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Usa. Kucinich, "il piu' antiproibizionista di sempre"
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Articolo di Alessandro Garzi
16 dicembre 2003 19:10
 
Per la prima volta, almeno negli ultimi 20 anni, tra i candidati alla presidenza si e' sviluppato un minimo di dibattito sullo stato legale della marijuana, sia vista come droga "ricreativa", sia come medicinale.
Tra i nove candidati democratici per sfidare George W. Bush nel 2004, alcuni si sono espressi pubblicamente per il cambiamento delle leggi sulle droghe, mentre tre di loro (John Edwards, John Kerry, e l'ex governatore del Vermont Howard Dean) hanno ammesso, in dibattiti televisivi di aver fumato marijuana in passato, senza creare nessun tipo di imbarazzo nel pubblico, contrariamente a cio' che accadde a Bill Clinton nel 1992 che, dopo aver ammesso di aver fumato, dovette aggiungere "ma senza aspirare", passando alla storia.
Tra i candidati, Dennis Kucinich, democratico dell'Ohio, ha un programma che vede, in caso di elezione, la cancellazione dei divieti federali sulla marijuana e l'istituzione di linee guida per regolamentarla "sulla base dell'alcool".
Kucinich, considera, infatti, il proibizionismo sulla marijuana fallimentare come lo fu quello sull'alcool in vigore negli Usa negli anni '20, e dal quale, le politiche che si sono succedute, specialmente dopo la dichiarazione di "guerra alla droga" di Nixon e la sua riproposizione di tipo poliziesco voluta da Reagan, non hanno imparato la lezione. Secondo quanto riporta la newsletter della National Organisation for the Reform of the Marijuana Laws (Norml), Kucinich ha il programma "piu' antiproibizionista di sempre" per un potenziale inquilino della Casa Bianca.
"Nel 2000 -si legge nel programma- secondo il rapporto dell'FBI, sono state arrestate, per marijuana, piu' di 734.000 persone, l'85% delle quali per solo possesso. Questo numero, supera di gran lunga la somma di tutti gli arrestati per omicidio, stupro, rapina e aggressione a mano armata. Coloro che vengono condannati per marijuana perdono molti diritti sociali, possono essere sfrattati dalle case di proprieta' pubblica e viene tolta loro la patente di guida, anche se il reato commesso non c'entra con il guidare sotto l'effetto della marijuana. In molti Stati, per reati che hanno a che vedere con la marijuana, si rischia l'ergastolo. Tutto l'apparato che serve per mantenere proibita la marijuana, costa ai contribuenti americani circa 10 miliardi di dollari l'anno (8,13 mld ¤)".
"Non e' chiara -prosegue il programma elettorale- la ragione per la quale continuino ad esistere queste leggi iperpunizioniste sulla marijuana. Le statistiche mostrano che ormai l'uso di marijuana e' paragonabile a quello dell'alcool: la maggior parte delle persone lo consuma in un contesto sicuro e per scopi ricreazionali. La marijuana, oggi, viene fumata da persone che vivono una vita assolutamente normale, fanno carriera, hanno famiglia e partecipano alla vita sociale delle comunita'. D'altra parte, la marijuana si e' verificata come un ottimo farmaco per la cura del dolore nei malati terminali. In nessuno di questi due casi, le politiche attuali hanno una base logica: questi arresti, non necessari, non servono ad altro che a sovraffollare le prigioni ed il sistema giudiziario, togliendo forza a chi si batte contro i veri criminali e contro il terrorismo. Secondo un sondaggio condotto dalla Cnn e Time Magazine, il 72% degli americani vedrebbe con favore una multa come punizione massima per i reati di possesso di piccole quantita' di marijuana, mentre l'80% di loro approva che la marijuana venga utilizzata come farmaco".
Ma, a calamitare le critiche dell'aspirante presidente, e' tutta la war on drugs, che secondo Kucinich, "ha messo a repentaglio, piu' che proteggere" quella che viene chiamata di solito un'America piu' giusta, piu' sicura e piu' libera dai sostenitori della "guerra". "Nonostante i miliardi spesi ogni anno, la tossicodipendenza e' in aumento. Il Paese deve ripensare una politica che ha prodotto vittime tra la popolazione e vantaggi soltanto per i costruttori di prigioni".
Nella war on drugs, inoltre, non va sottovalutato l'aspetto delle disparita' etniche. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, gli afroamericani sono arrestati in proporzione cinque volte superiori ai "bianchi". Nello Stato di New York, le persone che vengono incarcerate per droga, appartengono addirittura per il 94% alle "minoranze", con un uso di droga che e' ormai trasversale per qualsiasi ceto sociale e comunita' etnica".
"I Paesi europei si stanno distaccando da queste politiche fallimentari ('quasi' tutti i Paesi europei n.d.a.) e stanno trattando la tossicodipendenza come una malattia anziche' come un crimine, verificando un notevole abbassamento nei livelli di criminalita' e di consumo di droghe in eta' giovanile (anche se la Gran Bretagna ha grossi problemi sotto questo aspetto). Da noi, un errato ordine delle priorita' fa si' che sia disponibile un solo letto ogni dieci persone che vogliono disintossicarsi. La tossicodipendenza e' un problema di tipo medico e morale, e non dovrebbe essere semplicemente scaricata sulla Giustizia".
Per finire, poi, con un attacco all'attuale amministrazione Bush: "otto Stati avevano approvato leggi che permettevano l'uso medico della marijuana, ma Bush ha voluto far perseguire i pazienti per affermare il potere federale. Questo e' un altro degli aspetti della guerra alla droga che deve finire".
Tra gli altri candidati, soltanto Kerry si e' dichiarato favorevole alla marijuana legale ma solo dal punto di vista medico.
 
 
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