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Narcoguerra messicana. Lo Stato di Sinaloa un anno dopo l'arresto di El Chapo
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Articolo di Redazione
20 febbraio 2015 10:18
 
In via Francisco I Madero, un viale di Culliacàn, dove ci sono ristoranti come El Pollo Feliz, erano solite circolare automobili come Ferrari e Lamborghini con la musica a tutto volume. Al volante ragazzi i cui genitori, dalla mattina alla sera, avevano avuto fortuna nel business della droga. Dopo l'arresto di Joaquìn El Chapo Guzmàn, un anno fa, la modestia ha prevalso. La caduta del leader del cartello di Sinaloa e' stata come un avviso ai naviganti. Molti giovani che aspirano ad imitare la vita del bandito multimilionario, che si e' trasformato in un mito, guidano auto di media gamma ed hanno i finestrini chiusi in modo che nessuno ai semafori li possa riconoscere.
La presenza del cartello nella capitale di Sinaloa, il centro delle operazioni dei narcotrafficanti, e' ora molto sotterranea e sottile, ma il suo potere e' uguale e forte cosi' come quando El Chapo non era dietro le sbarre. “Il cartello e' qui. Non si nota che sia debole, rotto, incrinato e che rischi di scomparire. Non e' stato nominato un successore, per quanto se ne sappia, ma l'impressione e' che se qualcuno fa le veci di Isamel Mayo Zambada, sicuramente e' il piu' forte. Controlla le polizie. Il figlio di El Chapo, Ivàn Archivaldo, controlla minuziosamente Culliacàn, per cui il suo compito e' autorizzato da Zambada. E' un mito il concetto del Governo che El Chapo, una volta detenuto, dovesse scomparire”, spiega Javier Valdez, direttore di Riodoce, una pubblicazione di riferimento nella citta'.
Il crimine organizzato, a Sinaloa, si piega frequentemente alle esigenze del mercato. Secondo gli analisti, ora e' tempo di diversificare. L'Universita' di Rice, in Usa, in uno studio riportato dal portale sinembargo.mx, mette sul chi va la', rispetto agli interessi di Sinaloa dopo la la cattura di El Chapo, per i grandi depositi di petrolio e gas che sono alla frontiera Messico-Usa, uno dei maggiori ostacoli per la riforma energetica approvata dal presidente messicano Enrique Peina Nieto. L'anno scorso, Pemex, la compagnia petrolifera di Stato, ha perso 1.150 milioni di dollari per i furti subiti ai propri oleodotti. I ladri avevano le conoscenze necessarie per perforare le tubazioni pressurizzate.
Il trasporto e la vendita di cocaina ed eroina, continuano a seguire i principali canali di ingresso del cartello. La proliferazione di droghe sintetiche in Usa, ha stimolato i boss di Sinaloa a trasformare la propria attivita' con numerosi laboratori clandestini. I messicani devono solo importare la mercanzia da Colombia o Bolivia con il guadagno che ne deriva. I laboratori ambulanti si installano negli edifici della zona urbana di Culliacàn o in luoghi remoti della sierra di Sinaloa, dove storicamente si coltiva il papavero da oppio. In questi luoghi di difficile accesso vengono prodotte tonnellate di droga come la cristal.
I produttori messicani sono stati istruiti dagli statunitensi del sud che conoscono alla perfezione il business, ma la mancanza di esperienza a volta ha fatto brutti scherzi. L'anno scorso, due giovani scesero a tutta velocita' dalla sierra con un loro compagno moribondo sul sedile posteriore della loro auto. Lo portarono in un ospedale di Culliacàn, anche se troppo tardi. Il ragazzo non aveva usato la mascherina, inalando vapori chimici ed era morto intossicato. Chi era alla guida di quell'auto scappo' il piu' presto possibile, e si sapeva solo che si chiamava Eduardo.
Eduardo, 26 anni, gestiva un autolavaggio dove talvolta vendeva auto di seconda mano. Un giorno, alcune persone gli proposero di pagare con cristal il doppio del valore di un'auto. Eduardo esito' un po', ma poi accetto'. Portare questa droga oltre la frontiera, dove aveva un reale valore, lo condusse a diventare un frequentatore del cartello. “Devo pagare 850 dollari alla libbra a chi lo trasportera' alla frontiera, e 350 a chi la portera' poi in Usa. Li' se ne fa carico uno spacciatore. Non credere che sia tanto facile guadagnare soldi, ci sono diversi intermediari”, dice Eduardo. Che si e' associato con alcuni amici per produrre il proprio prodotto. Con o senza El Chapo, la catena di montaggio non ha trovato ostacoli.
Con l'assenza di El Chapo, il tasso di omicidi nello Stato di Sinaloa si e' ridotto, ma nessuno degli analisti consultati riesce a darne una spiegazione. Nel 2013 sono stati assassinate 1.208 persone, 986 l'anno successivo. Il tasso, per ogni 1.000 abitanti, e' di 33,33, superato solo da Guerrero, il caotico Stato dove sono scomparsi i famosi 43 studenti lo scorso settembre.
Si dice che El Chapo, dopo che e' stato incarcerato nella localita' costiera di Mazatlàn, come molti dei sui predecessori, durante gli interrogatori non si e' mostrato altro che come un umile contadino. Cio' che non ha detto e' il guadagno che e' nascosto dietro la sua piu' che perfetta macchina criminale, che per ora continua a produrre.

(articolo di Juan Diego Quesada, pubblicato sul quotidiano El Pais del 20/02/2015)
 
 
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