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 MESSICO - MESSICO - Guerra alla droga, Calderon costretto a girare con 5mila uomini di scorta
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Notizia 
17 marzo 2010 11:34
 
Protetti da misure di sicurezza per le quali sono stati mobilitati 5.000 agenti di polizia, il presidente messicano Felipe Calderon e l'ambasciatore Usa in Messico, Carlos Pascal, si sono recati ieri a Ciudad Juarez per fare il punto della situazione sulla spirale di violenza innescata dai narcotrafficanti e che la settimana scorsa ha portato all'uccisione di tre americani proprio nei pressi di quella citta' a ridosso della frontiera col Texas.
Calderon e' gia' alla sua terza visita in un mese a Ciudad Juarez dove i narcos, per la prima volta, hanno causato vittime Usa. Dal canto suo il Dipartimento di Stato americano ha assicurato che contribuira' alla caccia ai killer dei narcotrafficanti mobilitando ben sei agenzie, Fbi e Dea comprese.
Ma l'opposizione non ci sta e accusa il capo dello Stato di aver 'fallito' la strategia contro i cartelli della droga: 'Non puo' essere che il Messico ci metta i morti e gli Usa il consumo di droga e l'export di armi. E' un'equazione da modificare', ha avvertito il senatore Gustavo Madero, esponente di uno schieramento che ha chiesto a Calderon di parlare 'con urgenza' della questione con il presidente americano Barack Obama. Peraltro la sua consorte, Michelle, secondo i gossip della settimana scorsa aveva in programma una visita 'da sola' proprio in Messico.
I cartelli della droga continuano intanto la loro guerra per il controllo delle rotte della droga: oltre 56 morti nelle ultime 36 ore in tutto il Paese. E, dalla loro, hanno anche il fatto che la Segreteria della Difesa Nazionale (Sedena) ha ammesso oggi che, rispetto a quando nel 2008 ha preso il via impegnando diverse migliaia di soldati, l'anno scorso l'operazione contro i narcos denominata 'Ciudad Juarez' e' stata meno efficiente: i sequestri di droga e gli arresti sono diminuiti.
Ed e' proprio per l'inarrestabile incremento della violenza ('La situazione a Ciudad Juarez e' ormai fuori controllo', ha assicurato il presidente del Senato, Carlos Navarrete) che il Dipartimento di Stato ha anche disposto che un centinaio di diplomatici ed i loro familiari lascino le sei sedi consolari a ridosso della frontiera.
 
 
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