testata ADUC
Italia. Ecstasy: sperimentare per dire cio' che si sa e per demonizzare
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Vincenzo Donvito
18 ottobre 2001 17:39
 
Una ricerca dell'Istituto di Biotecnologie Applicate alla Farmacologia del Cnr di Catanzaro ha cercato di dimostrare che gli effetti dell'ecstasy, dopo averla presa in una discoteca con la musica a tutto volume e le luci piroettanti e intermittenti in continuazione, ha effetti che vanno ben oltre il momento stesso, contraddicendo -a detta dei ricercatori- le affermazioni secondo cui l'ecstasy termina il suo effetto poche ore dopo la somministrazione. Per dimostrare questo sono stati presi dei topi, messi in uno scatolone che riproduceva l'ambiente discoteca (immaginiamo solo per rumori e luci ....), somministratagli l'ecstasy (immaginiamo comprata al mercato nero sotto la sede del Cnr), e sottoposti all'ascolto ripetuto della musica (per almeno 4 ore). Sembra che lo stato di eccitazione di questi topi sia rimasto costante per una settimana. Per il dott. Michelangelo Iannone -che ha condotto la ricerca- "e' la prova che le stimolazioni sensoriali vanno ad aggravare l'effetto tossico dell'ecstasy". La prova che gli effetti perdurano a lungo, fa pensare che in coloro che vanno in discoteca almeno una volta la settimana questi effetti possano sommarsi.
A parte la discutibilissima decisione di fare simili esperimenti su dei topi, sottoponendoli a torture inutili che potrebbero essere evitate, visto il livello scientificamente raffinato della ricerca in simulazione virtuale, e visto che questa tortura (tranquillamente equiparabile alla vivisezione) sta sollevando varie perplessita' nella comunita' scientifica rispetto alle sue risultanze umane ...... che cosa ha voluto dimostrare questo esperimento? Che l'ecstasy fa male, soprattutto in discoteca? Provino a far bere una bottiglia di brandy (legale, acquistato in un supermercato) ad un umano e farlo stare per quattro ore in discoteca bombardato di luci intermittenti e musica assordante, quali risultati avranno, e magari facendo ripetere l'esperimento una volta alla settimana? Non abbiamo dati scientifici da contrapporre all'esperimento del dott. Iannone, ma a rigor di logica, non dovrebbe venir fuori un atleta o uno studioso di paleontologia, ma qualcosa di simile -se non peggio- del frequentatore/consumatore ricordato nelle conclusioni dell'esperimento.
Qualcuno potrebbe obiettare che la ricerca e gli esperimenti servono a far chiarezza su cio' che non si conosce. Pensiero ineccepibile, ma che fa a cazzotti sul fatto che e' notorio che l'ecstasy non e' un succo di arancia, e che, tutto sommato, dire che in discoteca fa piu' male che altrove, potrebbe anche voler dire ai suoi consumatori "non fatevi la pasticca in discoteca". Ovviamente stiamo estremizzando per evidenziare la scarsa (se non addirittura assente) utilita' di questi risultati, oltre che del metodo esperito per raggiungerli.
O forse c'e' qualcuno che crede che, domani, leggendo queste informazioni, i consumatori di ecstasy in discoteca si sentiranno piu' motivati per non farne uso? E' bene ricordare, in materia, il comportamento delle autorita' olandese e scozzese, dove con una collaborazione tra polizia, club/discoteche, ricercatori e consumatori, e' lo stesso Governo che offre i risultati di laboratorio riguardo le pasticche in commercio, mettendo in evidenza, con tanto di foto, le pasticche pericolose. Un approccio decisamente diverso, che prende atto della realta' e non lavora per demonizzare quell'eccitazione che questi consumatori cercano.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS