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Rete forata, sull'inefficacia della cooperazione internazionale nel combattere il narcotraffico
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Articolo di Wálter Fanganiello Maierovitch *
29 ottobre 2004 18:25
 
Avviene come nel gioco del calcio. Un tiro potente puo' rompere alcune maglie della rete, ma la partita non finisce. Nella repressione delle droghe illecite, avviene che la polizia rompa le maglie delle reti internazionali del narcotraffico, senza tuttavia comprometterne l'offerta.
In tutto il pianeta, le polizie riescono a sequestrare dal 5 al 10% di cio' che e' presente nel mercato mondiale delle droghe illegali. Ossia, le "borse" delle organizzazioni criminali perdono delle briciole.
La mancanza dell'effettiva cooperazione internazionale contribuisce all'insuccesso della riduzione dell'offerta. Due esempi, delle scorse settimane, aiutano a comprendere questo problema. Il primo e' avvenuto in Brasile, con l'"Operação Esteira Livre". L'altro e' il risultato del meeting viennese patrocinato dalle Nazioni Unite, in un tentativo di far decollare il "Patto di Parigi".

Andiamo per ordine. L'"Operação Esteira Livre", dopo due anni di acuto lavoro investigativo della Polizia Federale, ha prodotto l'arresto di 21 pesci grossi. Un'associazione di trafficanti-investitori, con sede a Rio de Janeiro, che acquistava cocaina dalla Colombia, Peru' e Bolivia. Il Brasile era una rotta di passaggio per questa cocaina che veniva indirizzata verso Portogallo, Spagna e Olanda.
Secondo la Polizia Federale, da dieci anni, camion e automobili trasportavano mensilmente da 10 a 60 chili di cocaina per scaricarla a Rio. Grazie alla connivenza dei lavoratori della ditta che realizzava la manutenzione dei carichi per Infraero, all'aeroporto Internazionale Tom Jobim, la droga veniva imbarcata nei bagagli dei "muli".
L'imprenditore Ricardo Dantas Valente e' stato arrestato perche' sospettato di finanziare le azioni criminali. Un altro finanziatore sarebbe Leonardo dos Santos Aquino, gestore del gioco d'azzardo clandestino e di 60 punti di slot machine.
Sônia White e John White Junior curavano la parte amministrativa. Per pura coincidenza sono la moglie e il figlio del nordamericano John Michael White, arrestato nel 1999 a Barra da Tijuca. John usava aerei della Forza Aerea Brasiliana (FAB) per portare cocaina alle Isole Baleari, e tutto con la connivenza di due ufficiali dell'Aeronautica.
Uno degli uomini di questa associazione di narcotrafficanti, Wilson Vasconcelos, "riciclava" il denaro della droga con l'acquisto di armi in Argentina. Queste armi venivano rivendute nel Complexo da Maré e nel Morro do Turano, tutto stando a cio' che e' stato reso noto dalla polizia.

Analizzando l'organigramma di questa associazione di narcotrafficanti e gli arresti, e' chiaro che alla Polizia Federale brasialiana e' mancata l'auspicata cooperazione internazionale. Nei due anni della durata delle indagini, la Polizia Federale non e' riuscita ad arrivare ai responsabili delle organizzazioni di raffinamento e dell'offerta della cocaina in Colombia, Peru' e Bolivia. Allo stesso modo, non e' riuscita ad arrivare all'individuazione dei gruppi di distribuzione della cocaina in Portogallo, Spagna e Olanda.
Agendo in territorio brasiliano, l'"Operação Esteira Livre" ha individuato sei "muli", tre persone che realizzavano il "contatto" con gli europei e un marocchino incaricato del trasporto via terra della droga.
Come si capisce, e' stata smantellata solo la maglia della rete brasiliana nel passaggio della cocaina, con pieno successo e competenza della Polizia Federale. A causa della mancanza di cooperazione internazionale, i poli originari dell'offerta e della distribuzione capillare europea continuano ad essere integri.
Ma non solo il Brasile si trova in difficolta' con la cooperazione internazionale. L'Europol, la polizia dell'Unione Europea, trova le resistenze delle polizie degli Stati membri. Non comunicano tra loro. Nelle Americhe, prevale l'influenza nordamericana, con la nota strategia di collaborare solo quando interessa a loro. Peggio, ora sono impegnati nel far passare il presidente venezuelano Hugo Chavez come negligente e finanche fautore del narcotraffico.

Nel maggio del 2003 e' nato il Patto di Parigi, sottoscritto da 55 Paesi. L'accordo e' stato il frutto della Conferenza ministeriale sulle rotte delle droghe illecite dall'Asia centrale all'Europa. C'era bisogno di una cooperazione internazionale, in particolare per le vicende dell'Afghanistan post-Taliban, che e' tornato a trasformarsi nel maggiore produttore mondiale di oppio ed eroina. La movimentazione finanziaria dell'oppio soppianta l'aiuto internazionale per la ricostruzione dell'Afghanistan.
Nonostante il Patto di Parigi, i campi di papavero e la produzione di oppio sono aumentati in Afghanistan. Da li' la riunione del gruppo consultivo del Patto di Parigi di meta' ottobre. L'ufficio delle Nazioni Unite contro il crimine e la droga (Unodc) pretende di rendere effettiva la cooperazione, a partire dai controlli delle frontiere. Manca solamente di sapere come i signori della guerra e dell'oppio, alleati della Casa Bianca, lo possano permettere.


* Gia' segretario antidroga del Brasile
 
 
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