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Politiche delle droghe. L'individuo e la legge. Come farsi meno male senza alimentare religioni salvifiche
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Articolo di Vincenzo Donvito
25 novembre 2004 15:53
 
Nel giorno stesso in cui viene pubblicata la "Relazione annuale 2004: evoluzione del fenomeno della droga nell'Unione europea ed in Norvegia", a cura dell'Osservatorio europeo sulle droghe, Emccda (piu' marijuana, ecstasy e cocaina, meno eroina e meno morti), l'Home Secretary del Governo Blair, David Blunkett, rende note le linee della "Serious Organised Crime Agency", l'agenzia che, dopo i primi successi grazie alla riclassificazione della cannabis tra le sostanze non perseguibili, intende continuare su questa strada, continuando a mietere successi li' dove la droga presenta un problema: nella dipendenza da quelle pesanti, nei traffici e negli spacci, e nella delinquenza connessa.
In Italia, nonostante a livelllo europeo la questione della cannabis piu' potente viene identificata come un fenomeno marginale, il Dipartimento per le politiche antidroga, guidato da Nicola Carlesi, in occasione della pubblicazione della Relazione centra la sua attenzione su questo. E si capisce perche': a dibattito parlamentare avviato sulla proposta di legge del Governo, che della cancellazione della differenza tra droghe leggere e pesanti se ne fa pilastro, e' bene tenere viva l'attenzione su questo, si' da meglio giustificare l'impostazione della proposta e marginalizzare i fautori della non-pericolosita' delle droghe leggere. Peccato che in Gran Bretagna stanno dimostrando proprio il contrario, ma non legalizzando la cannabis e derivati, bensi' semplicemente avendo smesso di impegnare energie in cio' che trasformava in pericolosa la cannabis, cioe' la sua illegalita' per consumo personale.
Due approcci diversi, quello italiano e quello britannico. Entrambi pero' non scardinano il sistema di accordi internazionali che vedono i rispettivi Paesi impegnati nella lotta ai grandi traffici internazionali e alle produzioni nei vari Paesi; cosi' come non contravvengono alle politiche europee, ma si pongono solo in modo diverso di fronte allo stesso fenomeno. L'approccio italiano, che sara' piu' esasperato se dovesse essere approvata la proposta del Governo, e' quello del divieto e quindi l'obbligo che ognuno tratti bene se stesso non drogandosi. L'approccio britannico invece consiglia ognuno che' stia bene non drogandosi. Una differenza che fa l'abisso, e che dovrebbe farci riflettere, indipendentemente se si sia pro o contro la legalizzazione, ma sul fatto che i risultati forse si ottengono meglio se al centro della propria politica si mette l'individuo, e solo dopo la legge. Un metodo per non alimentare religioni salvifiche e per farsi meno male: al corpo, alla mente, alla civilta' giuridica, al portafoglio.
 
 
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