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 ITALIA - ITALIA - Droga. Radicali versus Giovanardi
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28 marzo 2011 11:23
 
Intervenendo ad Isernia, al Congresso “Dipendenze Patologiche: curare e guarire. Mito o presenza?”, il sottosegretario Carlo Giovanardi si è prodotto nella solita serie di esternazioni discutibili. Cosi' un commento di Claudia Sterzi, segretaria dell'Ara (Associazione radicale antiproibizionista. Prima esternazione fra tutte, “chi si droga commette un reato”, affermazione che disconosce il risultato di un referendum popolare che ha visto, nel 1993, l’abrogazione del primo comma dell’allora vigente legge Iervolino-Vassalli, e che contraddice quanto più volte affermato dallo stesso Giovanardi (“ferma restando la distinzione netta tra sanzioni penali da applicare agli spacciatori e sanzioni amministrative da applicare ai consumatori”, settembre 2010) e dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, cioè che i consumatori non vengono perseguiti e perseguitati penalmente dalla cosiddetta legge Fini–Giovanardi, un D.P.R. nel quale sono state inserite delle modifiche alla Iervolino-Vassalli, reintroducendo, fra l’altro, l’equiparazione tra droghe pesanti e cosiddette droghe leggere.
“Dati alla mano, in Italia si registra un calo di consumi di alcol e droghe”, ha poi sottolineato il sottosegretario; “i dati riferiti da Giovanardi sono stati due: la flessione del 25% a livello nazionale e del 50% a Milano”. I dati sul calo del consumo di droghe sono ottenuti con una metodologia a dir poco non ortodossa, contraddicono i risultati dei rapporti degli osservatori istituzionali del resto del mondo, e per quanto concerne l’alcool sono del tutto falsi, visto quanto ha affermato dallo stesso D.P.A. sul suo sito: “Alla diminuzione dei consumi di sostanze stupefacenti va in contro tendenza il consumo di alcol” (Relazione annuale al Parlamento 2010).
Ma dove vuole arrivare il nostro con questa contraddizione continua di se stesso? Che cosa chiede? E’ semplice: “un utilizzo oculato delle risorse che devono andare in direzione di Sert e Comunita' di recupero”, e “una serie di risposte che sia lo Stato sia il mondo del volontariato, delle Comunità di recupero, dei tanti centri di accoglienza, potranno offrire”. Soldi, quindi, da utilizzare oculatamente, come ha fatto finora: spot televisivi, proliferazione di siti web infrequentabili, balletti, studi pseudoscientifici, rilevazione di dati manipolati, finanziamenti a comunità religiose in odor di dannazione, come quella di Don Gelmini, ecc.ecc.
“Chi si fa una canna è uno sfigato”, ha detto, fra l’altro, il sottosegretario. Bene, meglio sfigati, qualunque cosa voglia dire, che Fini– iovanardi.


 
 
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