di recupero dalle tossicodipendenze e sottoposto ai metaboliti generali era quasi sempre risultato positivo. Per questo in sede di autopsia potrebbe essere disposto anche l'esame tossicologico.

 'Con la morte di Domenico Cardarelli, internato nel supercarcere di Sulmona e ritrovato ieri sera cadavere nella sua cella, salgono a 54 i detenuti morti dall'inizio dell'anno, 1 ogni 2 giorni di media. Di questi 17 si sono suicidati'. Lo dice 'Ristretti Orizzonti'.
L' anno scorso, ricorda l' associazione, sono morte in carcere 175 persone (72 suicidi) e dal 2000 ad oggi i decessi sono stati 1.651 (578 i suicidi). 'Numeri impressionanti - e' detto in una nota - se si tiene conto che la popolazione detenuta e' costituita prevalentemente da persone giovani (i 2/3 dei reclusi hanno meno di 40 anni e soltanto 2.500 di loro sono ultrasessantenni) che raramente dovrebbero morire per 'causa naturale'.
Secondo Ristretti Orizzonti, 'nelle carceri su muore cosi' spesso perch‚ negli ultimi 20 anni sono diventate il ricettacolo di tutti i disagi umani e sociali, con decine di migliaia di detenuti tossicodipendenti, 5 o 6.000 malati di mente, migliaia di sieropositivi HIV. Una recente ricerca della Simspe (Societa Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria) ha riscontrato che soltanto il 20% dei detenuti è in buone condizioni di salute.
Ma si muore anche perch‚ le condizioni detentive sono sempre piú difficili: il sovraffollamento ha raggiunto livelli mai visti, il personale adibito al 'trattamento' e alla sorveglianza e' sempre piú scarso, il lavoro per i detenuti sempre meno'.

'Bisogna investire concretamente sulla sicurezza, sulla prevenzione ed anche sulla repressione del crimine: per questo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) auspica che si provveda ad istituire in tutte le regioni un distaccamento di unita' cinofile del Corpo di Polizia Penitenziaria, servizio oggi limitato solo ad alcune realta' del Paese'. E' quanto chiede il segretario generale del Sappe, Donato Capece, dopo la morte di un detenuto nel carcere di Sulmona per sospetta overdose.
'Nelle carceri italiane - spiega Capece - il 25% circa dei detenuti e' tossicodipendente e cio' determina moltissimi problemi, di natura sociale, detentiva e di sicurezza: se per un verso e' opportuno agire sul piano del recupero sociale, e' altrettanto necessario disporre di adeguate risorse per far fronte alla possibilita' che all'interno del carcere entri la droga'.
Secondo Capece 'alcuni recenti fatti di cronaca hanno dimostrato che e' sempre piu' frequente il tentativo, anche da parte dei detenuti appena arrestati o di familiari e amici a colloquio, di introdurre sostanze stupefacenti all'interno degli istituti penitenziari'. 'Spesso - conclude - la professionalita' della Polizia Penitenziaria consente di individuare i responsabili e di denunciarli all'autorita' giudiziaria, ma cio' non e' sufficiente'.

 
 
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