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 ITALIA - ITALIA - Storie di proibizionismo, comandante Ros dei Carabinieri condannato per traffico di droga
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12 luglio 2010 14:34
 
  Quattordici anni di carcere per il capo del Ros, Giampaolo Ganzer. E' una sentenza pesante quella emessa dai giudici milanesi, dopo otto giorni di camera di consiglio, nei confronti di un ufficiale da trent'anni uomo dell'Arma e delle istituzioni, che ha indagato contro il terrorismo e contro il crimine organizzato. Un alto ufficiale che, sostiene l'accusa, a un certo punto della sua carriera ha sbagliato per "carriera, visibilita', prestigio" e ha forzato cosi' le norme della legge, trasformando la caccia ai narcos in una partita dove tutto era lecito, e dove in nome del risultato si potevano importare, raffinare, vendere chili e chili di droga, destinati a perdersi nel mercato sotterraneo gestito dai clan.
Ganzer, imputato insieme ad altri 17, e' stato pero' assolto, come gli altri del resto, dall'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, uno dei reati piu' gravi previsti dal codice, e per questo i giudici non gli hanno inflitto quei 27 anni chiesti dai pm. Tutti gli imputati condannati, sembra dire il Tribunale, anche se la spiegazione arrivera' in sentenza, si sono mossi illegalmente ma senza una regia unica, si sono fatti prendere la mano ma non all'interno di un sistema.
Tredici, in tutto, sono gli ufficiali ed ex ufficiali del Ros condannati a pene che vanno dai 14 anni a 1 anno e mezzo. La pena piu' grave, pari a 18 anni, e' stata inflitta ad un trafficante, Bouchaaya. Quattro, invece, sono le persone assolte tra le quali un militare, Antonio Gallace e tre trafficanti, Malek Mahoud, Najef Shadi e Otoya Tobon. Sentenza grave anche per Mario Obinu, ex colonnello del Ros, ora ufficiale all'Aise, condannato a 7 anni e 10 mesi e per l'ex ufficiale Gilberto Lovato, condonnato a 13 anni e mezzo. In tutto i giudici hanno inflitto pene per un totale di 116 anni e 3 mesi.
Il Tribunale, infine, ha condannato, tra gli altri Ganzer, Obinu, Fischione, Palmisano all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l'espiazione della pena.
La corruzione o l'uso di metodi discutibili da parte delle forze di polizia e della politica è uno degli aspetti più comuni e devastanti del proibizionismo. Succedeva durante il proibizionismo sull'alcool negli anni 1920 negli Stati Uniti, succede oggi in tutto il mondo sulle droghe.

PIENA FIDUCIA DALL'ARMA E DAL MINISTRO MARONI - Neppure al telefono tradisce emozioni particolari: 'Le sentenze non si possono che rispettare. Aspettiamo le motivazioni', dice all'ANSA il generale. Poi fa sapere che intende rimettere ogni decisione sul suo futuro ai suoi superiori. In un certo senso e' come se avesse rimesso il mandato nelle mani del comandante generale dell'Arma, Leonardo Gallitelli, suo vecchio compagno di Accademia, che in serata lo ha incontrato nella sede del Ros. Al termine del colloquio, dal Comando generale viene ufficializzata la 'piena fiducia' al generale finito sotto processo e condannato. Poche righe di comunicato, per far sapere che Gallitelli, 'nel rispetto della sentenza, e' fiducioso nel favorevole esito dei prossimi gradi di giudizio e conferma la piena affidabilita' del generale Giampaolo Ganzer e del ROS'.
'La grande professionalita' e il rigoroso impegno del generale Ganzer e del Reparto da lui guidato - prosegue la nota - trovano riscontro negli straordinari risultati conseguiti in questi anni, e anche nella giornata odierna, nella lotta al crimine organizzato e all'eversione'.
Qualche ora prima si era fatta sentire la voce del ministro dell'Interno, Ministro Maroni: 'Naturalmente ho pieno rispetto e fiducia nella magistratura - ha detto a Manfredonia, rispondendo alle domande dei giornalisti - ma altrettanta fiducia ho nell'operato dei carabinieri, del Ros e del suo comandante. Sono fermo sostenitore del principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria. Il gen. Ganzer ha la fiducia del Comando generale dei carabinieri e quindi anche la mia'.
Per Ganzer un risultato molto importante. Lui, quello che pensa di questa vicenda, che si trascina da anni e che lo vede imputato di associazione per delinquere, in relazione ad alcuni presunti illeciti in operazioni antidroga degli anni Novanta, Ganzer lo ha ripetuto l'ultima volta una settimana fa, proprio davanti ai giudici di Milano. 'Questo e' il mio metodo di lavoro, un metodo che ho sempre prescritto, fatto di attivita' strumentali, indagini antiriciclaggio e attivita' sottocopertura. E' stato ed e' un metodo corretto, che rivendico'. Un metodo, secondo il comandante del Ros, in linea con la legge e che ha portato a risultati investigativi 'di rilievo assoluto': dall'inizio del processo nel 2005 ad oggi, 56 latitanti arrestati e sequestri di droga e di beni per quasi 2 miliardi e mezzo di euro. Insomma, nonostante l'inchiesta in cui era coinvolto, Ganzer ha sempre continuato a guidare il Ros nel modo di sempre, convinto di non aver mai 'ingannato' ne' i suoi 'superiori' e tantomeno i suoi 'dipendenti', la cui 'motivazione nel lavoro non e' mai venuta meno'.
Certo, la vicenda processuale 'ha danneggiato la mia carriera, impedendomi di raggiungere i vertici dell'Arma', ha ammesso Ganzer, che a 61 anni si e' 'fermato' al grado di generale di brigata, dopo essersi occupato di molte delle piu' importanti, delicate e controverse inchieste italiane sul versante del terrorismo e della criminalita' organizzata. 'Ma non me ne sono mai rammaricato - ha precisato l'ufficiale - perche' sono stato gratificato dal prestare servizio per 35 anni nei reparti operativi dei Carabinieri, privilegio che mai nessun ufficiale ha avuto. E se questo puo' essere un motivo di successo, mi ripaga delle difficolta' e delle amarezze'.

"La verita' e' che certe cose, come inserirsi in un traffico di droga, si sono sempre fatte; servono per sgominare le organizzazioni criminali e le abbiamo ovviamente fatte anche noi, quando ero in Polizia. Ma tenendo ben presente una precondizione assoluta: operare sempre sotto il controllo e la direzione dell'autorita' giudiziaria". Lo ha affermato Achille Serra, una vita in Polizia fino a diventare capo del Servizio Centrale Operativo, ex prefetto di Palermo, Firenze e Roma, ora senatore del Pd, in un'intervista a 'Qn' in merito alla condanna del capo del Ros.
"Sono rimasto veramente choccato, perche' quando io dirigevo lo Sco, che era la perla della Polizia, dall'altra parte c'era il Ros, che era ed e' la perla dei Carabinieri. Professionisti preparatissimi - ha sottolineato Serra - Che una vicenda del genere veda protagonista un uomo come Ganzer mi lascia meravigliato. auguro a lui e i suoi colleghi di poter provare la propria estraneita'".
"Bisogna capire che in certi campi non c'e' spazio per interpretazioni personali o estensive, che certe cose si possoo e a volte si debbono fare, ma a certe condizioni. Nel nostro ordinamento esiste gia' la figura dell'agente provocatore - ha continuato Serra - a patto che orima si vada dal pm che si occupa di una certa materia, si illustri quel che si vuole fare e si abbia l'avallo esplicito all'operazione. Se il pm ti dice che 'non e' cosa', e' bene che tu ti fermi, se invece da' il disco verde, allora e solo allora tu operi per conto della giustizia come agente provocatore. Fare una cosa di questo genere, inserirsi in un traffico di droga, e farlo autonomamente, e' quantomeno ingenuo. Se lo fai, va quasi automaticamente incontro a problemi di natura giudiziaria....".

 'Credo che non ci sia stata finora una piena cognizione da parte dell'opinione pubblica e della classe dirigente del nostro paese - ammesso che ancora ci sia una classe dirigente - delle conseguenze e del significato della sentenza di condanna nei confronti del generale Ganzer', il comandante del Ros dei Carbinieri, al quale sono stati inflitti in primo grado 14 anni di reclusione per traffico di stupefacenti. Lo afferma Sandro Bondi, coordinatore del Pdl che aggiunge: 'Non conosco personalmente questo alto ufficiale dei carabinieri, ma ho la percezione che questa vicenda segni la disfatta dell'integrita' dello Stato nelle sue funzioni ultime di tutela dei cittadini e di salvaguardia della sicurezza nazionale'.

'Voglio esprimere la mia totale fiducia e solidarietà al Generale Ganzer e a tutti i suoi uomini. Oggi a Medellin, Bogotà e in alcuni palazzi del Libano si festeggia e si brinda con champagne. I narcotrafficanti sanno perfettamente che alcuni magistrati italiani con la loro sentenza limiteranno in futuro l'azione degli infiltrati e degli agenti provocatori che quindi saranno facilmente identificabili'. Lo afferma in una nota Filippo Ascierto, membro Pdl della Commissione Difesa della Camera.
'Alla luce dei fatti - prosegue - mi aspetto sin da ora che ci sia qualche magistrato che abbia il coraggio di sostituirsi a questi Servitori dello Stato poich‚ sono proprio curioso di vederne gli effetti e soprattutto il tempo della durata della loro missione. Vorrei inoltre sapere se i magistrati si rendono conto della necessità di lottare contro il narcotraffico in ogni modo e con ogni strumento. Ritengo che i limiti imposti nell'azione investigativa oltremodo riservata e delicata favorirebbero il maggiore diffondersi della droga e di tante tragedie umane'.
'Negli Stati Uniti, ad esempio, i servitori dello Stato che agiscono nell'interesse del proprio Paese vengono difesi e tutelati. In Italia invece abbiamo fatto conoscere nomi e cognomi di carabinieri che hanno combattuto il narcotraffico', conclude.

"La condanna in primo grado del comandante dei Ros aggrava, se possibile, una realta' di cui occorrera' primo o poi prendere atto: i principali posti di comando delle forze di sicurezza italiane sono diretti da persone condannate per gravi reati e interdette dai pubblici uffici". Lo afferma, in una nota, Mario Staderini, segretario dei Radicali Italiani.
"Mesi fa, infatti -aggiunge- sono stati condannati in secondo grado oltre al direttore del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza, Gianni De Gennaro, il capo dell'Antiterrorismo, il responsabile dell'Aisi e il responsabile dello Sco. Non esistono precedenti analoghi nelle democrazie moderne".
Per Staderini, "al di la' degli attestati di stima per professionalita' oggettivamente di livello e del sacrosanto principio di non colpevolezza, in tutti questi casi non e' pensabile aspettare le sentenze della Cassazione come se nulla fosse successo. Sarebbe folle lasciare che anche solo una parte degli italiani possa nutrire dubbi sulla serenita' di chi svolge i massimi incarichi per la sicurezza del Paese. Che il governo e l'opposizione siano uniti nel nascondere il problema -conclude- e' fatto alquanto anomalo di cui sarebbe bene almeno discutere".

 
 
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