testata ADUC
Il khat e la comunita' somala in Gran Bretagna
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
12 settembre 2013 12:06
 
 Se la Gran Bretagna proibira', come previsto, il khat, Mohamod Ahmed Mohamed, grossista nei sobborghi di Londra, dovra' cambiare mestiere. E si arrabbia per l'importante comunita' somala a cui piace rallegrare la propria giornata con questa pianta dagli effetti euforizzanti. “Posso dar vita ad un altro business ma che ne sara' dei giovani? Dove andranno? In strada, in moschea, o verso delle droghe pesanti? Perche' prendersela con noi?”, dice Mohamod Ahmed Mohamed nel suo magazzino vicino all'aeroporto londinese di Heathrow. Dietro questo somalo in affari, i carrelli elevatori si muovono per immagazzinare alcune centinaia di casse di khat. Masticata da diversi secoli nel Corno d'Africa e nel mondo arabo, la pianta continua ad essere importata massicciamente nel Regno Unito, dove e' attesa da un'imponente popolazione di immigrati dell'Africa dell'est. Con una comunita' somala di circa 100.000 persone da approvvigionare, la piccola azienda di Mohamod Ahmed Mohamed, che dice di avere un giro d'affari di piu' di 500.000 sterline al mese, non conosce crisi. Il khat, che si deve masticare quando e' fresco, gli arriva direttamente via aerea dal Kenya. Lui lo rivende in mazzetti, a 2,50 sterline, avvolti in una foglia di banano a dei commercianti che, la stessa sera, lo vendono ai consumatori del Paese. Lui stesso lo mastica il venerdi' e non vede dove sia il problema. “E' come andare in un pub”, dice. Non solo: “a differenza dell'alcool, voi non vedrete mai qualcuno che combatte sotto gli effetti del khat”. “Non e' una droga ma, piuttosto, un'insalata”, dice uno dei suoi impiegati. Entrambi si dicono spaventati per l'annuncio, lo scorso luglio, della ministra dell'Interno Theresa May, che vuole proibire l'importazione del khat. Anche contro l'opinione degli esperti consultati dal Governo. Piu' che gli effetti sulla salute, la ministra ha espresso la preoccupazione che il Regno Unito, ultimo Paese dell'Unione Europea ad ancora tollerare il khat, divenga un punto di smistamento del traffico. Inoltre la ministra crede che questa abitudine possa essere causa di problemi famigliari e del basso tasso di successo della comunita' somala, una delle piu' povere del Regno Unito. La questione ha avuto molto risalto in Kenya, ex-colonia britannica, dove i produttori di khat hanno chiesto che, per rappresaglia, siano chiuse le basi militari britanniche. Accanto al magazzino di Mohamod Ahmed Mohamed, in uno dei “khat café” che si chiamano “mafrishes”, l'incomprensione di questa proposta e' totale. “Le persone vengono per masticare, discutere e parlare dei lori problemi. Senza un luogo come questo, potrebbero finire in cattive mani”, assicura il proprietario del luogo, Fouad. Che si dice preoccupato per i giovani che, privati della loro pianta preferita che fa diventare grigi i denti e verde la lingua, si rivolgerebbero verso l'Islam radicale, caratteristico di alcune moschee in zona. “Qui possono ragionare su cio' che rischiano se dovessero radicalizzarsi”, insiste Fouad, scartando l'idea secondo cui il commercio di khat potrebbe finanziare gli islamisti somali shebab, legati ad Al-Qaida. “Perche' vietare il khat se non ci sono motivi medici”, si domanda Osman, un cliente del “mafrish” che propone alla ministra Theresa May di gustare del khat prima di prendere una simile decisione. Se il consumo regolare del khat, il cui effetto e' simile a quello provocato dalle metamfetamine, comporta rischi di dipendenza, si e' molto lontani dal provocare danni come con l'alcool o il tabacco, secondo i ricercatori. Lavoratore sociale, Abdi Mohamed ha rilevato qualche caso di uomini che hanno trascurato le proprie famiglie per passare le loro giornate in un “mafrish”. “Ma il problema non e' la pianta, bensi' la persona”, dice. Ex-dipendente dal khat, Abukar Awale dice di aver “vissuto l'infermo”. “Io cominciavo alle quattro del pomeriggio e masticavo per tutta la notte. Quando mi risvegliavo, pensavo subito al khat. Ero fragile, mentalmente confuso, pensavo che tutto il mondo mi disprezzasse”, racconta all'agenzia France Press (AFP) colui che e' diventato il principale oppositore del khat. Per lui, la stessa pianta costituisce “il principale ostacolo all'integrazione della comunita' somala”, una delle piu' toccate dalla disoccupazione in Gran Bretagna.

(articolo di Judith EVANS, per l'agenzia France Press – AFP del 12/09/2013)
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS