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Narcoguerra messicana. Riprendono le estradizioni dei narcos
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Articolo di Redazione
18 maggio 2015 11:11
 
La violenza del narcotraffico nello Stato di Jalisco ha obbligato il Governo di Pena Nieto a riattivare le estradizioni dei capi del narcotraffico, dopo che in passato aveva diminuito il numero degli arrestati inviati in altri Paesi per essere giudicati. Arely Gòmez, procuratrice fiscale generale, ha confermato che intende estradare in Usa Abigael Gonzàlez, leader dei Los Cuinis, una delle cellule del cartello di Jalisco Nueva Generaciòn. Questo gruppo ha colpito lo Stato all'inizio di maggio con l'abbattimento di un elicottero dell'Esercito e la morte di nove soldati.
Gonzàlez e' stato catturato il 28 febbraio a Puerto Vallarta, uno dei bastioni del gruppo criminale. Le autorita' credono che sia il maggiore operatore finanziario per il cartello di Guadalajara, la terza citta' piu' importante del Messico. El Cuini, come e' soprannominato, e' il cognato di Nemesio Oseguera, leader di Nueva Generaciòn. Ad aprile, il Governo Usa aveva aggiunto entrambi i delinquenti nella black-list del Dipartimento del Tesoro. “Lo inviamo in Usa perche' in Messico non e' accusato di nessun reato”, ha spiegato Javier Oliva, docente dell'UNAM (Universidad Nacional Autónoma de México) specializzato in sicurezza nazionale.
L'annuncio del procuratore Gomez ha rotto una tendenza del governo, che aveva diminuito gli invii di questi boss in Usa. Nei primi due anni dell'Amministrazione di Pena Nieto sono state estradate 133 persone, secondo i dati della Secretarìa de Relaciones Exteriores, ottenuti dopo aver fatto una richiesta in base alla legge sulla trasparenza. Solo 45 di essi sono stati inviati per reati contro la salute (narcotraffico).
Quando Felipe Calderon ha iniziato la sua guerra contro il narcotraffico, si rese conto che il Governo aveva bisogno di Washington come alleato. Nel novembre del 2009 le autorita' di entrambi i Paesi si incontrarono per rendere piu' spedite le estradizioni. L'accordo diede i suoi risultati. Alla fine del mandato presidenziale di Calderon, erano state estradate 498 persone, il doppio di quante ne aveva inviate il suo predecessore Vicente Fox.
“C'e' stata una posizione altanelante”, dice Oliva. Il Governo precedente faceva le estradizioni verso vari Paesi in maniera piu' spedita, ma col ritorno del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale dell'attuale presidente) la strategia e' cambiata. Il primo procuratore dei Pena Nieto, Jesus Murillo Karam, ne ha fatti fare meno. Nei suoi due anni, la Procura (dati di fine febbraio scorso) ha inviato 128 accusati in Paesi che li reclamavano, rispetto a 198 richieste di estradizione.
La maggior parte di queste persone e' stata inviata in Usa. 44 di essi sono accusati di reati contro la salute (narcotraffico) in dei tribunali statunitensi. Solo uno e' considerato un capo di alto livello. Il 21 novembre del 2013, Ivan Velazquez Caballero, conosciuto come El Taliban e uno dei leader dei Los Zetas, fu inviato alle autorita' del sud del Texas, che lo accusavano di 47 reati. Il giorno della prima udienza, si dichiaro' “non colpevole”.
Joaquìn El Chapo Guzman, leader del cartello di Sinaloa, rappresenta l'arresto piu' clamoroso del Governo di Pena Nieto. Il Procuratore Murillo Karam ha detto che il Messico in varie occasioni ne stava preparando l'estradizione, con la difesa del narcotrafficante che presentava vari ostacoli per impedirla. Tuttavia, ad oggi, non vi e' alcun procedimento avviato presso l'ufficio. La sua presenza in Usa e' importante. “In questo caso, le informazioni che il criminale puo' fornire, rimangono qui”, dice Olive, che sottolinea come il fatto di non averlo inviato ora non esclude che possa esserlo successivamente.
L'esperto in sicurezza, vicino al PRI, crede che il poroso sistema carcerario sia un importante fattore. Gli ordini degli alti capi in prigione, dati attraversa una catena verticale di comunicazione e trasmessi ad avvocati e famigliari in visita nella prigione stessa, hanno una certa importanza nel mondo esterno criminale. “Negli ultimi sei anni si e' notato che inviarli fuori del Paese rendeva piu' veloce la lotta interna dei vari gruppi per il potere. E' quanto e' accaduto al cartello del Golfo quando Osiel Cardenas fu estradato. La sua presenza fisica in Messico poteva avere una certa influenza perche' le frazioni e le fratture interne non andassero piu' spedite”.
Servando Gomez, La Tuta, il mediatico leader dei Cavalieri templari, e' stato arrestato alla fine di febbraio dopo che era vissuto vari anni alla macchia. Il Dipartimento di Giustizia degli Usa attende l'ex-insegnante sul suo territorio con uno strano onore. E' stato il primo capo messicano accusato di narcoterrorismo, reato usato fino al 2006 solo contro talebani e guerriglieri delle Farc. “La decisione della corte di New York e' attesa come fosse una pietra miliare”, dice Oliva. Il criminale fa affidamento su un percorso a due strade. La sua estradizione verso il nord sara' storica. Rimanere in Messico, per il Governo significhera' ottenere informazioni da uno Stato con gravi problemi di sicurezza come il Michoacan. La procuratrice Arely Gómez decidera' il suo destino.

(articolo di Luis Pablo Beauregard, pubblicato sul quotidiano El Pais del 18/05/2015)

 
 
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