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 MONDO - MONDO - Le politiche di controllo del tabacco devono partire dalla riduzione del danno
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10 dicembre 2021 9:43
 
Prevenzione, diffusione della conoscenza, controllo del tabacco. I rischi del fumo sono noti e da tempo ci sono linee guida chiare per limitare i problemi di salute derivanti dal consumo di sigarette, tabacco, nicotina.

Ma potrebbe non essere ancora abbastanza. Manca soprattutto una strategia di riduzione del danno, cioè una proposta alternativa per sostituire – in ogni modo possibile – le sigarette vere e proprie. Lo dice Robert Beaglehole, medico esperto di sanità pubblica che proprio all’Oms è stato per anni direttore del Dipartimento malattie croniche e promozione della salute: «La Convenzione quadro per il controllo del tabacco (Fctc) dell’Organizzazione mondiale della sanità, entrata in vigore ormai una quindicina di anni fa, non ha mantenuto le sue promesse: il nemico sono le sostanze tossiche del tabacco bruciato». Ed è per questo motivo, aggiunge, che la destinazione auspicabile è un mondo senza fumo, non un mondo senza nicotina.

Beaglehole è intervenuto durante il Virtual E-Cigarette Summit Uk 2021, il vertice della sigaretta elettronica che si è svolto in Regno Unito il 7 e 8 dicembre e ha coinvolto diversi esperti internazionali sui temi della regolamentazione e della scienza legati al mondo del tabacco e del vaping. L’obiettivo dell’evento virtuale è quello di facilitare il dialogo tra esperti globali sulle strategie sanitarie più efficaci nel ridurre morte e malattie legate al fumo, abbracciare le nuove tecnologie, fare un punto sul ruolo nella salute pubblica dei nuovi prodotti senza fumo – come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato – meno dannosi delle sigarette tradizionali e che possono rappresentare un valido alleato per vincere la dipendenza dal fumo.

Le strategie globali ci sono, ma possono essere fallaci: l’ingrediente mancante nella strategia dell’Oms è proprio la riduzione del danno. Si calcolano 8 milioni di decessi causati dal tabacco ogni anno, di cui l’80% è dovuto al fumo di sigaretta: sono 20mila ogni giorno.
Per Beaglehole ci sono tre ragioni principali per cui la Convenzione quadro per il controllo del tabacco non è riuscita a mantenere le sue promesse: «La morsa dell’astinenza da nicotina – dice l’esperto – così come il fallimento dell’Oms nell’abbracciare prodotti meno dannosi e l’attenzione al fumo giovanile a scapito del fumo fra gli adulti sono le cause principali. L’Oms, almeno nel campo del controllo del tabacco, ha perso la sua strada. Gli obiettivi fissati sulle malattie croniche saranno raggiunti solo se gli obiettivi di riduzione del tabacco saranno rafforzati».

Esempi virtuosi non mancano. La Svezia ha dimostrato il valore della riduzione del danno: nel Paese scandinavo lo “snus”, cioè il tabacco per uso orale, sta rimpiazzando il fumo di sigaretta, mentre in Giappone i dispositivi che non bruciano il tabacco hanno ridotto la vendita di sigarette del 30%.

«Forze ostili e alleate si stanno fronteggiando e influenzano la transizione verso alternative a basso rischio al fumo: sono le nuove guerre del tabacco», ha detto Clive Bates, esperto che dirige Counterfactual Consulting, un’organizzazione di consulenza sulle policy, durante il summit.
Bates evidenzia la necessità di spogliare la riflessione sulle nuove tecnologie disponibili e sulle strategie di lotta al fumo di sigaretta di tutto il rumore di fondo. In questo caso il rumore di fondo è da intendersi come le tante agenzie che diffondono informazioni non confermate da evidenze scientifiche, strategie di controllo del tabacco inefficaci, logiche punitive solamente strumentali e il pregiudizio contro le nuove tecnologie.

L’Oms ha lanciato da tempo una serie di campagne, con cui punta a ridurre al 5% i fumatori di sigarette entro nel 2040. Per ridurre questi numeri, è sempre più diffusa anche nella comunità scientifica, l’opinione che le sigarette elettroniche possano essere uno strumento fondamentale.

A livello scientifico gli studi sugli effetti delle sigarette elettroniche non hanno ancora dimostrato gravi conseguenze, non in maniera sistematica almeno. Certo, è così anche perché non ci sono molti studi particolarmente grandi da poterlo affermare con assoluta certezza. Ma gli eventi avversi sembrano ancora piuttosto rari.

Da qui la necessità di uniformare la ricerca sulle sigarette elettroniche. «Se non possiamo smettere di fumare, vogliamo ridurne i danni», ha spiegato Robert West dell’University College London, intervenuto durante il vertice della sigaretta elettronica. «Se permettiamo dei pregiudizi – ha aggiunto – allora non stiamo facendo il nostro lavoro correttamente. C’è una grave distorsione di base nelle prove scientifiche che ha l’obiettivo di scoraggiare i buoni ricercatori dal lavorare a determinati progetti».

Intanto alcuni Paesi si sono dati obiettivi ambiziosi. Il Regno Unito ha fissato al 2030 il target sfidante di far scendere al di sotto del 5% il numero di fumatori: un target ambizioso che dovrebbe richiedere più tempo del previsto, forse sarà centrato al 2038.
Nei prossimi mesi sarà pubblicato un nuovo piano di controllo del tabacco insieme al rapporto Vaping in England 2022, la più ampia ricerca fatta finora sull’utilizzo delle sigarette elettroniche. «Le sigarette elettroniche rimangono l’aiuto più popolare per smettere, ma i tassi di consumo di sigarette elettroniche rimangono invariati dal 2013», ha detto Rosanna O’Connor, direttrice del dipartimento Dipendenze e Inclusione del sistema sanitario inglese.

A farsi avanti, racconta la O’Connor sarà anche il Nice (National Institute for Health and Care Excellence), che consiglierà le sigarette elettroniche come un’opzione sicura ed efficace per smettere di fumare. «Allo stesso tempo, da questo mese ci sono nuove linee guida per i servizi per smettere di fumare che affronteranno le idee sbagliate e le preoccupazioni comuni, che offriranno linee guida migliori e, si spera, aumenterà la disponibilità di sigarette elettroniche».

(Linkiesta)
 
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