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Bolivia. Leonida, coltivatrice di coca, in Italia al vertice della Fao
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12 giugno 2002 20:38
 
Contemporaneamente al vertice della Fao, a Roma, si svolge il Forum delle Ong. L'agenzia Ansa coglie l'occasione per sentire il racconto di una cocalera del tropico del Cochabamba, Leonida Zurita, esponente della Federazione nazionale delle donne contadine della Bolivia. Leonida sopravvive grazie alla coca che coltiva illegalmente. "Siamo 40 mila famiglie a farlo in questa parte della Bolivia. Siamo tutti fuorilegge perche' il Plan Dignitad, introdotto dal Governo e dagli Stati Uniti per combattere il narcotraffico, considera illegale la coltivazione di coca. Ma qui, nella nostra zona, prima di quel piano il Governo lo permetteva. I contadini avevano la licenza per coltivare la coca. Non siamo drogati, ne' narcotrafficanti. Coltiviamo l'unica cosa che ci da' e ci ha dato da mangiare".
"Prima -spiega- il maggior indotto proveniva dall'enorme acquisto che ogni anno faceva la societa' Albor Export: compravano 70 tonnellate di foglie, dicevano che erano destinate alla Coca Cola". "Il piano governativo, oltre ad aver ucciso l'unica nostra fonte di sostentamento -continua Leonida- si e' basato su false promesse: ci avevano detto che avrebbero favorito coltivazioni alternative, come banani, ananas, maracuja e che avrebbero mantenuto i prezzi bassi per permetterci di stare sul mercato. Questo non e' avvenuto, e la coca continua ad essere l'unica nostra coltivazione".
A Leonida viene anche chiesto un parere sugli interventi della Fao, e spiega: "i soldi degli aiuti arrivano al Governo che li smista a imprese amiche. La Fao dovrebbe far arrivare i soldi ai contadini, forse le cose per noi potrebbero cambiare". Poi, riporta l'Ansa, dopo aver raccontato la sua storia, tira fuori dalla borsa un piccolo involucro. "Questa e' la coca che io coltivo, questo e' l'unico tesoro per noi contadini", dice allontanandosi.
 
 
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