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 ITALIA - ITALIA - Droga. Pena minima otto anni sproporzionata. Corte Costituzionale
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9 marzo 2019 11:05
 
E' "sproporzionata" la pena minima di otto anni prevista per i reati non lievi in materia di stupefacenti, mentre resta inalterata la misura massima di 20. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con una sentenza che arriva all'indomani dell'annunciato disegno di legge della Lega e del ministro Salvini che prevede un generale inasprimento delle sanzioni. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 40 depositata oggi (relatrice Marta Cartabia) ha dunque dichiarato illegittimo il primo comma dell'articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti (dpr n. 309 del 1990) nella parte in cui prevede come pena minima edittale la reclusione di otto anni, invece che sei. Una pena sproporzionata, dice la Consulta, secondo cui la differenza di ben quattro anni tra il minimo di pena previsto per la fattispecie ordinaria (otto anni) e il massimo della pena stabilito per quella di lieve entita' (quattro anni) costituisce "un'anomalia sanzionatoria in contrasto con i principi di eguaglianza, proporzionalita', ragionevolezza (articolo 3 della Costituzione), oltre che con il principio della funzione rieducativa della pena (articolo 27 della Costituzione)". Gia' con una sentenza del 2017 la Corte aveva invitato "in modo pressante" il legislatore a "risanare la frattura che separa le pene per i fatti lievi e per i fatti non lievi", ma questo invito e' rimasto inascoltato: la Consulta ha quindi ritenuto "indifferibile" il proprio intervento per correggere "l'irragionevole sproporzione, piu' volte segnalata dai giudici di merito e di legittimita'". Ed ecco la sentenza di oggi, con la quale la Corte sottolinea che la pena da applicare e' quella di sei anni, "ripetutamente considerata adeguata dal legislatore per i fatti di confine, posti al margine delle due categorie di reati". Una soluzione che "non costituisce un'opzione costituzionalmente obbligata", precisano comunque i supremi giudici, sottolineando che "rimane possibile un diverso apprezzamento da parte del legislatore", ma sempre "nel rispetto del principio di proporzionalita'".

Secondo Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio e deputato del Movimento 5 Stelle, la sentenza "indica al legislatore una chiara direzione: le pene devono seguire il principio di proporzionalita' e mantenere una funzione rieducativa. Occorre poi riflettere su come fronteggiare il fallimento delle politiche proibizioniste. La legalizzazione della cannabis puo' essere una strada".

Di parere diametralmente opposto la Lega, che ha presentato un ddl che prevede il pugno di ferro contro lo spaccio di Droga, con l'innalzamento delle pene detentive ed economiche e l'eliminazione del concetto di modica quantita'.

"Ma questo vorrebbe dire portare in carcere per minimo 6 anni anche coloro che dovessero essere trovati in possesso di pochi grammi di cannabis", sottolinea Antigone, che critica il provvedimento.

"Il fatto che la Consulta ritenga sproporzionata la pena minima di otto anni per i reati non lievi in materia di stupefacenti e' la migliore risposta, anzi pre-emptive strike, contro gli annunci dei giorni scorsi del Ministro Salvini", afferma l'ex senatore radicale Marco Perduca che per l'Associazione Luca Coscioni coordinate le attivita' di Legalizziamo.it tra le quali una proposta di legge d'iniziativa popolare che oltre alla legalizzazione della cannabis prevede la depenalizzazione dell'uso e detenzione di sostanze proibite per fini personali. "Ferma restando la necessita' di riformare radicalmente l'impianto della legge sulle droghe fermo al proibizionismo dei primi anni Novanta, la decisione della Corte costituzionale ha rilevato che 'la differenza di ben quattro anni tra il minimo di pena previsto per la fattispecie ordinaria (otto anni) e il massimo della pena stabilito per quella di lieve entita' (quattro anni) costituisce un'anomalia sanzionatoria in contrasto con i principi di eguaglianza, proporzionalita', ragionevolezza (articolo 3 della Costituzione), oltre che con il principio della funzione rieducativa della pena (articolo 27 della Costituzione)", aggiunge.
"Questioni che anche le piu' recenti decisioni a livello internazionale evidenziano per stigmatizzare il comportamento di paesi come gli USA, la Russia, l'Arabia Saudita e buona parte del sud est asiatico", prosegue Perduca, che dal 14 al 23 marzo guidera' la delegazione dell'Associazione Luca Coscioni alla Commissione droghe del'ONU di Vienna. "Sara' interessante vedere adesso - conclude - quanto questa modifica della legge ex Jervolino-Vassalli impattera' sulla sovrappopolazione carceraria che impone trattamenti inumani e degradanti ai detenuti nel nostro paese".
 
 
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