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Argentina. Proposte per una nuova politica sulle droghe
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Articolo di Lucas Guagnini
18 marzo 2008 10:55
 
Il nuovo atteggiamento del Governo in merito alla legalizzazione del possesso di droghe per uso personale ha aperto un dibattito, e anche una finestra su un altro aspetto: se si tolgono i consumatori di droghe dal sistema penale per inserirli in quello sanitario e sociale, bisogna costringere questi settori a dare una nuova risposta alla problematica, cosa che fino a oggi e' mancata. Nelle parole dello stesso viceministro della Sanita', Carlos Sorati, "finora le strategie non sono state realizzate tutte, ma c'e' un intento politico molto forte perche' lo siano". Percio', dopo che la Commissione di consulenza scientifica presso il ministero di Giustizia e' stata incaricata di proporre un cambio nella legge sulle droghe, e' stato istituito un tavolo interministeriale, intorno al quale si sono gia' seduti per ben due volte niente meno che i ministri di Giustizia (Anibal Fernandez), Sanita' (Graciela Ocana), Educazione (Jorge Tedesco), Sviluppo sociale (Alicia Kirchner) e persino del Lavoro (Carlos Tomada).
Si tratta di un piano informale ma che, secondo quanto ha potuto verificare Clarin presso i vari ministeri interessati, ha un grande impatto politico giacche' tutti hanno impegnato risorse in un progetto comune che cerchera' di recuperare i tossicodipendenti non solo dal punto di vista sanitario, ma anche sociale: completamento degli studi, abilitazioni, avvio al lavoro, integrazione nei quartieri. E l'interesse ufficiale mira non solo a dare una  nuova opportunita' ai dipendenti dalle droghe illegali, ma anche a quelli che usano sostanze legali, soprattutto che abusano di alcol. Il nuovo approccio si basa su quello che la coordinatrice della Commissione consultiva, la procuratrice Monica Cunaro, definisce "un cambio di paradigma", poiche' e' in linea con la posizione adottata da Mercosur in quanto blocco regionale, con avanzamenti in materia di depenalizzazione gia' attuati in Uruguay e Brasile. I consumatori smettono di essere delinquenti e smettono di essere tutti uguali. Per i tossicodipendenti, il punto centrale e' il trattamento sanitario.
Secondo le stime della commissione scientifica, i tossicodipendenti non superano il 10% dei casi, mentre per l'insieme dei consumatori problematici -per la loro emarginazione sociale- la cifra arriva al 20% del totale dei consumatori. E per coloro che non sono ne' tossicodipendenti ne' consumatori problematici, il piano mira a una politica che in Europa e' nota da dieci anni, e che qui suona nuova: riduzione del danno. Ossia: prevenire e sensibilizzare rispetto a rischi e conseguenze del consumo di droghe. 
Ad ogni modo, la Commissione ha lanciato un'inchiesta che interpellera' 51.000 famiglie (rappresentative del 95% della popolazione urbana), per conseguire una "mappa delle dipendenze". Secondo quanto ha spiegato un membro della Commissione, "servira' per conoscere l'ampiezza del problema e creare politiche, ma anche per evitare che un responsabile decida che nel suo distretto ci sono 5.000 drogati per ottenere fondi, quando in realta' sono 500".
Secondo il viceministro Sorati, il nuovo approccio "implica riconoscere una diagnosi che va al di la' del consumo di droghe vietate, poiche' l'abuso d'alcol e' il piu' diffuso nella societa' e cosi' pure il consumo di farmaci e tabacco. La nuova visione strategica d'intervento sposta il baricentro su cio' che a che fare con la salute e la qualita' della vita, e con azioni di prevenzione, d'assistenza quando vi sia un danno".
Il terzo passaggio del progetto e' combattere di piu' e meglio le reti dei narcotrafficanti. E il fatto che sia Cunaro a parlarne per conto della Commissione non e' pura declamazione: la procuratrice ha avuto un ruolo centrale nella lotta al narcotraffico nelle ville (favelas) di Bajo Flores, dove, insieme ai suoi colleghi, ha raccolto in modo artiginale le cause disperse di vari crimini, fino a costituire la mappa di un'associazione illegale diretta dal narco peruviano noto come "Marcos". Sul suo cammino si e' posta di fronte ad Anibal Fernandez, accusando la Federal di occultamento. E ha segnalato come la politica imprigionasse nelle ville (favele)  i consumatori anziche' i narcotrafficanti. Dopo lo ha convinto che le risorse venivano sperperate, e cosi' e' iniziata la svolta nella politica ufficiale.
Ma fintanto che la svolta non si realizza -nel Governo si parla di due anni, pero' in parlamento hanno gia' cominciato a muoversi-, ogni consumatore di droghe fermato con delle sostanze continuera' a essere considerato un delinquente, con pene che vanno da un mese a due anni di carcere. Ogni anno vengono avviate 10.000 di queste cause, anche se la maggior parte finisce in prescrizione o con l'accusato che accetta di considerarsi drogato, cio' che gli consente di commutare la pena in trattamento sanitario.
Reazioni
Il presidente del Collegio degli avvocati di Misiones, Pablo Isaac Lenguaza, si e' detto favorevole al progetto che mira a depenalizzare il consumo di droghe, anche se ritiene necessario puntare a una politica di prevenzione. Sulla stessa linea, il presidente dell'Istituto di Scienze penali del Collegio degli Avvocati, Miguel Iglesias, secondo cui "consumare o no stupefacenti deriva normalmente da una decisione personale che, come ben dice la nostra Costituzione nazionale all'articolo 19, le azioni private degli uomini che non offendono l'ordine e la morale pubblica, ne' pregiudicano terzi, sono riservate a Dio, ed esulano dall'autorita' dei magistrati...". "L'esperienza, negli anni di vigenza della norma, ci ha dimostrato che e' servito poco o nulla criminalizzare i giovani per una questione che ha a che fare con la mancanza di cura famigliare, di aspettative di sviluppo educativo e lavorativo fino all'educazione generale". Anche lui ha sostenuto che "far uscire dal sistema punitivo statale questa complessa situazione sociale e spesso famigliare, colpirebbe anche le economie dei gruppi di delinquenti e persino gli eserciti irregolari che del traffico e della vendita di stupefacenti  hanno fatto la pietra miliare dei loro finanziamenti". "Il maggior ostacolo alla depenalizzazione del consumo personale e' la mancanza d'informazione della societa' e il far accettare culturalmente che il diritto penale non ha potuto e non potra' risolvere conflitti sociali, e che non e' nemmeno questo il suo fine". "Il consumo e' una decisione personale ed estranea all'intervento dello Stato, essendo un dovere ineludibile dei genitori e degli adulti che i nostri giovani non prendano decisioni sbagliate", ha concluso. (Clarin)
 
 
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