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Usa. Cannabis, forze dell'ordine e magistratura dicono basta a due miti proibizionisti
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Articolo di Pietro Yates Moretti
21 gennaio 2010 14:28
 
Due argomentazioni a favore della proibizione del consumo di cannabis, anche per fini terapeutici, sono falsi miti. E fin qui niente di nuovo. Ma quando a dirlo, e soprattutto ad agire di conseguenza, sono le forze dell'ordine e la magistratura -solitamente schierati a difesa dell'attuale politica repressiva- si capisce che negli Usa qualcosa sta davvero cambiando.

LOS ANGELES
- I distributori autorizzati di cannabis terapeutica incrementano il tasso di criminalità nei vicinati in cui sono ubicati? Sì, secondo chi si oppone ad ogni forma di regolamentazione della sostanza. Ma è una percezione errata, forse determinata da convinzioni ideologiche. Così il capo della Polizia di Los Angeles, Charlie Beck.
"Le banche hanno molte più chance di essere oggetto di rapine rispetto ai distributori di cannabis", ha spiegato Beck durante un incontro con i giornalisti del Los Angeles Daily News.
Secondo i proibizionisti, le 'pot clinics' attraggono una lunga serie di attività criminali nelle loro vicinanze. Ma un rapporto commissionato dalla polizia di Los Angeles, che ha preso in esame varie tipologie di crimine in tutta la città californiana nel 2009, questo è semplicemente falso.
"Ho cercato di verificare tutto questo perché (queste affermazioni) sono sulla bocca di molti", ha detto Beck. "Ma sono risultate tesi infondate".
Beck aveva commissionato il rapporto, che offre un paragone fra banche e dispensari di cannabis terapeutica a seguito delle proteste di politici e comitati cittadini, che chiedevano maggiori restrizioni su queste strutture per evitare che accrescessero il crimine. E, con sua sorpresa, è risultato che le banche attirano quattro volte il tasso di crimine di qualsiasi dispensario. Nessuno si sognerebbe di impedire ad una banca di operare in un quartiere perché attira i criminali. Ma evidentemente, quando si parla di cannabis, le cose cambiano. Se poi si pensa che il rapporto non prende in considerazione i reati commessi in prossimità di bancomat, si capisce che i dispensari di cannabis hanno probabilità risibili rispetto alle banche di essere oggetto di attività criminali.

SEATTLE - A Seattle si infrange un altro mito proibizionista: la proibizione del consumo di cannabis non serve a contrastare il consumo e a proteggere la salute. Proprio per questo, il nuovo capo procuratore di Seattle, Peter Holmes, non perseguirà più chi viene colto in possesso di modiche quantità di cannabis, secondo quanto riporta il Seattle Times.
"La città di Seattle non perseguirà più il possesso di marijuana", ha detto Holmes, che ha già iniziato a archiviare molti dei procedimenti avviati dal predecessore, Tom Carr. Holmes ha sconfitto Carr nelle elezioni del novembre 2009.
Nel 2003, gli elettori di Seattle avevano approvato tramite referendum la 'Initiative 75' con cui si ordinava "al dipartimento di polizia di Seattle e alla procura di dare la più bassa delle priorità alle indagini, arresti e procedimenti penali per i reati legati alla cannabis, quando tale sostanza è destinata all'uso personale di adulti".
Nel 2008, una indagine istituzionale sui possibili effetti negativi della 'Initiative 75' aveva stabilito che "non vi sono state alcune conseguenze avverse dovute all'attuazione dell' I-75, tra cui specificamente:
1. non vi è stato alcun aumento del consumo di cannabis fra i giovani e i giovani adulti;
2. non vi è stato alcun aumento del crimine;
3. non vi sono stati effetti negativi sulla salute pubblica".
 
 
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