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Afghanistan. Aiutare costa
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Articolo di Alessandro Garzi
30 marzo 2004 20:10
 
L'Afghanistan e' la nazione piu' povera del mondo. Circa il 70% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno, e la mortalita' infantile e' di 257 su 1000 nati (il 25,7%, per essere piu' chiari).
Questi non sono dati ufficiosi venuti fuori da qualche ong in cerca di offerte, ma dallo stesso Governo afghano di Hamid Karzai.
E' strano che sia proprio l'esecutivo a mettere in luce dati che non fanno esattamente onore al Paese, ma e' proprio questa la linea che intende seguire il primo ministro alla conferenza dei Paesi che contribuiscono agli aiuti umanitari in Afghanistan: se non verranno dati aiuti al Paese, "tutto cio' che e' stato fatto a partire dalla caduta dei Taliban nel 2001, potrebbe essere seriamente messo a repentaglio".
Per Karzai, evitare che i Taliban rientrino a Kabul, ha un costo preciso: 27,6 miliardi di dollari. Fanno circa 23 miliardi di euro, 44 mila miliardi delle vecchie lirette.
Questo e' il prezzo che serve per ricostruire le strade e tutte le infrastrutture distrutte dopo venticinque anni di guerra praticamente ininterrotta, e per rimettere insieme un esercito che controlli il territorio. Con questa cifra, divisa in sette anni, l'Afghanistan, per bocca del suo primo ministro, potrebbe essere al sicuro da nuove minacce interne.
Ma la cifra, non sarebbe poi neanche cosi' enorme, se si considera che divisa per sette anni, fa 3,9 miliardi di dollari l'anno. Per garantire la sicurezza afghana, o meglio, per provarci, gli eserciti americani ed alleati spendono complessivamente in un anno una cifra attorno ai 13 miliardi di dollari.
Il ministro dell'Ambiente Afghano Ahmad Yusuf Nuristani, durante una conferenza in Corea, ha fatto notare come siano squilibrate le "priorita'" tra la missione in Iraq e quella afghana. "Ho visto dati -dice il ministro- che gli aiuti sarebbero divisi cosi': 30 miliardi all'Iraq, 2 all'Afghanistan. Sono spiccioli. Se il mondo spostasse un po' della propria attenzione dall'Iraq al nostro Paese, sarebbe una cosa molto utile per tutti".
Il problema degli aiuti economici e della mancanza di autorita' e di infrastrutture in Afghanistan, e' stato toccato anche dal ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, alla vigilia della conferenza, che si terra' a Berlino. "Per una efficace lotta alla droga -dice Fischer- dovrebbero essere sviluppati strutture di polizia e un esercito nazionale afghani. La gente, deve avere fonti alternative di guadagno e ha ancora bisogno dell'aiuto internazionale per la ricostruzione. Col denaro solo, ha aggiunto, non si puo' imporre la pace, ma si puo' finanziare la ricostruzione".

Uno dei primi obiettivi di Karzai per stabilizzare il Paese, e' di assumere il controllo (che non ha) su tutto il territorio afghano, e di ridurre, almeno, la produzione di oppio, che e' forse la prima ragione che provoca l'instabilita' interna, il proliferare degli eserciti privati dei vari signori della guerra ed il ritorno in forza dei Taliban.
Sotto questo aspetto, oggi la Fao ha chiesto 60 milioni di dollari per iniziare quest'anno un nuovo programma perche' "stimoli la crescita dell'agricoltura afghana, in modo che i contadini non abbiano ragione per coltivare l'oppio", ed una previsione di spesa di 25 milioni ulteriori per investire nelle infrastrutture nelle quattro regioni che producono piu' oppio nel Paese.
"Potra' servire un decennio -dice Serge Verniau, rappresentante della Fao in Afghanistan- per avere delle opportunita' alternative che sostengano l'economia afgana", visto anche che l'85% degli abitanti dipendono economicamente dall'agricoltura.
 
 
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