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I nuovi narco-Stati
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Articolo di Wálter Fanganiello Maierovitch *
3 aprile 2004 20:03
 
Lo scorso 3 marzo, una rappresentanza dell'International Control Board (INCB), organismo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, e' stata ricevuta entusiasticamente a Palazzo Planalto, sede del Governo brasiliano. Fino a quel momento, l'INCB stava scontando le dure reazioni europee al suo rapporto del 2003 e agli attacchi sferrati dal suo massimo dirigente, Herbert Schaepe, in merito all'esistenza di narco-Stati nel Primo Mondo.
A Palazzo Planalto, e' stato letto il capitolo del rapporto dedicato al Brasile: ovvieta', si incolpa il consumatore della violenza, si sostiene la legge criminalizzatrice approvata dalla Camera dei Deputati. Evidentemente, nessuna colpa o riferimento viene fatta ai 400 miliardi di dollari movimentati nelle banche e nelle istituzioni finanziarie dal narcotraffico internazionale. I rappresentanti dell'INCB si sono riportati a casa la manifesta adesione del nuovo Governo brasiliano alla War on Drugs e al fallimentare modello nordamericano di lotta alla droga.
Il rapporto, oltre al malessere che ha causato nell'Europa Occidentale, ha ricevuto anche la disapprovazione e l'indignazione delle organizzazioni non governative per la difesa dei diritti umani. Questo perche' l'INCB aveva gradito la politica antidroga militarizzata della Thailandia, condotta dal primo ministro Thaksin Shinawatra. Per farsi un'idea, a gennaio e febbraio 2004, sono stati 993 i morti fatti dalla polizia, con l'espediente del coinvolgimento delle droghe illecite. Nel primo semestre del 2003, il numero era gia' spaventoso: 1.197 morti.
Nell'approvare la politica brasiliana del 2003 -quella del Governo precedente di Fernando Henrique Cardoso-, il rappresentante dell'INCB ha sentito cio' che desiderava dal capo Gabinetto alla Sicurezza Istituzionale della Presidenza della Repubblica: "Il Brasile e' fermamente impegnato nella lotta contro le droghe illecite nell'ambito delle convenzioni dell'Onu".
L'INCB si e' distinto, nelle varie relazioni annuali, per avere preteso di inquadrare i Paesi europei che promuovono proprie politiche, di tolleranza e di moderazione in merito al fenomeno delle droghe.
Nel presentare il rapporto del 2003, il direttore Herbert Schaepe ha distillato veleno contro il Canada, l'Australia e i Paesi europei che hanno adottato politiche piu' moderne. Secondo Schaepe, questi Paesi sono complici della criminalita' organizzata.
L'INCB e' nato dalla Convenzione Unica sulle Droghe del 1961. Questa singola convenzione rappresenta la prevalenza della politica di tolleranza zero degli Usa. E anche l'adesione -che si vuole immutabile- degli Stati membri dell'ONU ad una rigida linea proibizionista.
Per verificare il compimento delle convenzioni, venne costituito l'International Narcotics Control Board.
Il trascorrere del tempo e la verifica dell'insuccesso della politica nordamericana sostenuta nelle convenzioni dell'ONU, ha portato i Paesi europei, piu' il Canada e l'Australia, a cercare dei propri percorsi.
Per questo, nel 2001, l'INCB aveva immaginato di poter dare delle sanzioni alla Svizzera, all'Olanda, al Portogallo, alla Spagna, al Belgio, all'Italia, al Lussemburgo, al Canada e all'Australia. Non riusciva ad accettare le politiche di tolleranza con la cannabis: l'uso medicinale, la non incriminazione, il permesso per la vendita e il consumo nei coffee shop, ecc. E neppure i trattamenti per i dipendenti da sostanze chimiche fatti con l'impiego dell'eroina, del metadone e la bupremorfina.
Nel 2002, il rapporto dell'INCB manifestava la sua mancanza di conformismo rispetto ai web sites. Quest'anno, Schaepe si e' scagliato cosi': "Quando i tossicomani possono comprare droghe illecite e portarle in locali dello Stato (narcosalas) per usarle, esiste una complicita' criminale da parte dei governanti e noi non possiamo accettare che questo avvenga, violando le convenzioni internazionali".
L'INCB si e' sempre schierato contro pratiche sociosanitarie di riduzione dei danni. Per esempio, l'utilizzo medico-terapeutico della marijuana. Inoltre non approva i pill testing che vengono fatti per evitare le overdose ed impedire il consumo di droghe sintetiche contaminate. E ancora di piu' critica le narcosalas, quei locali per uso delle sostanze iniettabili, dove vengono rese disponibili siringhe, aghi e la presenza di medici e infermieri per le emergenze.
Diversi Paesi europei, oltre alla Svizzera, hanno adottato la strategia della sala sicura (safe injection): l'Olanda, la Germania e la Spagna. In fase sperimentale, queste funzionano in Austria, in Portogallo e in Lussemburgo. Per cio' che riguarda i pill testing, sono presenti in Francia, Olanda, Spagna e Austria.
In sintesi, l'INCB ha nel Governo Lula un nuovo alleato. Il Brasile e' dalla parte degli USA, degli stati teocratici islamici, della Svezia, della Finlandia e della Norvegia.

* Gia' segretario antidroga del Brasile
 
 
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