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Droghe e dogmi
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Articolo di Redazione
24 dicembre 2010 12:34
 
L'obiettivo fondamentale della proibizione e' imporre l'astinenza per alcune sostanze psicoattive e cosi' creare una societa' libera dalle droghe. Questo implica, di conseguenza, eliminare coltivazione, produzione, trattamento, traffico, distribuzione, commercializzazione, finanziamento, vendita e uso di un numero specifico di sostanze psicoattive dichiarate illegali.
L'appellativo “guerra alla droga” che sostenta la visione proibizionista degli Usa, ha enfatizzato, in particolare, la lotta ai centri di offerta (coltivazione, trattamento, traffico) dei narcotici. Il principio che orienta questa enfasi e' che una severa politica punitiva in questi centri sarebbe incisiva per ridurre la disponibilita' di droghe nei principali poli di domanda (aumentando la distruzione e il divieto), si' da far aumentare il prezzo finale delle droghe (essendo piu' costoso tutto il processo produttivo) e per evitare un aumento nella purezza delle sostanze (creando difficolta' nella trasformazione ed esportazione); tutto perche' i consumatori usino meno le droghe o si sentano dissuasi a non entrare in questo mercato di beni illegali e costosi, di scarsa disponibilita' e di bassa qualita' relativamente al prodotto.
Bene, tutta questa logica ha dimostrato, ancora una volta, di essere fallace se uno analizza la evidenza della realta' (con informazioni del Dipartimento Usa o dello specifico ufficio Onu, Unodc) e lo fa senza preconcetti ideologici. Un aspetto centrale da valutare e' la questione dell'eradicazione delle coltivazioni illecite; una pratica di routine in America Latina. Nel 1990. al tramonto della guerra fredda, nella regione si eradicarono 23.080 ettari di coca, papavero e marijuana; nel 2001 -l'anno dei tragici attacchi terroristi negli Usa- il totale eradicato di queste coltivazioni illecite e' stato di 148.401 ettari e nel 2009 il totale e' arrivato a 209.460,8 ettari. C'e' da evidenziare che, sia manualmente che con le aspersioni aeree, l'uso dei defoglianti e' predominante nella distruzione delle coltivazioni illecite. L'area delle coltivazioni distrutte (qualcosa come 28.811 chilometri quadrati) in 20 anni di eradicazioni forzate e' equivalente a circa cinque volte e mezzo lo Stato del Delaware in Usa o 11 volte al Lussemburgo in Europa.
Va notato, nel medesimo tempo, che in termini di produzione di cocaina, se la Colombia mostra un calo nell'ultimo biennio, Bolivia e Peru' mostrano un aumento nel medesimo periodo. Tra questi tre Paesi andini si mantiene un'area coltivata relativamente stabile negli ultimi anni: nel 2003 e' stata di 155.803 ettari e nel 2009 di 160.000 ettari. Di conseguenza il totale di produzione di cocaina nelle Ande e' stato di 845 tonnellate nel 1998, oscillando tra 842 e 1.111 tonnellate nel 2009.
Nel contempo, mentre il Messico e' passato a produrre otto tonnellate di eroina nel 2005 e 38 tonnellate nel 2008, gli Usa si sono trasformati nel maggiore produttore di marijuana nel 2006 e la superficie di piantagioni di cannabis e' cresciuta significativamente in Afghanistan negli ultimi due anni, al punto da trasformare questo Paese -che' gia' e' il piu' grande emporio al mondo di eroina- nel maggiore produttore mondiale di cannabis.
Gli Usa, in questo contesto, non hanno mai avuto problemi di disponibilita' nel loro mercato. Non solo, ma oggi c'e' una maggiore varieta' di droghe con maggiore purezza che non negli ultimi tre lustri. Non solo ma, in termini di prezzo, un grammo di cocaina, in questo Paese, nel 2008 costa 216 dollari mentre nel 1990 ne costava 421.
In quanto all'America Latina, i risultati della distruzione delle coltivazioni sono stati negativi e nocivi. Negativi perche' in nessun modo ha fatto diminuire il potere dei trafficanti, neanche se sono state migliorate le condizioni sociali, politiche ed economiche delle aree in cui e' stata fatta l'eradicazione. Nocivi perche' hanno creato un circolo vizioso. Una congiunzione particolare di fattori -apertura dei boschi per installarvi coltivazioni illecite, trasformazione di piantagioni con sostanze psicoattive, pressione per l'eradicazione forzata di piantagioni, uso di tecniche di aspersione aerea e manuale con sostanze chimiche, disarticolazione di economie contadine di sostentamento, persecuzione violenta dei poveri che vivono in campagna (contadini e indigeni), assenza di coltivazioni alternative nel mercato, presenza sporadica e generalmente repressiva dello Stato, trasferimenti di coltivazioni illecite in altre zone, e reinizio del ciclo-... congiunzione che e' culminata in una situazione perversa in cui, ad ogni passo e ad ogni anno, si rafforzano gli incentivi per continuare con le piantagioni illecite.
In sostanza, e' giunto il momento di impugnare con fermezza la “guerra contro le droghe” e concepire nuove opzioni realiste per superare la questione dei narcotici. Al contrario, il proibizionismo continuera' ad avanzare con la sua equivoca chimera di sperare che un giorno verra' fuori in tutto il mondo, e per sempre, una societa' libera dalle droghe.
Karl Marx sosteneva che la storia si ripete due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. In questa crociata permanente contro i narcotrafficanti, la storia risulta eternamente uguale: e' tragica.

(articolo di Juan Gabriel Tokatlian, professore di Relazioni Internazionali all'Universita' di Tella-Argentina, pubblicato sul quotidiano El Pais del 24/12/2010)
 
 
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