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Francia. Il "patto di Parigi" contro il dilagare della droga afghana
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22 maggio 2003 21:54
 
E' nato oggi il Patto di Parigi, un'intesa fra i principali Paesi colpiti dal flagello degli stupefacenti, per "spezzare la spirale che lega la droga alla criminalita'". Nella capitale francese, rappresentanti di 55 governi -per l'Italia il ministro degli Esteri Franco Frattini- hanno studiato nuove strategie, incalzati dalla "situazione degradata" in Afghanistan.
Al centro della conferenza ministeriale voluta dalla Francia ci sono state le Nazioni Unite e il suo grido d'allarme contro il traffico di droga ripreso alla grande proprio in Afghanistan. E' stato il direttore esecutivo dell'organismo dell'Onu incaricato della lotta agli stupefacenti e alla criminalita' (Unodccp), Antonio Maria Costa, a proporre -in una riunione a porte chiuse- di dar vita per l'occasione a questo "patto di Parigi" che si presenta come un progetto "assolutamente nuovo".
Franco Frattini, parlando con i giornalisti al termine della conferenza, si e' detto "molto soddisfatto" perche' a Parigi "e' prevalso un approccio concreto molto positivo". L'Italia, ha spiegato il ministro, "ha insistito sulla formazione, l'assistenza tecnica, il coordinamento e lo scambio di informazioni tra i servizi di polizia, perche' servono operazioni congiunte. La minaccia sociale, politica ed economica del narcotraffico e' generale e interessa tutti i Paesi". Per l'Italia, sono quattro i "pilastri" di una strategia efficace: prevenzione, repressione, recupero e riabilitazione, colture alternative e riconversione per i Paesi che coltivano sostanze stupefacenti. "Questa strategia va integrata con quella delle Nazioni unite", e proprio da qui e' venuto l'appello alla comunita' internazionale, perche' "non esistono soluzioni nazionali o regionali".
Il 'Patto di Parigi' si articola su tre punti fondamentali: rafforzamento delle capacita' nazionali, sviluppo del partenariato regionale, lancio di una strategia operativa multilaterale per neutralizzare il traffico di eroina fra Europa e Asia.
La conferenza aveva nel mirino le strade della droga che si diramano dall'Afghanistan, primo produttore mondiale di oppio con 3.400 tonnellate nel 2002 e altrettante quest'anno. Ma la situazione "si e' ancor piu' degradata", ha aggiunto Costa, questo Paese fornisce ormai i tre quarti della produzione mondiale di oppio, "quasi tutto il consumo dell'Europa occidentale". I percorsi preferenziali per trasportare la droga sono quelli tradizionali -la strada dei Balcani, attraverso Iran e Turchia- e quelli nuovi -Asia centrale-Russia-Europa dell'est. Il rappresentante Onu ha persino aggiunto che era piu' facile far applicare le misure antidroga dal regime dei talibani, mentre "per il Governo democratico di Karzai e' molto piu' difficile". Il ministro afghano Abdullah Abdullah, pero', ha assicurato che la lotta contro la droga e' "una priorita' della sicurezza nazionale" del suo paese, che lancera' un piano decennale per lo sradicamento della coltura del papavero, di concerto con la Gran Bretagna.
"La droga -ha affermato il presidente francese Jacques Chirac davanti ai ministri degli Esteri riuniti alla conferenza- e' una cancrena che minaccia tutti i Paesi coinvolti dal suo traffico, che siano produttori, di transito o destinatari". Ha invitato tutti ad aprire "strade inedite, audaci", a stringere "contatti", a stabilire un clima di "fiducia, una cooperazione" per operare insieme.
 
 
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