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 ITALIA - ITALIA - Libro Bianco legge droga Fini-Giovanardi. Carcere, tossicodipendenza....
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25 giugno 2013 13:38
 
L'impatto della legge antidroga Fini-Giovanardi sul carcere riguarda 4 detenuti su 10: dal 2006 al 2012 in Italia sono aumentati gli ingressi in carcere per droga e sono raddoppiati i detenuti per la violazione dell’art. 73, riguardo la detenzione di sostanze illecite. E' questo il bilancio del quarto libro bianco sugli effetti della legge Fini-Giovanardi presentato questa mattina presso la Camera dei deputati da La Società della ragione, Forum droghe, Antigone e il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca). Secondo il libro bianco, oltre all'incostituzionalità per la Fini Giovanardi sollevata dalla Corte di Cassazione, su cui si dovrà esprimere la Consulta, c'è un dato di fatto che demolisce la legge antidroga: "Se l’obiettivo del legislatore del 2006 era il contenimento dei comportamenti connessi alle droghe illegali attraverso l’inasprimento punitivo - spiega il testo -, questo non è stato raggiunto. Un detenuto su tre entra in carcere ogni anno per la violazione dell'arti. 73 (detenzione). Alla fine del 2012 gli ingressi totali in carcere erano 63.020, quelli per violazione del solo art. 73 della legge antidroga 20.465, pari al 32,47 per cento rispetto al 28 per cento del 2006. Raddoppiano, invece, i detenuti: al 31 dicembre 2012 erano 65.701, di cui quelli ristretti per art. 73 erano 25.269, pari al 38,46 per cento. A fine dicembre 2006 erano 14.640. Circa quattro detenuti su dieci sono ristretti per violazione dell’art.73".
Secondo le quattro organizzazioni la legge 49 del 2006 ha portato "indietro le lancette dell’orologio cancellando l’esito del referendum del 1993, che aveva sancito la depenalizzazione della detenzione di stupefacenti per uso personale, e introdusse la tabella unica delle sostanze con la parificazione delle pene per tutte le droghe, leggere e pesanti, con la previsione di pesanti sanzioni (da sei a venti anni di carcere) per la detenzione illecita, l’aggravamento delle sanzioni amministrative per l’uso personale e una commistione ricattatoria tra cura e pena".
Una legge che ha portato all’incriminazione di molti consumatori "per il semplice possesso anche di una quantità minima in eccedenza rispetto a quanto fissato da un decreto del ministero della Sanità successivo all’approvazione della legge". Per violazione dell’art. 74, infatti, articolo che punisce l'associazione finalizzata al traffico, sono entrati nel 2012 solo 250 soggetti e sono presenti nelle carceri solo 761 detenuti. "L’enorme divario fra i reati dell’art. 73 (detenzione) e quelli del 74 (relativi al grande traffico) rende evidente che la legge è stata costruita per colpire indiscriminatamente i “pesci piccoli”, se non i semplici consumatori in possesso di quantità ritenute a fini di spaccio". Per tali ragioni, le quattro organizzazioni chiedono con urgenza "la modifica della legge, iniziando da norme che definiscano come reato autonomo l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73 con una pena ridotta che escluda l’ingresso in carcere, che si cancelli la legge Cirielli sulla recidiva, che si rendano di nuovo praticabili le alternative terapeutiche, sia per le condanne carcerarie che per le sanzioni amministrative".

Circa un detenuto su quattro, nelle carceri italiane, è tossicodipendente. Uno su tre, se si prendono in considerazione gli ingressi. Andando a snocciolare i dati ufficiali, il Libro bianco mostra come negli ultimi anni ci sia stata una lieve flessione di presenze in carcere di tossicodipendenti. "Fino al 2010 si è registrato un aumento del numero di consumatori/tossicodipendenti sul totale degli ingressi dal 2006 in poi: dal 27,1 per cento nel 2006, al 28,3 per cento nel 2010, con un picco del 29,5 nel 2008. I dati del 2012 (28,9 per cento) segnano una leggera flessione rispetto al picco 2008". Quanto alle presenze di detenuti tossicodipendenti nelle carceri, il quadro è più complesso essendo intervenuto l’indulto, spiega il testo. "Alla metà del 2006, subito prima dell’approvazione dell’indulto, i tossicodipendenti in carcere erano 16.145 - aggiunge il Libro bianco -, il 26,4 per cento della popolazione detenuta. Poco dopo l’indulto, com’era da aspettarsi, il numero si è dimezzato e la percentuale è scesa al 21,4 per cento. Questo calo ha avuto vita breve. Già alla fine del 2007, la percentuale di tossicodipendenti in carcere aveva raggiunto e superato i livelli precedenti, attestandosi al 27,5 per cento. Alla fine del 2009, i tossicodipendenti in carcere erano in flessione: 15.887 (24,5 per cento). Da allora sono rimasti in numero e percentuale pressoché stabili (16.364 pari al 24,4 per cento nel 2011; 15.663 pari al 23,8 per cento nel 2012)". Tuttavia, per quanto riguarda i dati, il Libro bianco mette in guardia dalle “conseguenze indesiderate" dovute al passaggio della sanità in carcere al Servizio sanitario nazionale. Dal 2011 in poi, infatti, la rilevazione non è più a carico dell'Amministrazione penitenziaria, ma avviene attraverso le Regioni, tramite i Sert. A cambiare, però, sono stati i criteri di classificazione dei detenuti tossicodipendenti, che seguono le linee di indirizzo del Dipartimento politiche antidroga. Tuttavia, secondo le organizzazioni promotrici del Libro bianco, la scelta dei nuovi criteri è stata voluta per "ottenere una diversa classificazione dei detenuti tossicodipendenti per incidere sulle politiche giudiziarie e carcerarie. In altre parole, dietro lo schermo della ‘scientificità’ e del ‘rigore diagnostico’, emerge il vero obiettivo politico: celare per quanto possibile il fallimento di quello che era stato propagandato come il punto forte della legge del 2006: ottenere la diminuzione dei tossicodipendenti in carcere, tramite le norme che ampliano i termini temporali di pena per l’accesso alle alternative terapeutiche. Oltre all’ingiustizia, la beffa: se non si possono far uscire i tossicodipendenti dal carcere in carne e ossa, si possono però togliere i numeri scomodi dalle statistiche".

Crescono segnalazioni alla Prefettura e denunce per cannabis, crollano i programmi terapeutici: dai 6713 del 2006, ai 340 del 2012. Nonostante siano di difficile lettura a causa del tempo necessario per il consolidamento dei dati, il Libro bianco analizza le segnalazioni, che dopo aver raggiunto un picco nel 2007 con 47.932, è sceso a 35.762 nel 2012. Estrapolando il dato relativo alla cannabis, però, si nota "il circuito repressivo: nel 2012, 28.095 segnalazioni (su 35.762) riguardano la cannabis (ovvero il 78,5 per cento). La percentuale di segnalazioni per cannabis è in costante ascesa: dal 73 per cento del 2009, al 74 per cento del 2010 fino al più recente 78,5 per cento relativo al 2012". Per quel che riguarda le denunce, invece, "non sono ancora pubblici i dati relativi al 2012 delle persone segnalate all’autorità giudiziaria per reati previsti dal Dpr 309/90, ma si può fare riferimento alla Relazione semestrale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno che dà notizia di 17.316 casi (in decremento dell’11 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente); 15.608 soggetti per fatti relativi all’art. 73 e 1708 per fatti relativi all’art. 74. La denuncia in stato di arresto ha riguardato 14.144 persone. Nel 2011 il totale delle denunce era stato pari a 36.796 delle quali 28.552 in stato di arresto".
Per quanto riguarda le sostanze, "il maggior numero di denunce riguarda la cocaina, 6.311 casi (-13,35 rispetto al primo semestre 2011), ma se si sommano le denunce per hashish (4.230, -1,17), per marijuana (2.686, +5,17) e per le piante di cannabis (390, -24,71) si raggiunge la cifra di 7.306 casi che equivale al 42,5 per cento, superiore di un punto a quella del 2011 e di due punti rispetto al 2010. Le denunce per eroina sono 2.912 (-26,48) e quelle per droghe sintetiche sono 222 (+37,04)". Crescono in "maniera notevole" le sanzioni amministrative erogate: dalle 11.850 del 2007, fino alle 16.205 del 2012 (con picco di 17.266 nel 2009). "Se si considera però la diminuzione delle segnalazioni, la probabilità per i consumatori di incorrere nella punizione cresce considerevolmente: nel 2007, il 24,7 per cento dei segnalati riceveva sanzioni, contro il 45,3 per cento del 2012. Da notare che nel 2006, prima della legge, le segnalazioni erano state 8.180: dunque, in sei anni, le sanzioni sono raddoppiate". Tendenza opposta per i programmi terapeutici. "E’ una discesa repentina: 6713 nel 2006, 3008 nel 2007, 1646 nel 2008, 903 nel 2009, 518 nel 2010, 418 nel 2011; per arrivare alle 340 richieste di terapia nel 2012. Sulla caduta dei programmi terapeutici per le persone segnalate alla Prefettura per uso personale (ex art.75) ha influito la modifica della Fini Giovanardi: il programma terapeutico non sospende più l’erogazione della sanzione, come avveniva nella normativa del 1990. Dunque, il programma si presenta agli occhi del consumatore come un “onere”, se non una punizione, “in aggiunta” a quelle già pesanti comminate". Crollati anche gli affidamenti in prova ottenibili con pene o residuo pena fino a 6 anni, rispetto ai 4 della normativa precedente. "Al 1 gennaio 2006, risultavano in affidamento 3852 tossicodipendenti, al 1 gennaio 2007 (dopo l’indulto) si contavano 708 tossicodipendenti affidati, a fine 2012 erano affidati 2777 tossicodipendenti. Al di là dei numeri complessivi, c’è stato un mutamento strutturale nelle misure alternative: è enormemente cresciuta la detenzione domiciliare (il 173 per cento rispetto ai dati 2006), mentre sono diminuiti gli affidi in prova (il 70 per cento di allora) e dimezzate le semilibertà (il 49 per cento rispetto ai dati 2006). Inoltre, mentre prima del 2006 la gran parte delle persone andava in misura alternativa senza passare dal carcere, negli ultimi anni il rapporto si è invertito: la maggioranza dei tossicodipendenti trascorre un periodo in carcere prima di transitare nel circuito alternativo. Delle 3852 persone affidate a gennaio 2006, ben 2901 provenivano dalla libertà. Al contrario, delle 2777 persone affidate a fine dicembre 2012, la gran parte (1811) sono state in precedenza incarcerate".
 
 
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