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 ITALIA - ITALIA - Il mercato e l'organizzazione della droga clandestina a Napoli
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Notizia 
7 febbraio 2016 17:51
 
Secondo i calcoli della squadra narcotici ogni piazza frutta 430 mila euro al mese a cui, però, bisogna detrarre le spese, cioè gli stipendi per le famiglie dei carcerati, l'acquisto delle armi, il mensile dei killer, dei pali e delle vedette. E poi i costi degli affitti, dell'acqua, della luce, del gas, del meccanico e pure del fabbro chiamato a rimettere in piedi le fortificazioni ogni volta che le forze dell'ordine organizzano un blitz. I ricavi sono stati rintracciati nei covi: pacchi di denaro ordinatamente incellofanati e con la scritta della provenienza. I problemi da risolvere, per chi vuole spacciare, è chiaro, sono tanti. Il primo, ovviamente, è quello di procurarsi la droga. A Napoli il flusso dei veleni è costantemente assicurato da Raffaele Imperiale e da Raffaele Amato che contattano direttamente i narcotrafficanti importando ogni anno duemila chilogrammi di cocaina.
Intorno a loro ruotano organizzazioni parallele: ci sono succursali della Droga Spa in Spagna e in Olanda che si occupano di ricevere la roba e di smistarla, c'è l'azienda che si occupa dei trasporti, c'è quella che riesce a far girare i soldi assicurando i pagamenti delle sostanze in mezzo mondo e c'è quella incaricata del riciclaggio (con l'ordinanza della settimana scorsa è stato individuato un commercialista genovese). Per tallonarli e farli finire in manette la Narcotici e la Guardia di Finanza hanno collaborato con la Dea e con le polizie di Francia, Spagna, Olanda e Inghilterra.Ma alla fine della giostra, quando cocaina, eroina, kobret e chi più ne ha più ne metta, arrivano in Italia, bisogna nasconderle per poterle poi lavorare e mettere in vendita. E qua la fantasia di trafficanti e spacciatori galoppa. Sono state sequestrate bombole del gas trasformate in ricettacolo di cocaina, camion con la copertura trasformata in cassetto per la droga, pareti semoventi azionate con i telecomandi, piatti della doccia che si sollevavano lasciando spazio per occultare i panetti. Sono stati trovati bunker a due o tre metri sotto terra. Di tutto un po'. La cocaina prima di essere messa in vendita, va lavorata e per farlo si usano frullatori e strumenti da cucina, poi va divisa in dosi. Gli spacciatori usano i cosiddetti «cilindretti» che si sistemano in contenitori simili a quelli dei medicinali. Sono questi che vengono ceduti al dettaglio per tredici euro a dose decuplicando l'investimento iniziale. Perché alla fin fine, quello che i camorristi made in Naples hanno inventato è questo: la droga economica, la droga per tutti. La cocaina che era, tanto per fare un paragone automobilistico, la Mercedes dei drogati è diventata una Cinquecento alla portata di tutti. Il mercato si è allargato e la dose è alla portata anche del commerciante, del precario, della casalinga. Roba per tutti e a prezzo da discount. E le vittime, pure quelle innocenti, sono solo un incidente di percorso. 
(dal quotidiano Il Mattino)
 
 
 
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