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Il presidente della Colombia in Europa, quindi in Italia
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Articolo di Donatella Poretti
11 febbraio 2004 19:00
 
"Abbiamo bisogno di maggiore cooperazione per sconfiggere la droga. Senza droga non ci sarebbe terrorismo. Non e' il momento di accusare gli uni perche' la producono e gli altri perche' la consumano. Il problema e' di tale grandezza che ciascun Paese permissivo finisce con l'essere produttore, trafficante e consumatore. E' l'ora di sconfiggere la droga. I nostri campesinos che la coltivano si sentono ingannati dai terroristi e colpiti nella loro dignita'. Loro auspicherebbero alternative. Gia' abbiamo 20.000 famiglie di guardaboschi per curare le aree libere dalla coca e sovrintendere il recupero della foresta. Ciascuna di queste famiglie riceve circa 2.000 dollari all'anno. Abbiamo bisogno di arrivare ad almeno 50.000 famiglie.
I giovani europei devono sapere che la droga ha distrutto 1.700.000 ettari di foresta tropicale in Colombia, esattamente nel punto di accesso alla conca amazzonica, gravemente minacciata da questo flagello.
Nella Comunita' Andina ci preoccupa il fatto che l'Unione Europea non prenda la decisione di negoziare un trattato di libero commercio con i nostri Paesi, quando lo ha gia' fatto con il Messico e con il Cile e sta pensando di realizzarlo con il Mercosur. Le imperfezioni dell'integrazione andina che ci vengono contestate per non avviare questo trattato si supererebbero a partire dagli obblighi che ci imporrebbe un accordo con l'Unione Europea.
Gradiremmo l'ampliamento del Sistema Generale di Preferenze e sollecitiamo rispettosamente che venga mantenuto fino alla sua sostituzione con un accordo di libero commercio.
Mi appello a questo Parlamento con profondo rispetto, con gratitudine per l'interesse prestatomi e per l'aiuto continuo fornito alla Colombia. Sono cosciente che le soluzioni che il mio Governo cerca per la complessa problematica della mia Patria, suscitano controversie. [.] Voi sapete della mia intransigenza davanti al terrorismo. La mia generazione non ha vissuto neppure un giorno di pace. La Patria che vogliamo per i nostri figli, e per quelli che ancora devono venire, e' una Patria di pace e di equita'. Vi prego di accogliere la reiterazione del mio profondo amore per la democrazia".

Era la parte finale dell'intervento che il presidente colombiano Alvaro Uribe ha pronunciato ieri davanti all'aula semivuota dell'europarlamento.
Se Ong e parte dei parlamentari hanno sfruttato l'occasione della visita di Uribe per parlare di diritti umani e per chiedere "scambi umanitari" per i sequestrati ostaggio dei gruppi armati illegali -anche con proteste e contestazioni discutibili-, Uribe e la Colombia hanno cercato di sfruttare l'occasione per chiedere accordi commerciali.
Il Sistema Generale di Preferenze (SGP-Drogas) a cui accennava Uribe e' infatti un accordo che l'Unione Europea ha stretto con i Paesi andini, centroamericani e con il Pakistan. Paesi che -in quanto produttori di droghe- godono di un sistema di tariffe doganali preferenziali come riconoscimento per il loro impegno nella lotta al narcotraffico. Il sistema Sgp terminera' il 31 dicembre 2005 e l'Ue sta lavorando per rivederlo a partire dal 2006. Su questo sistema pesa pero' una sollecitazione dell'India per considerarlo discriminatorio e c'e' gia' stata una prima sentenza da parte dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, appellata dalla Ue e dalla Colombia. Tra due o tre mesi al massimo ci sara' un verdetto definitivo.

Ma Uribe oggi e' venuto anche in Italia, accolto prima da una lettera dei tre sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) in cui sollecitano il rispetto dei diritti sindacali in Colombia, e poi dal Governo con il vicepresidente del Consiglio dei ministri Gianfranco Fini, perche' il premier Silvio Berlusconi era stato trattenuto da "altri impegni" (ossia, la registrazione di una puntata della trasmissione televisiva "Porta a Porta" di Bruno Vespa, che evidentemente aveva la priorita' rispetto ad un capo di Stato in visita in Italia).
Fini ha cosi' lodato "il fortissimo impegno" di Uribe nella lotta alla produzione di droga e al terrorismo che insanguina il Paese sudamericano. La lotta contro il narcotraffico non deve essere ritenuta solo un impegno del Governo colombiano ma "deve essere avvertito da tutta la Comunita' internazionale, poiche' la droga uccide in ogni parte del mondo". Lotta al terrorismo ed al narcotraffico che deve avvenire "nel pieno rispetto dei diritti umani", ha sottolineato Fini.
Dopo la dichiarazione dei principi, il vicepremier ha anche anticipato che l'Italia si impegnera' a sostenere un progetto colombiano per aiutare finanziariamente circa 50 mila famiglie contadine -i "guardaboschi"- che si sono impegnate alla protezione ambientale e soprattutto a impiantare produzioni diverse da quella della cocaina. L'Italia ha gia' disponibile una cifra di circa 500 mila euro della quale una buona parte sara' destinata a questo programma.
Contemporaneamente il ministro degli Esteri Franco Frattini ha incontrato la sua omologa colombiana, Carolina Barco. Nel corso del cordiale colloquio -si apprende alla Farnesina- il ministro Frattini, ha confermato la solidarieta' dell'Italia nella lotta contro il terrorismo e contro il traffico di droga e ha sottolineato che le azioni intraprese in questo quadro devono conciliarsi con il rispetto dei diritti umani. Frattini ha annunciato l'impegno italiano per il finanziamento di un progetto a favore del recupero sociale dei bambini ex-combattenti e un contributo all'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) per la realizzazione di colture alternative a quella della coca.
Ad Uribe gli e' andata meglio con il presidente della Camera dei deputati Pierferdinando Casini, che al termine dell'incontro aveva detto "sappiamo che l'Europa deve fare di piu' per l'America Latina", mentre si invita a smantellare le coltivazioni di droga, i mercati europei restano chiusi ai prodotti agricoli latino-americani: "occorre un impegno ad avviare una riflessione seria sulla apertura dei mercati".

Insomma niente di nuovo sotto il sole. Si continua la solita politica fallimentare. L'Italia potra' appuntarsi la medaglietta al petto, e potremmo anche mostrare delle foto nelle buone occasioni: questa famiglia di guardaboschi e questo campetto di banane e' pagato con i soldi del contribuente italiano! A cosa serve? Assolutamente a nulla, lo dovrebbe avere dimostrato la storia degli ultimi anni.
 
 
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