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Il potere dei narcos in Centroamerica
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Articolo di Redazione
2 giugno 2011 12:40
 
E' il Guatemala il primo narcostato dell'America Latina? Secondo i giudici che lottano in zona contro l'impunita', se non lo e' gia', e' sul punto di esserlo. “Il Guatemala” -spiegano- “e' un piccolo Paese, con un'ampia tradizione di corruzione ed un'economia molto debole, con una imposizione fiscale che arriva quasi al 10% del PIL e che, quindi, gli impedisce di sviluppare politiche sociali”. In questo modo, lo spazio abbandonato dallo Stato e' passato nelle mani del crimine organizzato. E' proprio il suo presidente, Alvaro Colom, che lo ha riconosciuto alcuni giorni fa in un'intervista al quotidiano El Pais: “Quando arrestammo il vecchio boss Lorenzana, la gente mi diceva: 'rilascialo, ci da' soldi e lavoro...'. Posso assicurare, senza timori ed equivoci, che i governi precedenti pianificavano le entrate del Paese rispetto ai rapporti coi narcos”. Secondo i giudici, il Guatemala e' governato dalle reti criminali locali, che cercano di resistere all'invasione del cartello messicano dei Los Zetas che si e' installato, con morti ed estorsioni, nella zona nord del Paese.
E' passata solo una settimana da quando Lo Zetas, in un solo giorno, hanno decapitato a Peten 27 contadini e, a seguire, un sostituto procuratore a Coban, nel Dipartimento di Alta Verapaz. “I due crimini sono stati ben pianificati”, dice un giudice, “si trattava di lanciare due distinti messaggi, uno ai cittadini e l'altro alle istituzioni. Ed io vi dico che la paura ha gia' cominciato a dare i suoi frutti. Ci sono giudici che stanno rinunciando e altri che stanno chiedendo il trasferimento in zone piu' sicure. E, dal suo canto, il Governo ha fatto sapere che non e' in grado di proteggere sia giudici che pubblici funzionari, e questo evidenzia la debolezza del Presidente”.
Alcuni giorni fa il Presidente Alvaro Colom ha ricevuto un dispaccio con una lista di 12 nomi, tutti giudici e procuratori impegnati nella lotta contro il crimine organizzato sulla cui testa la mafia aveva messo una taglia. Il Presidente ha chiamato il suo ministro degli Interni, Carlos Menocal, che, fatte le proprie valutazioni, il giorno dopo ha dichiarato alla stampa: “Lo Stato non e' in grado di fornire un'auto blindata ai giudici posti sotto minaccia”. Secondo il procuratore il risultato e' stato nefasto: “Cio' che il Governo ha detto puo' mettere nel mirino i propri funzionari... Forse la gente non si rende conto che in Guatemala, in tutto il Centroamerica, il narcotraffico sta avanzando molto rapidamente. Uccideranno piu' procuratori, uccideranno piu' cittadini”. Il giorno dopo i giornali dell'Honduras hanno aperto con questo titolo: “Sicari ammazzano il procuratore capo”.
In Guatemala, cosi' come in Honduras e Panama, la giustizia non funziona. Quello che funziona, e molto bene, secondo la DEA, e' il crimine organizzato. Secondo il comandante operativo dell'agenzia Usa antidroga, Thomas Harrigan, si rileva un incremento sostanziale del traffico dal Centroamerica di precursori chimici -indispensabili per la preparazione di alcune droghe-. Cosi' come di eroina che proviene dal Sudamerica. Lo dimostrano i grafici della DEA che il Presidente Colom aveva mostrato al quotidiano El Pais: il traffico che usa piccoli aerei che partono dalla frontiera tra Venezuela e Colombia e atterrano in piste clandestine in Guatemala, Honduras e Panama, non puo' che incrementarsi. Lo stesso per i traffici via mare. Secondo il capo della DEA: “le navi della droga partono dall'America centrale per dirigersi in tutto il mondo”. Questo e' possibile -aggiunge- grazie alla corruzione e al basso livello di preparazione delle forze di polizia. Cio' di cui Harrigan non ha parlato, nella sua audizione al Senato, e' stata la responsabilita' degli Usa nella calamita' che infestano il Centroamerica.
Gli Usa sono da soli gli acquirenti dell'84% delle droghe che partono con piccoli aerei o con le migliaia di navi che salpano dal Centroamerica, che fanno la loro parte anche nel piu' abominevole capitolo dei traffici di persone. “Il traffico di bambini” -secondo i giudici che sono stati intervistati- “e' un business che in Guatemala significa qualcosa come 200 milioni di Usd all'anno”. La Commissione Internazionale contro l'Impunita' in Guatemala (CICIG) e' riuscita a mandare in prigione i principali notabili che truccavano le adozioni. E' l'unica buona notizia. Cio' avveniva con la complicita' di funzionari che usavano documenti falsi come copertura per il furto di bambini e, vista l'impunita' diffusa, non si preoccupavano di occultare le prove. Seguire questi indizi e' facile. Il difficile, invece, e' incontrare valenti giudici che rischino la propria vita mandando in prigione i responsabili.

(articolo di Pablo Ordaz, inviato speciale in Guatemala. Pubblicato sul quotidiano El Pais del 01/06/2011)

 
 
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