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 MONDO - MONDO - Legalizzazione droghe. Radicali invitano parlamentari messicani a unire le forze
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1 settembre 2010 19:21
 
I dirigenti del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartitico hanno scritto una lettera ai deputati del Parlamento del Messico, chiedendo loro di unire le forze nella lotta per la legalizzazione delle droghe.

Ai Parlamentari del Messico

Cari colleghi,

abbiamo seguito sui media italiani e internazionali gli aggiornamenti del vero e proprio bollettino di guerra dell’attività finalizzata a reprimere il traffico di droghe nel e dal vostro Paese. Abbiamo anche seguito la presa di posizione dell’ex-Presidente Fox a favore della legalizzazione, nell’ambito di un dibattito auspicato dallo stesso Presidente Felipe Calderon.

Se ci permettiamo di rivolgerci a voi oggi è perché riteniamo che su un tema tanto importante, che travalica i confini nazionali, il confronto sulle soluzioni non possa essere ristretto nei confini di una nazione, come stanno a dimostrare anche le prese di posizione degli ex-Presidenti di Colombia e Brasile, che hanno aperto a ipotesi di legalizzazione insieme all’altro ex Presidente messicano Ernesto Zedillo. Del resto, l’impianto legislativo della stragrande maggioranza degli Stati membri dell’ONU si basa su tre Convenzioni internazionali, costantemente monitorate a livello globale nella loro applicazione.

Siamo Parlamentari e dirigenti del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito: una forza politica che è anche ONG in status consultivo al Consiglio economico e sociale dell’ONU e che da alcuni decenni conduce iniziative per realizzare un’alternativa alla cosiddetta “War on Drugs”, cioè a una guerra che dimostra essere sempre più “war on people” e “war on democracy”. Le notizie che ci arrivano dal vostro Paese -i 28.000 morti, le fosse comuni, le autobombe- evocano tragicamente gli scenari di altre aree del pianeta. Noi Radicali crediamo che la democrazia e lo Stato di diritto siano lo strumento migliore per garantire la pace e la libertà, in Europa, in Asia, nelle Americhe. Crediamo anche che la Nonviolenza sia lo strumento più efficace non solo per fermare la mano assassina di criminali e dittatori, ma anche per fermare quelle politiche che –anche al di là delle intenzioni di chi le promuove- hanno l’effetto di produrre più crimine, più violenza, più morte. Tra queste, vi sono proprio le politiche proibizioniste sulle droghe.

Nel febbraio del 2003, in vista della sessione ministeriale della Commissione Droghe dell'Onu organizzammo a Mérida, con altre organizzazioni, la prima Conferenza Antiproibizionista Pan-Americana che vide la partecipazione di legislatori del Messico, Costa Rica, Colombia, Bolivia, Peru e Argentina, oltre che di attivisti della società civile anche del Nordamerica. La scelta del Messico fu dettata dall'emergere sempre più prepotente e violento del fenomeno del narco-traffico ma anche dalla ragionevolezza di alcune dichiarazioni che caratterizzavano politici esperti e nuovi proprio in quel paese. Oggi occorrerebbe poter ripetere quella esperienza.

Decine di noi militanti radicali nonviolenti – che fin dagli anni ’50 e ’60 ci siamo fatti arrestare per manifestazioni non autorizzate in regimi dittatoriali e totalitari nel mondo, come l’URSS e i Paesi ex-comunisti- abbiamo negli ultimi trent’anni praticato la disobbedienza civile nei confronti delle leggi proibizioniste sulle droghe, autodenunciandoci per azioni pubbliche di detenzione e cessione gratuita di cannabis, per provocare dei processi in occasione dei quali contestare la legittimità della repressione proibizioniste e denunciare lo scandalo della sua irragionevolezza. Abbiamo subito condanne e arresti, ma anche riconoscimenti per “l’alto valore sociale” delle nostre azioni, come riconosciuto da un Tribunale italiano. Siamo oggi in 34 a non poter più candidarci ad elezioni locali in Italia, proprio a causa delle conseguenze giudiziarie di queste azioni, delle leggi che riteniamo vitale modificare.

A livello internazionale, abbiamo proposto la modifica delle Convenzioni internazionali sulle droghe, partecipando alle riunioni dell’ONU e cercando di ottenere almeno una valutazione dei risultati finora raggiunti. Purtroppo, la chiusura dei Governi è stata finora ufficialmente assoluta, nonostante i dubbi e le contrarietà che serpeggiano nei discorsi non ufficiali.

Vi scriviamo dunque oggi per chiedervi di unire le forze di chi ritiene urgente, a Città del Messico come a Roma, in Colombia come in Afghanistan, mettere fine alla Guerra, percorrere la strada della legalizzazione, della sperimentazione di politiche alternative fondate sul buon senso e la verifica dei risultati invece che su pregiudizi ideologici. Vi proponiamo di iscrivervi al Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, aperto alla partecipazione di personalità di ogni estrazione politica e nazionalità, per portare avanti assieme una campagna mondiale non più rinviabile per chi voglia salvare la democrazia dalla violenza omicida dei narcotrafficanti e dalla violenza burocratica del proibizionismo.

Entro la fine dell'anno terremo il nostro 39esimo congresso transnazionale, Ti chiediamo quindi di risponderci comunque, anche se deciderai di non accogliere il nostro invito. Se sceglierai di averci come compagni di strada, ne saremo felici ed onorati.
 
 
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