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Brasile. La conquista di Rocinha, la violenza del narcotraffico carioca
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Articolo di Donatella Poretti
13 aprile 2004 18:20
 
"Non e' completamente scartata" la possibilita' dell'invio delle Forze Armate per ristabilire l'ordine, e se venisse richiesto il Governo non esiterebbe a decretare lo stato d'emergenza, cosi' il ministro della Giustizia Marcio Thomaz Bastos nel corso di una conferenza stampa ha illustrato la posizione del Governo di Luiz Inacio Lula da Silva in merito alla drammatica situazione che da venerdi' scorso vede come scenario di una guerra del narcotraffico, due favelas di Rio de Janeiro, 10 morti, duemila poliziotti militari e civili impegnati nelle operazioni di messa in sicurezza e 10 mila alunni senza scuola.
E la governatrice Rosinha Matheus alla fine, dopo quattro giorni di completo silenzio, ha chiesto l'aiuto delle Forze Armate al Governo federale, specificando che si tratta di "una cooperazione, non di un intervento".
Thomaz Bastos aveva preannunciato la liberazione di 9 milioni di real da un pacchetto di 20 milioni (pari a circa 7 milioni di dollari) del Piano Nazionale per la Sicurezza Pubblica, da destinare alla lotta alla criminalita' organizzata di Rio de Janeiro. Il ministro ha anche criticato la proposta di costruzione di un muro per circondare e isolare la favela di Rocinha, definendola una misura inefficace. La lotta contro il narcotraffico nelle colline di Rio non e' semplice, ha infatti sottolineato Thomaz Bastos, perche' coinvolge settori medi della criminalita' organizzata, e ci sono criminali che "vivono in appartamenti di lusso", non nelle favelas, cosi' come e' importante combattere il riciclaggio di denaro.

E' stato lo stesso vicegovernatore di Rio Luiz Mario Conde che aveva fatto la proposta del muro a ritirarla, dopo che gli erano piovute addosso praticamente solo critiche. Le piu' dure erano state quelle del Sindaco di Rio de Janeiro, Cesar Maiache aveva definito il Governo carioca come "in uno stato di autismo", completamente estraneo rispetto agli avvenimenti, e ironicamente aveva descritto la costruzione del muro: "E' una specie di parco tematico della cocaina per i criminali. Mancano solo le roulette elettroniche. Le cinquanta "bocas de fumo" (punti dello spaccio) potrebbero essere delle stazioni in cui sono disponibili, diversi gradi di purezza della cocaina, marijuana di diversa intensita', chissa' potrebbe essere creato anche un servizio di "pronta consegna". Una barzelletta in una situazione come questa". Meno ironia era stata usata dal Governo di Rio de Janeiro che in una nota ufficiale aveva tacciato le dichiarazioni di Maia come "irresponsabili", suggerendo al Sindaco di prestare maggiore attenzione alla gestione del "suolo urbano, per impedire la costruzione di edifici irregolari in aree improprie".
"Se tutti gli amministratori facessero il loro dovere, a tutti i livelli, forse ci troveremmo in una societa' migliore", ha detto la Governatrice di Rio, Matheus. "Le armi che possiedono i banditi infatti non sono fabbricate a Rio. Entrano passando le frontiere, che sono di competenza federale. La responsabilita' di lasciare crescere le favelas, oppure di fermarle, e' del Sindaco. Lancio una sfida: il municipio non lasci piu' crescere le favelas e il Governo federale faccia attenzione alle frontiere, allora il Governo statale disarmera' Rio. Neanche la polizia di Rio starebbe piu' armata".

Sulla proposta di murare la favela era intervenuto anche il deputato Antonio Biscaia (Partito dei Lavoratori, Rio de Janeiro), una proposta "demagogica e discriminatoria contro una comunita' povera, che e' la principale vittima di una politica di sicurezza pubblica seria nello Stato". Nilmario Mirandaz, segretario speciale per i Diritti Umani per il Governo di Lula ha difeso l'urgenza di un emendamento costituzionale che definisca federali i reati gravi e che colpiscono i diritti della persona umana. "Nessuno puo' fuggire di fronte alla criminalita' organizzata, che agisce come il terrorismo. Se si verificano degli incidenti in un confronto tra polizia e banditi, lo Stato deve assumersi la responsabilita'. Cio' che non puo' succedere e' che persone innocenti vengano uccise e poi presentate dalla polizia come banditi". E sull'idea del muro Miranda precisa "non puo' esistere, neppure con l'argomentazione della sicurezza degli abitanti delle favelas", "non si possono fare cordoni sanitari per separare le persone".

La violenza che sta vivendo in questi giorni Rio de Janeiro, purtroppo non e' una novita'. Da anni si inseriscono periodi di tregua, voluti dagli stessi trafficanti in cambio di una minore repressione dei loro affari. Le favelas esistono da piu' di 120 anni, per la difficolta' ad accedere a queste colline erano il luogo in cui inizialmente si rifugiavano disertori dell'esercito ed emarginati di ogni tipo. Con il passare del tempo sono divenute l'unico luogo accessibile per gli immigrati che arrivavano dall'interno del Paese. Oggi nella sola Rio de Janeiro esistono 513 favelas in cui vive il 25% della popolazione carioca. L'assenza dello Stato e' praticamente totale, e il narcotraffico ne ha fatto le veci assumendo alcuni compiti specifici. Nei periodi di maggiore tranquillita' sono infatti i capi del narcotraffico che dirimono le dispute tra vicini, che forniscono i regali per la Giornata del Bambino, o ancora che finanziano la costruzione dei campetti da calcio.

E proprio per la conquista di una favela e' scoppiata questa ultima guerra tra narcos. Luiz Fernando da Costa, noto come Fernandinho Beira Mar, e' ritenuto il maggior narcotrafficante brasiliano. Arrestato due anni fa in Colombia in un accampamento delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, e' ancora detenuto, ma dal carcere continua a gestire i suoi affari e la favela di Rocinha e' tra i suoi affari piu' redditizi. Ma dal 17 gennaio scorso, dal momento della sua evasione, Eduino Eustaquio de Araujo, alias Dudu', 23 anni, sta cercando di riprendere il controllo della favela di Rocinha. Per le sue dimensioni e l'ubicazione strategica per il rifornimento di droghe alla parte meridionale della citta', Rocinha e' contesa dal narcotraffico. Basti pensare che la Segreteria alla Sicurezza di Rio de Janeiro stima che la vendita di cocaina e di marijuana muova 3,5 milioni di dollari al mese, solo in questa favela. Per anni, grazie alla gestione di "Denis de la Rocinha", il traffico era stato gestito come una delle diverse attivita' commerciali senza assalti e senza violenza. Denis poi venne arrestato, e ucciso in carcere, ma anche il suo successore Luciano Barbosa, detto Lulu', aveva proseguito lo stile "imprenditoriale" e la gestione "pacifica" della favela, tanto che alcune agenzie turistiche proponevano il "Favela Tour".
La tregua e la "pace" si sono spezzate al momento in cui dalla favela vicina del Vidigal, Dudu' ha iniziato a raccogliere uomini per sferrare un attacco. A quel punto sono iniziati i combattimenti. Una tregua della pace.
 
 
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