testata ADUC
Afghanistan. Il cerino acceso della lotta alle droghe
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Alessandro Garzi
9 febbraio 2004 20:47
 
Un "ginepraio", potrebbe essere l'esatta definizione di quella che e' la situazione afghana, e riferendosi soltanto alla parte che riguarda il traffico di droga.
Intervenendo alla Conferenza internazionale sulla droga in Afghanistan, il primo ministro Hamid Karzai ha nuovamente chiesto l'aiuto dei Paesi occidentali perche', ha ammesso, il suo Governo "ha fallito nell'affrontare il problema droga". Karzai chiede 300 milioni di dollari per istituire una campagna di informazione per ridurre la produzione di oppio del 70% nel giro di quattro anni e per sconfiggere il riciclaggio.
Dunque, cerchiamo di mettere un po' d'ordine e di riuscire a capire cosa accade nel ginepraio afghano.
Il presidente afghano e' Karzai. E' riconosciuto, va alle conferenze, ma ha un piccolo difetto: il suo potere scende in modo sensibile man mano che ci si allontana da Kabul. Diciamo che quella specie di novella Svizzera che ci era stata presentata dai media all'indomani dell'approvazione della bozza della carta costituzionale e' un immagine dell'Afghanistan abbastanza azzardata, dire che il Governo ufficiale controlli al massimo il 70% del territorio, al contrario, e' piuttosto realistico.
Il rischio, ha ripetuto piu' volte Karzai, e' che il Paese diventi un narco-stato, un po' come la Colombia, controllato cioe' dai narcotrafficanti, e che basa tutta l'economia, appunto, sul commercio illegale.

Torniamo un attimo indietro: l'Afghanistan esce da un quarto di secolo di guerre, praticamente ininterrotte. Ci sono diversi eserciti in lotta, ed i Taliban erano (e sono) uno di questi. I Taliban avevano fatto diminuire notevolmente la coltivazione dell'oppio, con un bando di tipo religioso, nel 2001 e l'allora direttore dell'ufficio antidroga dell'Onu Pino Arlacchi credette che la scomparsa del papavero fosse merito suo. Torniamo un altro po' indietro. Non e' semplice, e' un ginepraio, appunto.
Anni prima, Arlacchi, aveva chiesto ai Taliban di far ridurre le coltivazioni, che nel 1999 avevano raggiunto una cifra record. Nel 2001, il papavero era sparito, ed Arlacchi era contento come lo puo' essere quel primo ministro che si vanta che sotto il suo Governo, ci siano stati un numero inferiore di terremoti. Perche' i Taliban non avevano azzerato la produzione, avevano immagazzinato il tutto. Lo sapevano loro, il perche'. Al momento lo sanno solo loro, siamo ancora in piena new economy, e le Torri Gemelle sono al loro posto, ma nel frattempo, il prezzo dell'eroina, come per magia, sale.
Questa e' la parte semplice del tutto. Gli attori in campo sono i Taliban (o "talebani"), ed il direttore dell'Undcp (che adesso si chiama Unodc). Oltre a qualche guerrigliero che controlla poco piu' del 10% dell'Afghanistan che era per Arlacchi il posto dove si coltivava la maggior parte del papavero. Ancora lui non lo sapeva che un domani, magari, quelli li' diventavano i "buoni" della situazione...
Dopo l'11 settembre, i Taliban vengono cacciati dall'Afghanistan, o meglio, vengono allontanati dal potere a Kabul.
Da chi vengono sostituiti? Dalle altre milizie che controllavano il 10% del territorio, che ormai sono note in tutto il mondo come "Alleanza del Nord".

Fatta questa premessa, torniamo alla situazione di oggi.
Le milizie, sono comandate dai "signori della guerra", sono eserciti privati, e devono essere mantenuti. Finita l'epoca della Guerra Fredda, quando un agente americano o russo con la sua valigetta d'ordinanza riusciva a raggiungere le montagne afghane meglio di un rappresentante della Coca-Cola, c'e' un ottimo sistema per finanziarsi. Il caso Colombia insegna. L'Afghanistan, al momento esporta 2,3 miliardi di dollari in droghe illegali, raffinate o meno. Il Pakistan e' il primo Paese per quello che riguarda l'export ufficiale afghano, per circa 40 milioni di dollari. Domanda: cosa useranno gli eserciti per finanziarsi?
Quindi Karzai chiede aiuto agli eserciti che stanno gia' combattendo in Afghanistan (Usa e Gb) per evitare che questa situazione, da "provvisoria" diventi la situazione afghana stabile, con grossi problemi dal punto di vista della gestione dello Stato. C'e' chi ipotizza che, dopo che gli eserciti alleati si saranno ritirati dal Paese, non ci vorra' troppo ai Taliban per riprendere il controllo di Kabul.

Un altro problema e' la produzione di oppio, oltre che il controllo della stessa da parte dei signori della guerra. Il ginepraio potrebbe essere districato partendo da li', ma, nonostante quello che sembra, non si sta proprio parlando della Svizzera. Un Paese che esce da un quarto di secolo di guerra, di solito non vede i propri cittadini vivere nell'oro.
Cosa puo' fare un contadino in una situazione del genere? Intanto, al primo posto c'e' il fatto che qualcuno paga quest'oppio, e lo paga circa 36 volte in piu' del grano, e poi l'Afghanistan non abbonda di infrastrutture. L'oppio richiede pochissima attenzione. Poca spesa, maggiori guadagni. I contadini non hanno molta scelta, quando ce l'hanno.
Usa e Gran Bretagna, inoltre, hanno anche messo in piedi due iniziative che viste da Londra e Washington potrebbero anche sembrare intelligenti, ma che viste sul campo non si sono rivelate le mosse piu' azzeccate della storia.
Per far diminuire le coltivazioni, al Governo britannico e' venuta l'idea di pagare l'oppio distrutto da parte dei contadini. La voce si e' sparsa, a quanto pare, e si sono moltiplicati gli appezzamenti "kamikaze", coltivati a papavero solo per essere distrutti ed intascare il denaro.
Ma se l'iniziativa britannica si e' rivelata un buco nell'acqua, quella americana e' assolutamente folle. Si ha a che fare con un Paese dove resistono alcuni contadini che coltivano grano, anziche' papavero. Si puo' pensare un'idea piu' cretina di regalargli questo grano, abbassandone il prezzo sul mercato e spingendo ancora piu' contadini verso le colture illegali?
E soprattutto: in una situazione di illegalita' forzata, quanto ci si puo' fidare della polizia e dei vari funzionari del Governo centrale? Si puo' dire con certezza che la corruzione riguardi solo un lieve strato dell'amministrazione afghana? Che non ci siano contatti tra chi produce l'oppio, chi sfrutta l'oppio per i propri scopi e chi dovrebbe impedirlo?

Non e' la prima volta che Karzai chiede con insistenza un impegno maggiore da parte degli "occidentali" sul fronte della lotta alla droga. Probabilmente il problema sta tutto in un equivoco. Americani e soci, non sono li' per la droga. L'azione, soprattutto americana e' contro il terrorismo. Il terrorismo si finanzia con la droga, e' vero, ma non tutta la droga serve per finanziare il terrorismo. Chiaro? Finanzia anche i signori della guerra di cui sopra che e' bene non disturbare.
Allarghiamo un po' il quadro: a novembre negli Usa si vota il presidente e sembra che Bush non sia cosi' tanto sicuro della rielezione come lo era pochi mesi fa.
Da quando il presidente ne ha annunciato la fine, la guerra in Iraq sta andando avanti da quasi un anno. Nessuno, a quanto pare, ha dato all'opinione pubblica una risposta piu' attendibile di "perche' Saddam era cattivo" sulla ragione della guerra stessa. Il Plan Colombia e' uno dei piu' grossi fallimenti della centenaria politica antidroga a stelle e strisce. La guerra in Afghanistan si e' trasformata in una specie di gioco a mosca cieca che non da' i frutti sperati. In questo quadro, mettersi contro pure i signori della guerra ed aggravare la situazione afghana potrebbe voler dire chiedere ai democratici di che colore vogliono la carta da parati alla Casa Bianca.
L'accusa che viene fatta agli Stati Uniti e' infatti quella di aver dato "bassa priorita'" alla lotta alla droga. Infatti, la responsabilita' dell'antidroga in Afghanistan, non e' americana. E' britannica. D'altronde, il 90% dell'eroina che si trova a Londra e' afghana, negli Usa ne arriva solo una piccola parte: e' giusto che i britannici se ne occupino. Gli americani, da parte loro, hanno il loro daffare in Colombia.
Ed il cerino, che Karzai ha messo nelle mani degli americani, passa in mano britannica. Niente e' piu' inglese di una persona impassibile. Questa e' la politica antidroga britannica in Afghanistan. Un gentleman (quello tipico dello stereotipo, assieme all'italiano con il mandolino ed il messicano con il sombrero), impassibile, ma con un cerino che gli sta bruciando in mano. E che cerca di passare a qualcun altro. Le ipotesi in campo sono: chiamare in soccorso gli Stati Uniti, la Nato o l'Onu. Che, per chi vive su questa terra vuol dire, nelle tre ipotesi, gli americani, gli americani oppure gli americani. Ma con compagni di viaggio differenti.
Il ministro della Difesa americano Donald Rumsfield ha promesso, in una conferenza sul tema che si e' tenuta a Monaco, parallelamente a quella di Kabul, che comunque "alcune squadre composte da 80 a 300 uomini" saranno presenti nelle regioni settentrionali dell'Afghanistan a partire da giugno. Ma, ha sottolineato Rumsfield, si trattera' di una missione "completamente separata" da quella che deve combattere il terrorismo (vedi sopra). Si tratterebbe, in questo caso, di un mandato Nato. Ma a conduzione britannica, ed il cerino ritorna a Londra.

Dunque, riepilogando: la Nato e' in Afghanistan per combattere il terrorismo. Il terrorismo si finanzia con il traffico di droga. La Nato, non puo' andare troppo lontano nel combattere il traffico di droga, perche' da un lato, indebolirebbe i gruppi terroristi, ma dall'altro si farebbe dei nuovi "nemici", che diventerebbero da combattere come il terrorismo. Nel mezzo c'e' Karzai, che chiede agli eserciti in questione di liberarlo dal traffico di droga e dal terrorismo, possibilmente in quest'ordine.
Altrimenti, il Paese, cadrebbe in mano a quelli che adesso sono i terroristi, ed ai trafficanti di droga, che potrebbero anche coincidere. Per poi tornare in una situazione dove gli eserciti americani ed inglesi dovrebbero intervenire militarmente per ristabilire la legalita' in un Paese governato dai gruppi di terroristi che si finanziano con il traffico di droga. E che minacciano la sicurezza mondiale.
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS