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Lettera aperta al Ministro Riccardi. Legalizzazione della cannabis: è ora di parlarne
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Articolo di Giorgio Gatti
13 agosto 2012 10:36
 
Onorevole Ministro Riccardi,
Vorrei portare alla Sua attenzione alcune riflessioni riguardanti la relazione sulle tossicodipendenze, recentemente presentata al governo, e la Sua apertura ad un dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere. I punti di maggiore interesse della relazione sono due; i dati relativi alla diminuzione dei consumi e le implicazione dell' attuale normativa nel contrasto alla diffusione degli stupefacenti.

Se "il dato sui consumi di sostanza stupefacente indica che la tendenza alla contrazione, in atto ormai da alcuni anni, puo' ritenersi sostanzialmente confermata", come riportato nell'introduzione alla relazione, cosa che ritengo non completamente verosimile, l' unico motivo imputabile ad un simile trend sarebbe quello della crisi economica e le scarse disponibilità economiche della popolazione, perchè le attuali politiche repressive sono del tutto inefficaci, controproduttive e dannose. Tra i danni maggiori della politica della repressione, svolta dall' approvazione del decreto fini-giovanardi (che è bene ricordare, approvato senza discussioni in parlamento tra le norme per la sicurezza sulle olimpiadi invernali tenutesi a Tornino), è da menzionare il drammatico aumento del numero di tossicodipendenti nelle carceri.

Si stima che un 30% della popolazione sia dietro le sbarre in violazione della legge "antidroga"; dati i numeri, con la semplice conversione della pena di questi detenuti in percorsi di recupero, si eliminerebbe il problema di sovraffollamento delle carceri. I danni del decreto criminogeno fini-giovanardi non si esaurirebbero, però, con la semplice conversione della pena per i tossicodipendenti dal carcere a strutture di recupero; le spese legali per i processi e le tempistiche di questi, generano e continueranno a generare ritardi nello svolgimento dell' attività giudiziaria. Anche a seguito dei tagli del governo in questa materia, i problemi sarebbero, dunque, lungi dall' essere risolti se non si incide in maniera significativa sulla legge.

I dati sui sequestri di stupefacenti illegali del 2011 diffusi dalla polizia di stato sono eloquenti: su oltre 7 mila kg di stupefacenti illegali, sono oltre 6 mila kg i sequestri riguardanti la cannabis. Da dove iniziare dunque una nuova politica sulle sostanze stupefacenti che parta dai livelli di pericolosità sociale delle sostanze, dalla loro diffusione e dalle evidenze scientifiche sulla loro pericolosità? Si deve partire dalla discussione della legalizzazione della coltivazione per uso personale di cannabis. Secondo Prevo.Lab dell'Osservatorio regionale dipendenze (Ored) della Lombardia il consumo di cannabis nei prossimi tre anni risulterà stabile a fronte di un aumento della "autocoltivazione" di cannabis. Per questo motivo, ora più che mai che è presente un governo tecnico, sarebbe opportuno un dialogo aperto, lontano dagli allarmismi tipici di certa politica ottusa, desiderosa solo di voti attraverso infondato terrorismo psicologico.

In Uruguay è stato presentato un disegno di legge sulla legalizzazione della cannabis. In Italia, data la forte opposizione di alcune minoranze tra la popolazione, sfortunatamente rappresentate come ex maggioranza di governo, a politiche sulla legalizzazione della cannabis (regolamentazione della vendita per i maggiorenni, regolamentazione della produzione, magari attraverso rilascio di licenza per privati o per collettivi), sarebbe opportuno che si inizi a parlare della coltivazione per uso personale e approvare misure che alleggeriscano il sistema giudiziario e penale e che possano liberare nuove risorse per il paese.

Anche gli Stati Uniti, negli anni passati, hanno dimostrato una apertura verso i dispensari di cannabis terapeutica. E' un peccato che l' attuale amministrazione abbia però disilluso le aspettative di tolleranza nei confronti dei distributori legali attraverso un aumento della repressione, in totale contrasto con quanto dichiarato ad inizio mandato, portando ad una maggiore attività della DEA negli ultimi 5 anni di governo democratico che in otto di amministrazione repubblicana, ignorando un sempre maggiore consenso sull' opportunità della distribuzione controllata della cannabis.

Nella direzione di una pericolosità sociale bassa della sostanza, vanno anche i numerosi DDL regionali che si stanno diffondendo in Italia sulla distribuzione di cannabis terapeutica, ma questo non basta. E' necessario avviare un dialogo chiaro ed aperto e dare la possibilità di esperessione anche a quelle voci che, per motivi di mera propaganda, sono state tacciate o volutamente ignorate dal "Dipartimento per la Propaganda antidroga"(il vero nome attribuibile all' acronimo DPA) negli ultimi anni di questa triste e fallimentare "guerra alla droga".
 
 
 
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